Lavoro

Ilva, il gip dissequestra 1.700.000 tonnellate di merci

Ilva, il gip dissequestra 1.700.000 tonnellate di merciOperai Ilva – Andrea Sabbadini

Si è conclusa dopo oltre cinque mesi la battaglia giudiziaria sui prodotti finiti e semilavorati tra l’Ilva e la Procura di Taranto. Nella tarda serata di martedì infatti, il gip […]

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 16 maggio 2013

Si è conclusa dopo oltre cinque mesi la battaglia giudiziaria sui prodotti finiti e semilavorati tra l’Ilva e la Procura di Taranto. Nella tarda serata di martedì infatti, il gip Patrizia Todisco ha firmato il dissequestro dei prodotti, un milione e 700mila tonnellate circa, per un valore commerciale stimato dai custodi giudiziari di 800 milioni di euro, sotto sigilli dal 26 novembre scorso e giacenti sulle banchine dell’area portuale in dotazione all’azienda e nei magazzini del siderurgico. Il provvedimento sarà notificato all’azienda da parte dei militari della Guardia di finanza in queste ore.

La firma del gip è giunta dopo che la Procura aveva trasmesso al giudice l’ultima istanza di dissequestro (la terza, ndr) depositata alla cancelleria dai legali dell’Ilva nel pomeriggio di lunedì. Questa volta l’azienda ha allegato una copia delle motivazioni della sentenza con la quale la Corte Costituzionale, il 9 aprile scorso, aveva dichiarato in parte inammissibili e in parte non fondate le questioni di legittimità sollevate dal gip Todisco e dal Tribunale dell’appello di Taranto (il 15 gennaio e il 22 gennaio scorsi, ndr) sulla legge 231/2012, la cosiddetta «salva Ilva». Che consente all’azienda di continuare a produrre pur con gli impianti sotto sequestro e a commercializzare i prodotti realizzati. Sollevando le questioni di legittimità costituzionale, gip e tribunale avevano sospeso la decisione sulle istanze di dissequestro dei prodotti presentate nel corso dei mesi da parte dell’Ilva.

Una volta stabilito dalla Consulta che la legge 231 non viola la Costituzione, il gip ha comunque voluto attendere la deposizione delle motivazioni dei supremi giudici, avvenuta venerdì scorso, che ha chiarito come anche il materiale sequestrato dovesse rientrare in possesso dell’azienda. Anche se gli stessi pm hanno avuto più di qualche perplessità nel leggere le motivazioni della Corte Costituzionale, che ha parlato di commerciabilità anche dell’acciaio prodotto prima dell’approvazione della norma, senza però fare riferimento alcuno ad eventuali sequestri in atto. Come appunto nel caso dell’Ilva, dove il materiale sequestrato era stato giudicato corpo di reato da parte di Procura e gip, proprio perché prodotto utilizzando gli impianti inquinanti dell’area a caldo.

Il tutto è stato dunque inviato al gip che ha deciso di firmare il provvedimento di dissequestro, superando il giudizio sospeso. Ora bisognerà vedere cosa farà l’Ilva Spa dei proventi ottenuti dalla vendita del materiale. L’azienda ha infatti sempre sostenuto che il miliardo incassato sarebbe stato destinato al finanziamento dei lavori previsti dalla prescrizioni dell’Autorizzazione integrata ambientale ed alla regolare attività dell’azienda, altrimenti a rischio chiusura per mancanza di liquidità.

Esultano, anche se a bassa voce, anche i sindacati metalmeccanici, che hanno sempre visto nella restituzione del prodotto da parte del tribunale, la possibilità di riapertura di diversi impianti dell’area a freddo del siderurgico, molti dei quali fermi proprio dallo scorso 26 novembre.
Il tutto mentre si attende ancora che Ilva Spa presenti il bilancio 2012, così come il piano industriale e il piano investimenti a garanzia della copertura finanziaria per i lavori previsti dall’AIA.

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