Politica

Immunità senza rete

Immunità senza rete/var/www/ilmanifesto/data/wordpress/wp content/uploads/2014/06/23/24desk1 senato02 3

Riforme Il governo si defila e il Pd si irrigidisce: nessun emendamento dei relatori per correggere il pasticcio. Dopo lo scontro tra Boschi e Finocchiaro, alla fine deciderà l’aula. Dove tutto diventa possibile

Pubblicato più di 10 anni faEdizione del 25 giugno 2014

Nessun emendamento dei relatori per salvare la situazione sul fronte dell’immunità. Salvo improbabili ripensamenti, la “correzione” che doveva affidare la decisione sulla sorte dei parlamentari inquisiti alla Corte costituzionale non verrà presentata, o lo sarà con la firma di Roberto Calderoli in veste di semplice senatore. L’improvviso ostacolo è conseguenza diretta del classico gioco del cerino nel quale si sono incautamente inoltrate la ministra Maria Elena Boschi e la presidente della commissione Anna Finocchiaro, ma la prima con responsabilità assai maggiori.

Dopo aver affermato che dell’emendamento a favore dell’immunità per i senatori il governo non ne sapeva niente ed essere stata smentita con parole molto dure da Finocchiaro, la ministra Boschi ha deciso ieri, su preciso mandato del premier Matteo Renzi, che da questa melmosa faccenda il governo sarebbe rimasto fuori. Non solo non avrebbe presentato alcun emendamento contro l’immunità, come era chiaro già da lunedì, ma non si sarebbe nemmeno speso con una presa di posizione pubblica. In soldoni: il governo fa la meritoria riforma-lampo e la responsabilità degli eventuali guasti se la accollano i senatori.

L’orientamento che si è fatto strada ieri nel gruppo del Pd è quello di replicare sullo stesso tono, lasciando il testo così com’è, dunque con la conferma piena dell’immunità dei senatori. E che a decidere sia l’aula. Il conflitto tra la presidente e la ministra è la principale motivazione di questa scelta, non l’unica. La presentazione dell’emendamento sull’affidamento delle autorizzazioni alla Consulta avrebbe infatti creato frizioni fortissime con Montecitorio, essendo i deputati poco disposti ad affidare la loro sorte alla Corte costituzionale perché la pasticciata riforma dell’altra Camera si è infilata in un vicolo cieco.

Senza più il riparo dell’emendamento dei relatori, tutto in aula diventa possibile. Anche che venga approvata la proposta di Chiti e dei senatori “ribelli” del Pd. «Abbiamo fatto un incontro con alcuni dei senatori con i quali stiamo conducendo una battaglia per la riforma costituzionale – spiega lo stesso Vannino Chiti – e abbiamo deciso di ripresentare i nostri emendamenti fondamentali, tra i quali inserire l’abolizione del secondo e terzo comma dell’art. 68». Dunque i reprobi insistono, come avevano già annunciato, nel sostenere le modifiche al testo base e tentano l’affondo sul punto ora più critico, quello dell’immunità.

Per il governo la bocciatura del testo base su un punto così nevralgico sarebbe un colpo molto duro. Ovvio dunque che siano già iniziate le pressioni per garantirsi il pieno appoggio della maggioranza e possibilmente anche quello di Forza Italia. Ma il capogruppo azzurro Paolo Romani si allinea senza esitazioni al già citato gioco del cerino in tanto voga a palazzo Madama. «Decidano il governo e i relatori. Noi non poniamo problemi», si smarca infatti al termine del lungo incontro con la ministra Boschi.

Il vertice tra i plenipotenziari, preparatorio di quello finale e non ancora fissato tra Renzi e Berlusconi, non ha chiarito tutti i punti ancora in discussione, in particolare quello relativo alle funzioni del nuovo Senato nell’elezione del capo dello Stato, ma è solo questione di tempo, e anche di fare un po’ di scena per dimostrare che i contraenti azzurri del patto del Nazareno hanno voce in capitolo. Prima dell’incontro di ieri, comunque, Silvio Berlusconi si è preoccupato di chiamare direttamente al telefono Romani per ricordargli, ove mai ce ne fosse stato bisogno, che l’accordo va concluso assolutamente. Su quel fronte non ci saranno problemi seri, e se ci vorrà un po’ di tempo in più poco male. Calderoli, che come funziona il Parlamento lo sa meglio di chiunque altro, già profetizza che la riforma non approderà in aula il 3 luglio ma, nella migliore delle ipotesi, il 15.

Oggi, poi, ci sarà il sospirato incontro tra Renzi e la delegazione pentastellata. Non approderà a niente. Beppe Grillo diserterà l’incontro, i grillini si sono peritati di chiarire ieri che la riforma del Senato è «una porcata» e in più la pagina Facebook del comico si è riempita di insulti pesantissimi e del tutto inaccettabili rivolti alla ministra Boschi. Per essere un disgelo, è tra i più ghiacciati.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento