n’aquila volteggia sicura, spiegando le ali, tra le cime del Monte Erbano. Più in basso una distesa di alberi di faggio e uliveti, via via sempre più fitta, si apre allo sguardo del viandante mentre sullo sfondo lo scrosciare dell’acqua ci ricorda che il fiume Titerno è vicino. Siamo a Faicchio, in Campania, sulla linea di confine tra le province di Caserta e Benevento. Un territorio ricco di verde, famoso per la sua produzione agricola ma sconosciuto al turismo di massa malgrado ospiti una infinita varietà di beni monumentali, paesaggi suggestivi e oasi incontaminate che non hanno nulla da invidiare alle riserve naturali propriamente dette. Qui un gruppo di giovani, mossi dall’amore per il proprio territorio e da una passione sconfinata per l’ambiente, hanno deciso di dar vita all’associazione Icaro’s Fly-Trekbikewalk, che si prefigge di custodire e salvaguardare questo patrimonio e al contempo di avvicinare sempre più persone a questi luoghi.
Il tema della ecosostenibilità dunque che si affianca a quello della riscoperta della natura. Attraverso campagne di sensibilizzazione, pratiche di green economy, corsi di educazione ambientale, attività sportive outdoor e un laboratorio artigianale che impiega solo ed esclusivamente materiali ecosostenibili come il bamboo. «L’obiettivo è risvegliare la coscienza ambientale custodita in ciascuno di noi – spiega Nicola De Toro, che ha fondato l’associazione un anno e mezzo fa – recuperando la consapevolezza che salvaguardare Madre Terra significa tutelare le nostre vite e la nostra sopravvivenza. With not against, è il motto che ripetiamo spesso noi di Icaro’s fly.

Una delle attività che ha permesso all’associazione di farsi conoscere sul territorio è stata piantare alberi nelle scuole: «Crediamo tanto nell’entusiasmo dei più piccoli. E ci piace coinvolgerli in percorsi didattici innovativi che li vedano impegnati tutto l’anno. Siamo convinti infatti che un bambino cresciuto a contatto con la natura, sarà senza ombra di dubbio un adulto consapevole e in grado di difendere e tutelare il patrimonio verde della sua città. Grazie alla collaborazione dei vivai della Forestale, portiamo le piante tra i banchi. È vero. Ma questo è solo l’inizio del processo. E non solo perché da quel momento in poi dovranno essere gli studenti a prendersi cura di quell’albero ma anche perché quell’albero rappresenta in realtà un punto di contatto con la natura nella quale insegniamo loro ad immergersi nelle fasi successive. Ogni domenica infatti organizziamo passeggiate nel verde durante le quali i partecipanti, ammirando le bellezze di questi luoghi (grotte, sentieri, fiumi, forre, percorsi rocciosi, vallate, ponti di epoca romana, boschi, panorami suggestivi) imparano a riconoscere specie ed essenze, a praticare il forest bathing, ad abbracciare gli alberi per percepirne le frequenze e anche a recuperare quelle abilità manuali, insite in ciascuno di noi, come intagliare il legno e lavorare l’argilla, che la tecnologia sta facendo passare in secondo piano».

Pilota di velivoli ultraleggeri con un passato da economista ed esperto di finanza, Nicola De Toro non è un oppositore delle nuove tecnologie purché queste, dice, vengano governate: «Sono un appassionato di robotica e intelligenza artificiale – racconta – nel 2015 ho fondato una società che ha realizzato Borbot, la prima chatbot utilizzata da un Monumento di fama internazionale come la Reggia vanvitelliana di Caserta ma ho una mia teoria al riguardo alla quale sto tuttora lavorando e che al centro, tra la tecnologia e l’ambiente, pone l’uomo». L’uomo con una coscienza ambientalista, beninteso, come testimoniano i contenuti della favola dedicata a Signora Natura che l’associazione sta portando in giro per la Campania e presto in tutta Italia. «È un testo nato per sensibilizzare i bambini di età compresa tra i 5 e i 10 anni, corredato da disegni, con un finale aperto da sviluppare insieme agli adulti (siano essi genitori, docenti o altri) per stimolare la creatività e la fantasia dei più piccoli e ragionare con loro, attraverso la formula del gioco, sui possibili scenari che nei prossimi anni interesseranno il nostro habitat».

La favola è risultata finalista alla sedicesima edizione del concorso letterario «Il racconto nel cassetto». Ai più grandi sono destinate invece le sessioni immersive in natura che puntano ad avvicinare al mondo del survival. Tra gli elementi chiave forniti durante questi incontri ci sono le tecniche per realizzare un riparo, per accendere un fuoco, per filtrare l’acqua ma anche gli oggetti essenziali da portare con se durante una escursione e i metodi per orientarsi in un luogo sconosciuto. L’ambiente, la cultura, la storia si incrociano poi anche con lo sport e in particolare con le attività outdoor come il tiro con l’arco. Una disciplina che richiede abilità e concentrazione e che viene spesso indicata come un ottimo antidoto allo stress e alla frenesia che attanaglia il nostro quotidiano. Soprattutto se svolta nei boschi.
Gli atleti, oltre a cimentarsi con il tiro olimpionico e con quello istintivo, potranno avvicinarsi al tiro con l’arco medioevale grazie ad una collaborazione con la compagnia storica degli Arcieri del Titerno. Sembra quasi scontato aggiungere che gli archi sono realizzati con legno che proviene da una filiera certificata: «Il legno, il bamboo e i suoi derivati sono i protagonisti del nostro laboratorio artigianale – chiosa Nicola – si tratta di materiali ecosostenibili che speriamo possano soppiantare al più presto la plastica. Anche se temo che i tempi saranno piuttosto lunghi. Riconvertire richiede coraggio e anche una visione a lungo raggio che non tutti possiedono. Nel nostro laboratorio stiamo sperimentando la realizzazione di una serie di oggetti di uso frequente nel quotidiano. Ci sono aziende che hanno mostrato interesse per questo progetto, l’auspicio è che all’interesse segua un’azione concreta in tal senso».