Internazionale

«In Brasile, un golpe di classe»

«In Brasile, un golpe di classe»Il senatore brasiliano Lindbergh Farias

Intervista Il senatore Lindbergh Farias, del Pt di Rio de Janeiro

Pubblicato circa 8 anni faEdizione del 27 agosto 2016

Con il Senatore Lindbergh Farias, del Partito dei lavoratori (Pt) di Rio de Janeiro, referente per i movimenti sociali, abbiamo discusso della procedura d’impeachment contro la presidente, giunta alle sue battute finali, e della crisi profonda che attraversa il paese.

Da senatore, come ha vissuto il processo d’impeachment a Dilma Rousseff?

La battaglia contro “il golpe dell’impeachment” è stata una delle più importanti esperienze politiche della mia vita. Abbiamo costituito un gruppo agguerrito di senatori del Pt e dei partiti alleati, ma la lotta è impari. Il presidente ad interim si è impadronito del potere e utilizza tutti gli strumenti di persuasione formali e informali di cui dispone lo Stato per usurpare in modo definitivo il mandato della presidente Dilma. La conclusione di tutto questo processo sarà tratta entro il 31 agosto, quando il senato, in plenaria, giudicherà la presidente Dilma per «crimine di responsabilità». Bisogna dirlo con chiarezza: si tratta di una farsa. Ho partecipato all’impeachment di Fernando Collor nel 1992, come presidente della Une (Unione Nazionale degli Studenti). Posso testimoniare che la proposta si è sviluppata solo dopo che furono raccolte, da una Commissione di Inchiesta Mista del Congresso, prove relative a conti fantasma  e trasferimenti di soldi per coprire spese personali. Invece, il processo di impeachment in corso si configura come un golpe proprio per questo: non sono venute fuori prove relative al fatto che Dilma abbia commesso un crimine di responsabilià. Le cosiddette «pedalate fiscali» e i «decreti supplementari» sono meri pretesti, già screditati dalla nostra difesa. La cosa è così scandalosa che la prima parte del golpe, quella realizzata in aprile, è stata diretta dal ben noto Eduardo Cunha, presidente della Camera, che ha accolto, per vendetta personale, una assurda denuncia di crimine di responsabilità. Perfino Miguel Reale Júnior, uno degli autori della denuncia, ha definito il suo accoglimento «esplicito ricatto». A causa di questa buffonata, l’immagine del Brasile all’estero è scesa così in basso come non era mai successo dai tempi della dittatura. Gli organi più autorevoli della stampa internazionale hanno affermato all’unisono: un golpe parlamentare si sta realizzando in Brasile e la prima tappa è stata consumata domenica 17 aprile. Perché il golpe vada in porto, tuttavia, deve ottenere la complicità del Senato, e probabilmente la otterrà nei prossimi giorni. Ma noi cercheremo di resistere.

Quanto contano le forze legate alla dittatura militare?

La dittatura militare brasiliana è finita con un accordo politico egemonizzato dai liberali nel 1984, molto tempo fa. E’ bene che si dica che non ci fu una rottura, ma una transizione. La differenza, rispetto ad altri paesi dell’America latina, è che noi brasiliani siamo usciti dalla dittatura, ma il paese non ha fatto i conti con quanti uccisero e torturarono militanti politici. Si è preferito passare la spugna e amnistiare anche i torturatori. Questo tipo peculiare di transizione dalla dittatura ha fatto sì che il Brasile non andasse a fondo nel necessario lavoro di ricostruzione dei nostri problemi politici . Questo è uno dei principali motivi dei fantasmi del passato di destra che tornano, al punto che nella “famosa” sessione di voto sulla possibilità di impeachment, un leader della destra brasiliana, il deputato Jair Bolsonaro, ha avuto il coraggio di rendere omaggio a un torturatore, il Colonnello Brilhante Ustra, responsabile diretto delle torture alla presidente Dilma durante la dittatura. Anche se non abbiamo fatto i conti con la nostra memoria, è bene che si dica che, durante più di venti anni, la destra, per così dire, “è restata nell’armadio”, vergognandosi dei crimini della dittatura. Di recente, però, ha perso la vergogna e porta avanti, in Brasile, una lotta aperta contro le forze democratiche, popolari e di sinistra. Si tratta, come in altre parti del mondo, di una destra truculenta che ricorre ad atti di violenza. Rispetto a questo, come in altre parti del mondo, anche in Brasile assistiamo a uno spostamento della lotta politica nella società verso posizioni estreme.

Quali scenari si aprono dopo il voto finale?

