Visioni

In-Box, immaginari sentimentali per palcoscenici emergenti

In-Box, immaginari sentimentali per palcoscenici emergentiUna scena da "Tecnicismi e baldoria"

A teatro Dal prossimo anno la rassegna toscana diventerà biennale e si alternerà con una manifestazione dedicata all'infanzia

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 1 giugno 2024

In-Box, lanciato nel 2009 da Straligut a favore di un teatro emergente, dal prossimo anno diventa biennale (in alternanza con In-Box Verde dedicato all’infanzia). Un anno «sabbatico» può essere utile. Resta la peculiarità del progetto. Quella di connettere istituzioni, cooperative, circuiti, che intercettano e sponsorizzano «prodotti» ritenuti degni di entrare nelle rispettive programmazioni. L’operazione è complessa, naturalmente «imperfetta», il video solo metro di giudizio. Se poi a partecipare sono in 400 fra singoli e gruppi, si può capire il rischio di «sviste» cui la scelta degli otto finalisti può incappare.

PER TUTTI non targhe ma repliche (al vincitore ne vanno ben 23) da spendere nella prossima stagione. Un modo concreto di puntellare il sistema «nuove generazioni». Col sostegno di Fondazione Toscana Spettacolo, l’edizione In-Box 2024, andata in scena a Siena, ai Rozzi e ai Rinnovati, conferma le linee delle puntate precedenti, sospese fra un personalismo monologante, fiero e motivato, sostenuto da escamotage narrativi in cerca di complicità con lo spettatore, e un intimismo dissacratorio, energico e combattivo, cha sa ironizzare sul proprio status di «maschera». Sale prima sul podio Luisa Borini col suo Molto dolore per nulla, esuberante impasto di derive sentimentali abbordate col piglio del divertissement ironico e compiaciuto. Secondo è Dino Lopardo con Affogo, altra «piattaforma» di crescita e affermazione di sé vissuta dal protagonista con perentoria immersione nella consapevolezza di un inestinguibile disagio esistenziale. Terzo Barnard Loop della compagnia DispensaBarzotti, paure e ossessioni di un domani sempre più nebuloso, nel convincente taglio drammaturgico impresso da Alessandra Ventrella e Rocco Manfredi, tanto inquieto quanto giudiziosamente surreale.

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