Immaginari onirici e piani temporali a ritroso
NARRATIVA «I sogni di Anna», un libro di Silvia Ricci Lempen per la casa editrice Vita Activa
NARRATIVA «I sogni di Anna», un libro di Silvia Ricci Lempen per la casa editrice Vita Activa
È un’architettura complessa quella dell’ultimo romanzo di Silvia Ricci Lempen, scrittrice romana, da molti anni residente in Svizzera. Complessità che si sostanzia, anzitutto, nella scelta – tanto inconsueta quanto affascinante – di una nascita doppia: I sogni di Anna (Vita Activa, pp. 356, euro 17) è un libro che vede la luce in due versioni originali, in francese e in italiano, scritte in parallelo dall’autrice.
CONCORRE all’originalità compositiva la particolare struttura à rebours: una costruzione cesellata, laboriosa, che fa partire la narrazione nel 2012, e risale all’indietro, fino al 1911, coprendo così lo spazio di un secolo. Ancora, arricchisce l’impianto narrativo la scelta di raccontare le vicende di cinque donne, tutte di epoche e provenienze diverse, eppure tutte collegate fra loro da una fitta geografia di intrecci. Le storie delle cinque personagge de I sogni di Anna – Federica, Sabine, Gabrielle, Clara, Anna – si dipanano sotto il segno della relazione fra donne: nella struttura ad anelli c’è sempre una donna più adulta che ne «incontra» e accoglie una più giovane.
Nulla di didascalico: gli incontri sono veri, i legami complessi, le anime spesso ferite, eppure disponibili ad aprirsi allo scambio con l’altra, che è specchio e insieme diffrazione di sé. Da Roma a Glasgow, dalla Losanna degli anni ’80 alla Francia interna degli anni ’60, dalla Bellinzona ante Seconda guerra mondiale al piccolo paese di Carpineto Romano nel 1911: i tragitti delle esistenze di queste donne sono molti e imprevedibili, eppure sembrano rivelare un disegno nascosto. Si tratta di quelle corrispondenze segrete che attraversano la vita di tutti noi, e che si disvelano epifanicamente proprio quando non lo immaginiamo. Ma si tratta anche di scelte: non è un caso che Federica, giovane precaria, incontri la più adulta Sabine ad una manifestazione femminista e con lei senta di voler percorrere un pezzo di strada; così come non è pura fatalità la relazione tra l’universitaria Sabine e Gabrielle, moglie del suo amante, che alla giovane consegna il ricordo dell’amore infelice con Lucille, compagna di classe del liceo; Lucille conduce a Clara, che accoglie in casa la ragazza esule per la sua omosessualità, ma non riesce a salvarla; Clara porta infine ad Anna, italiana trapiantata in Svizzera, a lei legata per ragioni antiche, che i lettori conoscono, ma le personagge no.
IL LIBRO SI CHIUDE con la promessa di quest’ultimo disvelamento, e insieme con il racconto della straordinaria vita onirica di Anna, che dà il titolo all’opera. È quasi come se tutte le vicende narrate fino a quel punto fossero state sognate da Anna, che mentre dorme assorbe e immagina mondi: «mentre lei dormiva, e nessuno vedeva niente, dentro di lei c’erano tutti quei razzi colorati, quei rosoni di luce, mai uguali fra loro, tutti i pensieri, le sensazioni felici o infelici di tutta la gente che vive sulla terra». Straordinaria metafora della vita segreta e ulteriore di chi scrive. Sempre in ascolto del mondo, sempre generandone di nuovi, «in sonno e in veglia».
*** Oggi, nell’ambito della giornata di studio «Nel mondo di Alice (Ceresa). Scrittura – pensiero», organizzata dall’Archivio Svizzero di Letteratura (via zoom, dalle 9.30 alle 18), Silvia Ricci Lempen interverrà a proposito di scrittura e punto di vista femminista.
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