Nel caso in cui il golpe dell’impeachment vinca e il governo usurpatore di Temer consolidi il proprio potere, la nostra tattica sarà quella di combattere senza sosta il programma neoliberista radicale che i golpisti vogliono realizzare. In realtà, questa resistenza è già cominciata. Un programma di neoliberismo selvaggio come quello di Temer non riuscirebbe a vincere un’elezione diretta del presidente della Repubblica in Brasile, per questo hanno ricorso a questa soluzione traumatica di un colpo di Stato. In Brasile, i fantasmi di un passato, che sembrava morto, sono riapparsi. Ha cominciato a pesare contro i governi di Lula e Dilma un veto simile – anche se il Brasile e il mondo sono diversi – a quello che pesò sui governi di Vargas e Jango. Non sopportano i diritti dei lavoratori, un’economia nazionale indipendente e una politica estera sovrana. Vargas ha creato la Petrobras dopo una grande campagna civile, irritando la nefasta combinazione degli interessi geopolitici degli Usa e delle multinazionali petrolifere. Di nuovo, come dimostrano abbondantemente i comunicati diffusi da WikiLeaks riguardo allo spionaggio nei confronti della Petrobras e perfino dei cellulari della Presidenza della Repubblica, interessi geopolitici inconfessabili si intrecciano nella decisione del processo di impeachment. Non ci sono stati molti commenti, ma uno dei comunicati diffusi da WikiLeaks ha colto in flagrante il presidente ad interim. Vogliono farla finita con l’eredità dell’ «Era Vargas» (leggi relative ai diritti dei lavoratori, ndr), della «Costituzione Cittadina» (come Ulysses Guimarães chiamava la Costituzione brasiliana del 1988, ndr) e con le politiche sociali di Lula e Dilma. Per realizzare questo programma del grande capitale, Dilma rappresenta un ostacolo, deve quindi essere allontanata dal Planalto perchè il potere possa essere assunto da un governo golpista non eletto. Per riassumere, con un unico esempio, l’offensiva borghese contro i diritti dei lavoratori, questa viene bene espressa, senza imbarazzo, nella dichiarazione di Benjamin Steinbruch, capo della Compagnia Siderurgica Nazionale (Csn) e vice-presidente della Fiesp (Confindustria brasiliana): per lui, il lavoratore brasiliano ha il «privilegio» di «avere un’ora per il pranzo». Questo è lo scenario e l’intrigo della crisi permanente in cui si è trasformato il secondo mandato della presidenta Dilma, fino ad arrivare al voto dell’ impeachment al Senato. Nel Brasile del XXI secolo, a volte un po’ a tentoni e più in maniera empirica che in base a una costruzione teorica, i nostri governi del Pt, i governi di Lula e Dilma, hanno promosso l’ascesa sociale di decine di milioni di poveri e hanno stimolato lo sviluppo nazionale. Sul piano delle relazioni internazionali, dopo gli anni di asservimento dei tucani (quelli del partito di Cardoso, ndr) agli interessi Usa, hanno messo in atto una politica estera indipendente. Per questo vogliono che Dilma la paghi molto cara. In realtà, si parla molto di Temer, Cunha e di altri protagonisti politici del golpe. Ma esiste anche un soggetto nascosto di questo movimento: cioè le nostre elite dominanti, in particolare la borghesia brasiliana, coadiuvata da strati della nostra classe medio-alta. Rispetto a questo, il golpe di oggi, come i golpe del passato, è un golpe di classe.

Lei è considerato un referente per i movimenti sociali. Come intendete muovervi per contrastare i piani neoliberisti di Temer e le leggi rigoriste che ha annunciato?

La nostra attività è stata e sarà intensa. Nell’ambito del nostro mandato di senatori, abbiamo molti legami con i movimenti sociali, come il Movimento Sem Terra, il Fronte Brasile Popolare e il Fronte Popolo Senza Paura che sono stati fondamentali nella lotta contro il golpe. Dalle manifestazioni del giugno 2013, gli ultimi anni sono stati anni di intensa mobilitazione in Brasile. Le lotte contro l’impeachment sono molto cresciute, particolarmente importante è stata la mobilitazione del 16 aprile in tutto il paese. Tuttavia, il movimento sociale non è ancora riuscito a raccogliere forze sufficienti a sconfiggere i golpisti.

Il governo Temer spinge per spostare il Mersosur verso gli Usa e l’Europa e per cacciare il Venezuela. Qual è la sua opinione?

Rispetto al caso assurdo per cui il nuovo governo golpista non vuole affidare la presidenza pro tempore del Mercosur al Venezuela, il nostro gruppo di senatori ha subito manifestato il proprio dissenso. Il governo Temer – e non poteva essere altrimenti – si è rivelato disastroso anche nelle relazioni internazionali. In realtà, vogliono distruggere il Mercosur e qualsiasi tipo di politica estera indipendente. L’obiettivo chiaro è di fare del Brasile una specie di “cortile” degli Usa.Al contrario, bisogna dire che la relazione commerciale con il Venezuela è molto positiva per il Brasile. Tra 2003 e 2012, le nostre esportazioni verso questo paese sono cresciute da 608 milioni di dollari a 5 miliardi. In questo periodo, il Venezuela ci ha permesso di ottenere un surplus commerciale accumulato di 29 miliardi di dollari. Abbiamo esportato in Venezuela dagli alimenti a prodotti manifatturieri sofisticati. Il Venezuela è vitale anche per lo sviluppo della nostra frontiera amazzonica a nord e svolge un ruolo fondamentale per la fornitura di energia elettrica ai nostri stati della Regione Nord.

(Ha collaborato Serena Romagnoli)

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