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Immigrati accompagnati ai gazebo a votare «il terzo sulla scheda, Matteo»

Immigrati accompagnati ai gazebo a votare «il terzo sulla scheda, Matteo» – LaPresse

Pd Napoli Un racconto dal centro di Ercolano, città del sindaco astro nascente del renzismo

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 3 maggio 2017

Una sessantina di migranti in fila per votare alle primarie, domenica scorsa a Ercolano. Fanpage ieri ha pubblicato un video, uno dei ragazzi del Centro di accoglienza straordinaria dell’Hotel Belvedere racconta: «Ci sono venuti a prendere con l’auto del centro di accoglienza e ci hanno portato a votare, una sola auto che andava avanti e indietro. Quelli del centro la sera prima ci hanno dato i documenti e due euro, poi ci hanno detto di votare per Renzi, la terza persona sulla scheda. Non potevamo rifiutare, sono loro che ci mantengono. Ci hanno detto che era importante per noi, magari abbiamo pensato che così potevamo ottenere aiuto per il permesso di soggiorno».

Il caso era stato sollevato già domenica ma il sindaco di Ercolano, il turborenziano Ciro Bonajuto, aveva liquidato le polemiche con «la partecipazione dei migranti è democrazia». Ieri ha spiegato: «Questi ragazzi vivono da circa due anni sul territorio e collaborano a iniziative di scuole ed associazioni cittadine».

Come sia praticata la democrazia nel Cas di Ercolano lo raccontano gli attivisti dell’ex Opg Je’ so pazzo di Napoli: l’anno scorso hanno aiutato una decina di ragazzi del Mali denunciati e poi espulsi dal centro, e quindi esclusi dal circuito di accoglienza, perché avevano protestato per i loro diritti. Solo grazie all’assistenza legale dello sportello sociale sono riusciti a rientrare nel circuito. «Abbiamo visitato il Cas – raccontano i ragazzi dell’ex Opg – poi abbiamo scoperto che i responsabili del centro avevano dato 50 euro a chi ci raccontava che andava tutto bene. Un ragazzo si è rifiutato: l’hanno picchiato e gli hanno fatto revocare l’accoglienza, è fuggito in Germania. Non ricevevano il pocket money, non avevano cure. C’erano persino quattro donne costrette a condividere spazi e servizi igienici, quando è vietato per legge»

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