Politica

Il virus della polemica

Il virus della polemicaSigfrido Ranucci nello studio di Report

Raitre "Report" nella bufera per la puntata sul vaccino anti Hpv. La Rai prende le distanze, la ministra della salute attacca: "Grave disinformazione". Ma la tv pubblica è terreno di scontro tra Pd e M5S, mentre i renziani muovono all'attacco del direttore generale

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 19 aprile 2017

«Reazioni avverse» è il titolo del servizio sul vaccino contro il papilloma virus (Hpv) trasmesso lunedì sera da Report (Raitre). Servizio finito, per tutta la giornata di ieri, al centro delle polemiche, delle critiche e delle pesanti accuse di medici e politici come esempio di antiscientifica propaganda contro i vaccini. Malgrado Sigfrido Ranucci, che da qualche settimana ha ereditato la guida di Report da Milena Gabanelli, avesse aperto e chiuso la trasmissione con una dichiarazione in favore delle vaccinazioni, ripetuta poi ieri nel fuoco della polemica. Contro Report e la Rai è intervenuta anche la ministra della sanità Beatrice Lorenzin per denunciare l’«atto di grave disinformazione».

Da viale Mazzini sono corsi ai ripari con un comunicato che ha preso le distanze dalla trasmissione, senza smentirla apertamente, e ha annunciato che «l’informazione del servizio pubblico continuerà a sostenere la divulgazione scientifica e sta lavorando a una campagna di sensibilizzazione sull’importanza dei vaccini». Non è bastato, anzi ha offerto ulteriori argomenti a chi già da tempo conduce un’offensiva politica contro il vertice Rai. I renziani soprattutto, che hanno nel mirino il direttore generale Campo Dall’Orto, meno di due anni fa voluto proprio da Renzi alla guida. Se l’ex presidente del Consiglio ha rilanciato le accuse a Report pubblicate da Roberto Burioni, il più attivo e noto dei medici che si dedicano a smentire le tesi anti vaccini, il capo della comunicazione di Renzi Anzaldi (deputato in commissione vigilanza) ha scritto che la Rai è «venuta meno alla sua funzione di servizio pubblico facendo da megafono a tesi pericolose».

Il servizio poteva prestarsi a questo genere di critica. Perché teneva insieme un’efficace inchiesta sulle zone d’ombra e i limiti strutturali nella farmacovigilanza, affidata in Europa all’Ema e in Italia all’Aifa, con le testimonianze di alcune ragazze che denunciano danni e pesanti effetti collaterali in seguito alla vaccinazione contro l’Hpv, un virus responsabile di diversi tipi di tumore. Testimonianze che in televisione finiscono inevitabilmente per risultare più efficaci di qualsiasi approfondimento sull’ampia letteratura scientifica a sostegno dell’efficacia dei tre vaccini antitumorali disponibili. A complicare ulteriormente il quadro c’è il fatto che una parte politica, il Movimento 5 Stelle, ha da tempo abbracciato la battaglia contro i vaccini. E così la solidarietà espressa in maniera prima anonima dal blog di Grillo e poi da diversi parlamentari grillini a Report in particolare, e alla «libera informazione» in generale, non è apparsa del tutto genuina almeno quanto non disinteressati sono stati gli attacchi renziani alla Rai. Se Grillo ha difeso Report per attaccare Renzi – «non chiuderà a causa della censura di regime che contamina gli altri programmi Rai» -, i renziani hanno difeso i vaccini per attaccare la dirigenza Rai.

Sullo sfondo infatti c’è la precedente inchiesta di Report, quella che ha portato elementi alla tesi secondo la quale l’intervento del costruttore Pessina nel salvataggio dell’Unità sia stato ottenuto dal Pd renziano dietro promessa di un diverso tornaconto. Nell’ipotesi del servizio un appalto per l’Eni in Kazakhstan. Il tesoriere del Pd Bonifazi ha annunciato querela. E querela ha annunciato ieri anche Roberto Benigni, citato nell’altro servizio mandato in onda da Report lunedì sera. Dove si raccontava di come il governo abbia in programma di ri-nazionalizzare gli studios di Cinecittà, e di come questi si siano impegnati a rilevare, per cinque milioni, la proprietà degli studi cinematografici di Papigno, in provincia di Terni, fatti costruire dall’attore premio Oscar e finiti nel quasi abbandono. Anche sul «caso Benigni» si è dovuto assistere alla stessa polemica politica. Con il Movimento 5 Stelle schierato contro l’attore «finto difensore della Costituzione, già abbondantemente tradita in occasione del referendum del 4 dicembre» che non ha a cuore «la libertà di stampa a favore della quale solo pochi anni fa firmava appelli».

Sul «caso vaccini», invece, è intervenuta la Società italiana di virologia, per sostenere che «le evidenze scientifiche mostrano in maniera inoppugnabile come il vaccino anti Hpv sia dotato di un ottimo profilo di sicurezza e di una straordinaria efficacia». Mentre il farmacologo Silvio Garattini, che nel servizio di Report era intervenuto per raccomandare attenzione agli effetti collaterali di questo vaccino, intervistato ieri dall’agenzia Agi ha detto che «manca una farmacovigilanza seria non solo sui vaccini ma su tutti i farmaci in generale. E io sono favorevole ai vaccini raccomandati e a quelli obbligatori, sono fuori discussione». Il vaccino anti Hpv in Italia è offerto gratuitamente da dieci anni per le ragazze dodicenni. Nel nuovo piano nazionale di prevenzione è prevista la vaccinazione gratuita anche dei maschi.

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