Un sonoro schiaffo a Erdogan è emerso dalle elezioni di domenica nella parte occupata di Cipro per la scelta del leader della comunità turco-cipriota (18% della popolazione). Il leader uscente e prediletto di Ankara Dervis Eroglu ha raggiunto il primo posto ma è tampinato strettamente dall’esponente moderato del centrodestra Mustafa Akinci, sostenuto da un’ampia gamma di forze che va dal centro fino al centrosinistra.

Al secondo turno, domenica prossima, la vittoria di Akinci è data per scontata, dal momento che la terza candidata, Sibel Siber, esponente del CHP (sinistra) ha già annunciato che farà convergere il suo 22,4% verso di lui. Eroglu invece ha già grattato il fondo del barile della destra turco- cipriota e può sperare solo nel voto di qualche colono turco (naturalizzato in fretta e furia) che al primo turno ha preferito l’astensione. Alcuni mezzi di informazione turco-ciprioti hanno accusato i sostenitori di Eroglu di aver distribuito ai numerosi colini cibarie il giorno stesso delle elezioni in cambio del voto. Il “presidente” uscente ha mandato la polizia e sospeso pubblicazioni e trasmissioni radio e TV.

Akinci è ben visto anche dalla comunità greco- cipriota. Il Presidente della Camera dei Rappresentanti Yiannakis Omirou ha commentato la sua elezione come “un segnale verso Ankara affinchè abbandoni la sua intransigenza e ritiri le sue forze armate da Cipro”. In effetti, Akinci non ha mai smesso di denunciare pubblicamente l’occupazione militare del nord di Cipro come un elemento di “oppressione” e non di “protezione” dei turco-ciprioti. I quali infatti fuggono emigrando in massa in Gran Bretagna.

Come sindaco del settore turco di Nicosia ha sfidato il regime di occupazione e collaborato con il suo omologo greco per risolvere il problema della rete idrica e delle fognature. Si è sempre schierato in favore della restituzione della città recintata di Famagosta ai legittimi abitanti greco- ciprioti. La sua interpretazione del futuro assetto federale, che dovrebbe assumere la Repubblica di Cipro una volta riunificata, è quello più vicino ai desiderata dai greci: un forte governo centrale, ampia autonomia su scala locale, nessuna interferenza delle potenze vicine.

I negoziati tra le due comunità dovrebbero riprendere agli inizi di maggio. Il Presidente di Cipro Nikos Anastasiades li aveva interrotti nell’autunno scorso in segno di protesta: la Turchia aveva invaso con navi da guerra la Zona Economica Esclusiva di Cipro pretendendo di svolgere trivellazioni esplorative in cerca di idrocarburi. L’inviato dell’ONU Espen Barth Eide, ex ministro degli Esteri norvegese, ha fatto finta di nulla ed atteso che i turchi se ne andassero da soli, agli inizi del mese, permettendo quindi la ripresa del negoziato per la riunificazione.

I turchi di Cipro sono convinti che Akinci non seguirà la strada del precedente leader di sinistra Mehmet Ali Talat, eletto nel 2005, il quale ben presto si è dovuto piegare di fronte all’intransigenza di Ankara. Sia con i militari che con Erdogan, la Turchia rimane inflessibile a non voler rinunciare a tenere sotto controllo almeno una parte dell’isola.