Infine eccola la selezione ufficiale del festival di Cannes 2013, (15-26 maggio) come ogni anno attesissima da addetti ai lavori, produttori, distributori, compratori, registi che investono sulla vetrina di quello che rimane l’appuntamento cinematografico più ambito e importante del mercato mondiale (nonostante «rivali» di alto profilo, vedi Toronto). Diciannove i titoli in gara che valuterà la giuria presieduta da Spielberg, pochissime sorprese, una sola cineasta nonostante le polemiche (accese) dello scorso anno sull’assenza di registe dal concorso – è Valeria Bruni Tedeschi con Un château en Italie, storia di ispirazione autobiografica che vede nel cast la stessa Bruni Tedeschi insieme a Louis Garrel e Xavier Beauvois.
Il direttore artistico del festival, Thierry Frémaux, nel corso della conferenza parigina di ieri ha sottolineato che potranno essere annunciati nuovi titoli. Per ora appunto si sapeva (quasi) tutto e non solo perché ci ha pensato con un giorno d’anticipo sulla conferenza ufficiale a diffondere l’elenco dei titoli il sito indiewire. Erano infatti ampiamente annunciati – per quanto riguarda il cinema italiano – il film di Paolo Sorrentino, La grande bellezza, nei confronti del regista italiano Frémaux nutre una vera passione tanto da non farlo mai mancare dalla sua selezione. E Miele, l’esordio da regista di Valeria Golino (con Jasmine Trinca e Carlo Cecchi) che è in Un Certain Regard. Così come erano certi (in gara) i fratelli Coen (vincitori nel 1991 con Barton Fink) e il loro Inside Llewyn Davis, che racconta la vita di un cantautore folk nel Greenwich Village degli anni Sessanta. Roman Polanski (Palma d’oro per il Pianista) che torna sulla Croisette con il molto atteso Vénus à la fourrure, protagonisti Mathieu Amalric e Emmanuelle Seigner, adattamento di una pièce teatrale ispirata al romanzo di Sacher-Masoch. Nicolas Winding Refn e Only God Forgives, star Ryan Gosling l’ icona del suo precedente Drive, nei panni di Julian, esiliato a Bangkok dopo aver ucciso un poliziotto, dove gestisce un club di boxe thailandese come copertura di un cartello per il contrabbando della droga. James Gray e The Immigrant ambientato tra i migranti dall’Europa nella New York degli anni Venti, ha come protagonisti la diva nazionale (d’oltralpe) Marion Cotillard e Joaquim Phoenix. E pure Sophia Coppola, solo che il suo The Bling Ring con Emma Watson, ispirato a una banda di teenagers americani che rubavano nelle case del jet set , non correrà alla Palma d’oro ma sarà il titolo d’apertura della sezione «parallela» (anch’essa competitiva, il presidente della giuria quest’anno è il regista danese Thomas Vinterberg) Un Certain Regard.
Meno sicuro sembra invece che fosse il film di Steven Soderbergh, Behind the Candelabra con Michael Douglas e Matt Damon, un biopic sulla vita del cantante Liberace. In gara anche Jia Zhang-Ke, il protagonista della nuova generazione anni 90 del cinema cinese, amatissimo in Francia (dove è stato lanciato con Pickpocket) e il suo A Touch of Sin.
Tornando a Un Certain Regard troviamo il nuovo film di Claire Denis – regista molto amata dalla critica di tendenza d’oltralpe, i Cahiers du Cinéma lo mettono tra i film più attesi dell’anno – Les Salauds, un noir ispirato a Kurosawa con Chiara Mastroianni e Vincent Lindon. Rithy Pahn e L’image manquante, dove il regista cambogiano di S21 continua a comporre attraverso la propria esperienza una memoria della Cambogia di Pol Pot. Anonymous di Mohammad Rasoulof, che era stato condannato insieme a Jafar Panahi e Omar del regista palestinese Hany Abu Hassad.
Uno dei primi dati della selezione 2013 è senza dubbio l’alto numero di film francesi. Soltanto in gara la Francia è presente con seititoli, oltre a Bruni Tedeschi e Polanski ci sono François Ozon (Jeune et Jolie), Abdellatif Kechiche per la prima volta sulla Croisette con La Vie d’Adèle, così come Arnaud des Pallières, regista di documentari molto amato dai pubblici festivalieri più esigenti (Parc, esplorazione di Disneyland) con Michael Kohlhaas. L’altro Arnaud, Desplechin, è invece una presenza abituale a Cannes, stavolta porta Jimmy P., protagonista Benicio del Toro, che entra nella psicanalisi di un veterano nativo americano della seconda guerra mondiale. Non è una novità, il festival francese lascia sempre moltissimo spazio al cinema nazionale, e inoltre anche quando un film non è «direttamente» targato Francia, ha comunque legami produttivi/distributivi col paese ospite – per esempio Le Passé del regista iraniano premio Oscar con Una separazione Asghar Farhadi, è il suo primo film in francese con Berenice Bejo, altro volto nazionale di richiamo dopo The artist. Del resto pare che sono previsti moltissimi titoli francesi anche nelle altre sezioni, Quinzaine des Realisateurs e Semaine de la Critique (per l’Italia in quest’ultima si parla di Salvo, esordio di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza). Non solo. I più maliziosi sussurrano che la tenitura di Frémaux sia garantita anche in virtù del suo rapporto privilegiato con una serie di potenti case di distribuzione d’oltralpe come Studio Canal o Le Pacte ecc, e anche perché non «rischia» mai troppo tendendo a confermare un po’ sempre gli stessi nomi.
Forse è per questo – ed è l’altro aspetto – che almeno sulla carta sembra ci sia il tentativo di restituire al Certain regard la dimensione di ricerca degli esordi, scegliendo film di registi come Lav Diaz (4 ore di Norte Hangganan Ng Kasaysayan ) o del sublime James Franco (As I Lay Dyng). Si vedrà.