Ilva, il governo vorrebbe chiudere prima delle elezioni. Ma c’è il ricorso
Taranto Sul tavolo aperto ieri a Roma pesano gli esposti del presidente della Regione Emiliano e del sindaco Melucci. E poi c’è ancora il nodo dei 4 mila esuberi
Taranto Sul tavolo aperto ieri a Roma pesano gli esposti del presidente della Regione Emiliano e del sindaco Melucci. E poi c’è ancora il nodo dei 4 mila esuberi
È ripreso ieri al ministero dello Sviluppo il confronto sulla vicenda Ilva tra il governo, rappresentato dalla viceministra Teresa Bellanova, ArcelorMittal e AmInvestCo e i segretari generali di Fim, Fiom, Uim. Un vertice del tutto interlocutorio in cui non si è registrata alcuna novità significativa, servito più che altro per riannodare i fili di una trattativa ancora lontana dal potersi considerare conclusa.
L’unica vera novità emersa ieri, se così può essere definita, è stata la chiara volontà del governo di concludere il tutto entro l’inizio o al massimo la fine febbraio, manifestata dalla viceministra Bellanova. Quello di ieri «è stato un incontro importante, nel corso del quale Arcelor ha dettagliato meglio tutte le informazioni rispetto alle proprie quote di mercato, all’andamento complessivo del settore e le strategie per conquistare nuovi spazi nel mercato dell’acciaio di qualità», ha affermato la stessa Bellanova.
Il calendario dei prossimi incontri prevede il 17 gennaio quello per la messa a punto dell’accordo di programma per Genova, poi il 23 e il 24 e ancora il 30 e il 31 per continuare il confronto sul piano industriale. Al netto di quanto deciderà a marzo il Tar di Lecce e soprattutto l’Antitrust Ue.
Per quanto riguarda le vicende legate all’impianto di Taranto, i nodi da sciogliere sono sempre due: i 4 mila esuberi annunciati da AmInvestCo e la situazione di stallo di diversi impianti. «La trattativa è ancora in fase preliminare», ha detto la segretaria della Fiom Cgil Francesca Re David, che ha ricordato come per la Fiom «condizione irrinunciabile per qualunque accordo sia l’assunzione di tutti i lavoratori attualmente in carico all’Ilva da parte di Arcelor Mittal mantenendo gli attuali livelli retributivi e i diritti acquisiti».
«Abbiamo detto ai commissari di far ripartire lo stabilimento: i tubifici sono fermi, troppe aree non marciano e tanti lavoratori sono a casa», ha ribadito il segretario Fim Cisl, Marco Bentivogli. «Mittal ha detto: abbiamo fatto un’offerta secondo le regole fissate dal governo, se cambiano le regole cambia anche l’offerta», ha aggiunto Bentivogli, che ha sottolineato «che avere impianti fermi significa che Finmeccanica ordina all’estero e Snam rischia di fare altrettanto». «Il piano industriale non cambierà» ha concluso il leader Uilm Rocco Palombella «a prescindere da quello che accadrà a livello giudiziario».
Porte chiuse da parte del governo, invece, sulla possibilità di confronto sul piano ambientale finché Regione Puglia e Comune di Taranto non ritireranno i loro ricorsi al Tar di Lecce. «Anche al tavolo ho detto che non ci sarà nessun’altra convocazione su questo tema se non sarà ritirato il ricorso», ha dichiarato Bellanova.
E proprio ieri sera i due enti locali hanno inviato a Roma l’Accordo di programma, di ben 22 articoli, come contro-proposta al Protocollo di intesa con cui l’esecutivo aveva accolto, nei giorni scorsi, parte delle loro richieste. Il governatore Emiliano e il sindaco Melucci aspettano ora di essere convocati dal premier Gentiloni: ma l’intesa, al momento, appare più lontana che mai.
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