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Cinema Memorie, commedie, storie di oggi, il Festival di Sarajevo propone una panoramica sulle nuove generazioni
Cinema Memorie, commedie, storie di oggi, il Festival di Sarajevo propone una panoramica sulle nuove generazioni
Un film bulgaro ambientato nella lontana Yakuzia ha vinto il Cuore d’oro del 24° Sarajevo Film Festival. È Aga di Milko Lazarov (rivelato da Alienation nel 2013), già presentato fuori concorso come chiusura alla scorsa della Berlinale lo scorso febbraio. I selezionatori del festival bosniaco l’hanno inserito insieme ad altri nove nella competizione riservata alle produzioni dell’Europa sud-orientale, dall’Austria all’Armenia. E abbbastanza inaspettatamente, la giuria presieduta dall’iraniano premio Oscar Asghar Farhadi ha premiato un film che guarda a Flaherty (il protagonista si chiama Nanook) e a Kurosawa. Una storia familiare tra i ghiacci, con marito e moglie anziani alle prese con il ricordo della figlia Aga che è dovuta fuggire lontano. Un film di silenzi, sogni, la Quinta sinfonia di Mahler ascoltata alla radio e gli animali trovati morti da seppellire, come fosse l’elegìa di un mondo che sta per finire.
Il premio per la migliore interpretazione maschile è andato a Leon Lucev per il tesissimo The Load – Teret del serbo Ognjen Glavonic, che era tra i favoriti, l’esordio nella finzione del regista, noto per il documentario Dubina dva – Depth Two. Nella primavera 1999, durante la guerra in Kosovo e i bombardamenti sulla Serbia, la lunga giornata di Vlada, operaio che ha perso il lavoro e si arrangia guidando un camion con un carico sconosciuto e blindato verso Belgrado. Costretto a una deviazione per un ponte chiuso, segue una lunga strada secondaria dando passaggio a un giovane musicista in viaggio verso la Germania. Se il film precedente ricostruiva la vicenda di un mezzo carico di cadaveri dal Kosovo affondato nel Danubio per occultare i crimini, qui è tutto suggerito e lasciato al tormento di un uomo che non sembra consapevole e intanto è legato al ricordo, anche attraverso un accendino commemorativo, del padre e dello zio partigiani che combatterono la storia battaglia di Sutjeska del 1943.
All’esordio Limonade della romena Ioana Uricaru è stato assegnato il premio per la regia. Mara ha avuto un permesso temporaneo di lavoro come infermiera negli Usa e, per restare, chiedere la carta verde e farsi raggiungere dal figlio Dragos, ha sposato in fretta il paziente Daniel. Un impiegato che le deve vagliare la pratica la ricatta sessualmente e ogni passaggio sembra uno scontro con la burocrazia. Un film americano con sensibilità europea, fatto di pedinamenti e alcuni lunghi dialoghi. Migliore attrice Zsofia Szamosi per One Day – Egy nap dell’ungherese Zsófia Szilágyi.
Tr a le prime mondiali presentate in gara, valido il turco The Pigeon Thieves di Osman Nali Dogan, con il ragazzino Mahmut che vive con il nonno e alleva piccioni. Una tradizione nel villaggio, dove si tengono aste per acquistare gli uccelli più belli. Il protagonista fa amicizia con il piccolo Ismail, determinato a concludere la casa lasciata incompiuta dal padre, e deciderà di rubare alcuni volatili rari per aiutarlo. Tra neorealismo iraniano con ragazzi che devono guadagnarsi dei soldi e Ti ricordi di Dolly Bell?, il ritratto estivo di un villaggio, un momento di crescita e di presa di consapevolezza, oltre che una relazione forte e inaspettata tra i due.
Deboli invece i due film di produzione croata, All Alone – Sam samcat di Bobo Jelcic e Mali di Antonio Nuic. Meglio il primo, con Marko che contende all’ex moglie la figlia Lea con l’aiuto degli zii, in una società dove le leggi sulla famiglia cambiano spesso e la corruzione è diffusa. Nel concorso documentari premio al forte e spiazzante Srbenka di Nebojša Slijepcevic, che intorno a un allestimento teatrale, mette in discussione regista, attori e pubblico su diritti e responsabilità della componente serba in Croazia, e pure lo sguardo che si ha su chi è considerato altro da sé.
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