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Il voto alla camera, come darsi la zappa sui piedi

Il voto alla camera, come darsi  la zappa sui piedi

Agricoltura biologica Da 15 anni il Parlamento doveva approvare una legge necessaria per uno dei comparti più vitali della nostra economia, l’agricoltura biologica, e la Camera la rinvia al Senato perché ha abolito l’equiparazione del biodinamico al biologico

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 10 febbraio 2022

Ma che Paese è mai questo? Da 15 anni il Parlamento doveva approvare una legge necessaria per uno dei comparti più vitali della nostra economia, l’agricoltura biologica, e la Camera la rinvia al Senato perché ha abolito l’equiparazione del biodinamico al biologico.
Quindi passerà altro tempo in danno di centinaia di migliaia di imprenditori, con conseguente, ulteriore discredito sui parlamentari italiani, incapaci di decidere su un provvedimento normativo universalmente riconosciuto nella sua utilità economica, sociale e ambientale.

Ricordo che oggi, con circa 2 milioni di ettari, siamo ai primi posti in Ue per superficie coltivata a biologico e biodinamico, nel 2020 abbiamo venduto prodotti per oltre 4 miliardi di euro. Siamo i secondi esportatori al mondo dopo gli Usa, che ci distanziano di poco (2.981mln di euro contro i nostri 2.619) (Osservatorio Sana 2020, Prospettive di mercato e ruolo per il made in Italy, A cura di Nomisma) La legge che era stata approvata al Senato, e serve tra l’altro a dare più fondi alla ricerca scientifica e all’innovazione, si inscrive in una più vasta strategia europea del Green Deal. Europa primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 di cui costituisce parte e tappa particolare un obiettivo di politica agricola: il raggiungimento di una superficie del 25% coltivata a biologico entro il 2030. Oggi la media è dell’8,5% mentre noi siamo al 15,5%. E, è bene anche sapere che la riduzione dell’agricoltura industriale rientra nel più generale piano di transizione ecologica – dato del tutto assente dal dibattito intorno al Pnrr – perché essa contribuisce per almeno il 30% al riscaldamento globale. In questo piano rientra l’obiettivo di ridurre, entro il 2030, del 50% l’uso di pesticidi e antibiotici e del 20% quello dei fertilizzanti.

Ora l’agricoltura biodinamica, come illustrato dalle testimonianze di tanti esperti sulle pagine di questo giornale, è uno degli ambiti dell’agricoltura organica dove si praticano con più rigore i protocolli di coltivazione, quello che cura con maggiore scrupolo la rigenerazione del suolo e la sua fertilità, bandisce più rigorosamente la chimica di sintesi, fa della qualità dei prodotti una vera religione. Questo settore viene bandito perché ritenuto antiscientifico, in quanto nelle aziende biodinamiche si applicano pratiche, i cosiddetti “preparati”, ritenute mere superstizioni, come l’uso del corno letame. Ora, a parte il fatto che questo non accade necessariamente in tutte le aziende, sarebbe opportuno chiedersi quanto questo uso danneggi il suolo, le falde idriche, gli animali domestici, gli insetti, la fauna selvatica. Dimostrarlo si dimostrerebbe una sfida piuttosto ardua. Si tratta di una consuetudine senza effetti pratici, non dissimile dalla benedizione delle mucche che ancora si svolge con convinzione in alcune zone delle nostre campagne. Anche se i preparati non sono delle mere credenze religiose. Perché, invece, non chiediamo alcun conto di questo genere all’agricoltura industriale? Probabilmente solo per il fatto che essa danneggia (ma lo fa in maniera scientifica), il suolo con la concimazione chimica, contamina le acque con i diserbanti, diffonde patologie con i fitofarmaci, libera CO2 nell’atmosfera come una normale industria?

Ma perché gli scienziati italiani che si oppongono al biodinamico non si fanno queste domande? Siamo convinti che alcuni di loro siano in buona fede, non subiscano cioè le segrete pressioni dalla potenti lobby dell’agroindustria che tentano tutti i mezzi per sabotare le agricolture alternative. Tra questi c’è senza dubbio Giorgio Parisi, che ha di recente onorato il nostro Paese ricevendo la massima onorificenza che si dà oggi alla scienza. Non voglio rimproverargli un maggiore rispetto per le competenze. A uno scienziato del suo rango non sfugge quanto siano oggi articolati e specializzati i saperi. E chi si occupa di fisica al suo livello è normale che sappia poco di cosa accade nel mondo dell’agricoltura. Ma gli chiedo di non mettere il suo prestigio a favore di una causa ingiusta e sbagliata. Non ascolti i suoi colleghi scienziati, e accetti un consiglio non richiesto: si faccia spiegare come stanno le cose dagli agricoltori biodinamici.

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