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Ilaria Alpi, la procura di Roma chiede l’archiviazione

Ilaria Alpi, la procura di Roma chiede l’archiviazione

Giustizia Per la pm che chiede la chiusura dell'inchiesta sull'uccisione dell'inviata del Tg3 e dell'operatore Miran Hrovatin ormai, dopo più di 23 anni, sarebbe impossibile trovare riscontri sul movente e sugli autori del duplice omicidio. L'ultima parola spetta al Gip. Fnsi e Usigrai esprimono rabbia e sconcerto. La presidente della Camera Laura Boldrini telefona alla signora Luciana Alpi: "C'è una richiesta di giustizia che non può e non vuole spegnersi"

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 5 luglio 2017

Impossibile trovare riscontri sul movente e sugli autori dell’omicidio. Troppo tempo è passato. E non ci sarebbero prove di depistaggi. Con questa motivazione controversa la procura di Roma chiude, con una richiesta di archiviazione, l’inchiesta sull’uccisione dell’inviata del Tg3 Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin avvenuta a Mogadiscio (Somalia). Era il 20 marzo 1994, più di 23 anni fa. Ora tocca al gip dire l’ultima parola.

A sollecitare la chiusura dell’inchiesta è stato il pm Elisabetta Ceniccola, che diventò titolare delle indagini dopo che il Gip Emanuele Cersosimo, dieci anni fa, respinse un analoga richiesta chiedendo di continuare a cercare riscontri sul duplice delitto. Nelle 80 pagine del provvedimento vengono spiegati i motivi per cui oggi sarebbe impossibile stabilire l’identità degli assassini di Ilaria e Miran, e viene anche citata la sentenza della corte di appello di Perugia che lo scorso ottobre ha clamorosamente assolto l’unico condannato, il somalo Hashi Omar Hassan, confermando però l’ipotesi di depistaggio.

Il somalo era stato coinvolto da un testimone, anche lui cittadino della Somalia, che solo in seguito si rivelò essere un impostore (si chiama Ahmed Ali Rage, dopo essere sparito fu rintracciato dalla trasmissione “Chi l’ha visto” e ammise di avere mentito in cambio della promessa di lasciare il paese africano, “gli italiani avevano fretta di chiudere il caso…”). Affermazioni che confermerebbero le ipotesi più inquietanti, tanto più oggi che il caso potrebbe essere definitivamente chiuso.

“Sconcerto, amarezza e rabbia” sono stati espressi dalla Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e dall’Usigrai. “Sentimenti aggravati – scrivono in una nota – dalla recente sentenza emessa dal tribunale di Perugia che ha scagionato l’unico imputato e ha di fatto confermato l’impressionante serie di depistaggi e bugie che hanno caratterizzato questa vicenda. Riteniamo che la ricerca della verità debba proseguire non soltanto per un dovere nei confronti delle due vittime ma anche e soprattutto perché in uno Stato di diritto non possono essere consentite omissioni e reticenze”. L’obiettivo è mobilitarsi per chiedere che la richiesta di archiviazione non venga accolta, e per questo Fnsi, Usigrai e Articolo 21, in accordo con la madra di Ilaria, Luciana Alpi, domani promuovono un’iniziativa in occasione della presentazione del libro Esecuzione con depistaggi di Stato. “Siamo certi – scrivono – che le massime autorità dello Stato seguiranno l’iniziativa con la dovuta attenzione”.

La presidente della Camera, Laura Boldrini, subito dopo la richiesta di archiviazione ha telefonato a Luciana Alpi. “Ho voluto esprimere alla madre di Ilaria – ha detto Boldrini – la mia vicinanza in un momento che so essere per lei di grande sconforto. Lei deve sentire di non essere sola anche in questo passaggio così difficile, c’è una richiesta di giustizia che non può e non vuole spegnersi. Lo dobbiamo non solo ai familiari, ma ai tanti che si aspettano di sapere la verità”.

Delusione e amarezza sono i sentimenti espressi anche da Walter Verini, capogruppo Pd alla commissione Giustizia della Camera. “Dopo la sentenza della Corte di Appello di Perugia, a mio modo di vedere c’erano, e ci sono, tutte le condizioni per dare nuovo impulso alle indagini per cercare di trovare le prove di quella che tutti sappiamo essere la verità. Ilaria e Miran furono uccisi perché avevano scoperto responsabilità di faccendieri, affaristi, pezzi deviati dello Stato all’ombra della cooperazione internazionale e traffici di rifiuti e di armi con relativi depistaggi”.

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