Economia

Imu, le imprese battono cassa

Imu, le imprese battono cassaGiornata della collera degli edili

Governo Saccomanni alla prova di Bruxelles. Decreto rinviato a venerdì. Si cercano risorse per esentare i fabbricati. E per la Cig.

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 14 maggio 2013

Dopo la tempesta e la tensione della due giorni di Sarteano, che ha visto litigare – soprattutto sul nodo della giustizia – il Pd e il Pdl, le divisioni sull’Imu sembrano quasi «acqua fresca». Eppure ancora un vero e proprio accordo nella maggioranza non c’è, e soprattutto si cercano le risorse per venire incontro alla richiesta delle imprese, che vorrebbero essere esonerate sui fabbricati così come avverrà per la prima casa (per ora, lo ricordiamo, si tratta solo della sospensione della rata di giugno, in attesa di una riforma più generale entro settembre). Ieri il premier Enrico Letta, alla conferenza stampa finale dall’abbazia senese, ha infatti annunciato che il decreto su Imu e Cig (i due nodi economici principali) arriverà con il consiglio dei ministri di venerdì.

Ieri il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha lanciato un messaggio netto: l’ipotesi di togliere l’Imu dai beni strumentali delle aziende è «molto positiva», ha detto. E subito dopo ha aggiunto: «È logico e lapalissiano affermare che se vogliamo far ripartire il Paese, bisogna far ripartire le imprese tenendone conto anche in termini di Imu».

Questo obiettivo, a parere del leader degli industriali, non confligge con l’abbattimento delle tasse sul lavoro, ugualmente necessario: sul costo del lavoro – ha spiegato – «bisogna intervenire assolutamente, però anche l’Imu è importante per far ripartire il Paese attraverso una rimodulazione o un contenimento del suo impatto». L’imposta sugli immobili, ha aggiunto, «impatta in maniera molto diretta sul settore delle costruzioni che è quello più penalizzato in questo momento». In ogni caso – è la conclusione di Squinzi – «una tassa sulla proprietà c’è in tutto il mondo, non dimentichiamo però che sicuramente in Italia bisognerebbe rimodularla in modo più equilibrato, magari anche tenendo conto delle fasce di reddito».

Analoga richiesta viene anche dai commercianti: «La prima emergenza che abbiamo di fronte è di raffreddare un’estate che si presenta rovente perché Imu, Tares e aumento Iva comportano per imprese e famiglie un collasso che non sono in grado di sostenere – dice il presidente di Confcommercio e Rete Imprese Italia, Carlo Sangalli – Chiediamo nell’immediato la sospensione dell’Imu anche per gli immobili strumentali e naturalmente per alberghi e negozi. E che venga cestinato in maniera definitiva l’aumento dell’Iva perché sarebbe il colpo di grazia ai consumi e alla domanda interna». Infine, sulla Tares, i commercianti chiedono che «venga spostata all’anno venturo, perché questa tassa comporta addirittura il raddoppio del pagamento per le nostre imprese».

L’Imu non è «la questione fondamentale, perché ci sono altre emergenze più importanti, che riguardano il lavoro – ammonisce la segretaria Cgil Susanna Camusso – Il dibattito è diventato surreale. Se si dice che abbiamo bisogno del taglio dell’Imu per le persone più in difficoltà, dovrà essere realmente progressivo: bisogna agire sulla prima casa e per un certo valore. Qui invece il ragionamento viene fatto come se tutto fosse uguale, come se fosse la stessa cosa avere tante ville o un appartamento di 30 metri quadri».

Insomma, non sono bastati i rimborsi dei crediti della Pa alle imprese (40 miliardi nei prossimi due anni, ma in effetti non è che si siano ancora visti, materialmente): industriali e commercianti reclamano ulteriori risorse. E il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sta sicuramente arrovellandosi per trovare i miliardi necessari, mentre ieri è volato a Bruxelles, alla Ue, per garantire sulla tenuta dei conti dell’Italia. D’altronde il rinvio dell’Imu per il momento non crea buchi di bilancio, appunto perché è per ora soltanto un rinvio: diverso sarà se si vorrà ridurre strutturalmente questa tassa, a settembre o comunque entro fine anno.

L’Italia è sotto la lente dell’Eurogruppo: Saccomanni a Bruxelles è andato per ripetere che non sforeremo il 3% del deficit e che dobbiamo rilanciare la crescita, ma per ora non ci saranno richieste di flessibilità rispetto al Patto di stabilità. Si rimandano a dopo il 29 maggio, quando l’Italia – una volta rimossa la procedura di infrazione per il deficit, come ormai pare scontato, da parte della Commissione Ue – tornerà tra i paesi «virtuosi», e potrà quindi investire, grazie a co-finanziamenti della Ue e a una interpretazione più «morbida» dei vincoli dello stesso Patto.

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