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Ilaria Baldaccini, brilla la stella del pianoforte

Ilaria Baldaccini, brilla la stella del pianoforteIlaria Baldaccini – foto di Claudio Minghi

Concerti Al festival di Nuova Consonanza il talento dell'artista con un programma inventato all'ultimo momento

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 16 dicembre 2022

Un programma inventato all’ultimo momento. Doveva essere diverso, in tandem con una vocalista. Si ammala, la vocalista, il giorno prima. Ma la pianista Ilaria Baldaccini deve avere non si sa come un repertorio segreto, non pronto ma sempre da far rivivere, da scoprire. Repertorio? Ma che brutta parola! Sono musiche d’oggi, sono musiche della contemporaneità. Tra le più originali e tra le più comunicative. Così il Festival di Nuova Consonanza 2022 mette in bilancio l’evento più prezioso. Di evento si tratta, la parola non la buttiamo lì per abitudine.

È NATA una stella? Baldaccini è già nata da tempo come maga della tastiera eppure questa sua performance è la più rivelatrice. Adesso nessuno può più ignorare quanto brilla questa stella. Apertura con sorpresa. Alessandro Solbiati alle prese con un problema: come insegnare ai giovani allievi a suonare il pianoforte moderno, ipermoderno, contemporaneo, non più matronale, non più rispettabile ma oggetto di delizie iconoclaste? Nel 2018 pubblica una raccolta di cento piccoli pezzi per crescere al pianoforte. Baldaccini ne sceglie alcuni dal capitolo Corde e martelletti. Scopriamo la grazia e la spregiudicatezza. Giochi con lieve «preparazione», giochi sugli acuti brillanti/inquieti e sui bassi tenebrosi/tempestosi.

Splendore dell’interprete in Novelletta (1973) di Sylvano Bussotti. La suonò Cardini all’Arena di Milano durante il memorabile concerto per Demetrio Stratos del giugno 1979.

Ma l’interprete contemporaneo non «suona» lo strumento: «ha a che fare» con lo strumento. Ecco allora un piccolo grido, un sospiro, un risolino, mentre scorrono direttamente sulla cordiera graziosi arpeggi e leggere percussioni. Solbiati grandissimo e la sua traduttrice in suoni, pure. Baldaccini si supera, se possibile, con il Giancarlo Cardini di Via del Fico, Firenze. Una piccola strada disadorna, silenziosa, quasi immota, arida e bella (2011), titolo insolito, diciamo. Questo Cardini è crepuscolare e contemplativo? Può darsi, ma la pianista non cade nel tranello di renderlo morbido, adotta la lucida sonorità del ‘900 e oltre, del resto quell’autore e performer apparteneva totalmente a quel tempo.

SPLENDORE dell’interprete in Novelletta (1973) di Sylvano Bussotti. La suonò Cardini all’Arena di Milano durante il memorabile concerto per Demetrio Stratos del giugno 1979. Ora ascoltiamo l’eleganza, la violenza e la sapienza durante questa folle rincorsa in cerca di suoni persi, accumulati, solo nella coda finale ricomposti in una riflessione sulla musica e sull’esistere. Gaetano Giani Luporini, morto nel febbraio scorso, ha scritto Nove Mantram nel 2000. Amava gli episodi romantici, forse, il ‘900 storico non radicale, forse, ma conosceva la nuova radicalità degli affetti e di una trascendenza non mistica.
Divertire con intelligenza richiamando Asimov e Britten: questo il progetto riuscito di Fabrizio De Rossi Re in Nightfall (2019) dedicato proprio a Baldaccini. Che lo rende superlativo. Un’altra stella nella serata: Osvaldo Coluccino con Prima stanza (2004). Come si agisce sovversivamente nel regno dell’etereo, del puntillismo delicato? Si può.

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