L’Italia è fra i cinque paesi al mondo che, la scorsa settimana, hanno registrato il maggior numero di nuovi casi di Coronavirus, come indica il report dell’Organizzazione mondiale della sanità. La classifica si apre con Stati uniti (472.904 nuovi casi, meno 2% rispetto alla settimana precedente) quindi Brasile (373.954 nuovi casi, più 18%), Francia (149.959 nuovi casi, più 14%), Italia (112.029 nuovi casi, più 32%) e India (105.080 nuovi casi, più 21%). Ieri gli italiani a cui è stato diagnosticato il Covid sono stati 20.884 su 358.884 test. Il tasso di positività è salito al 5,9%. In aumento il numero dei deceduti, 347. Crescono i pazienti in terapia intensiva: più 84 per un totale di 2.411. I ricoveri ordinari sono aumentati di 193 per un totale di 19.763; 415.247 le persone in isolamento domiciliare. La regione con il maggior numero di nuovi casi è stata la Lombardia (4.590) seguita da Campania (2.635), Emilia Romagna (2.456), Piemonte (1.537) e Lazio (1.520).

IL REPORT AGENAS indica che sono passate da 8 a 9 le regioni sulla soglia critica del 30% e oltre, riguardo ai posti letto in terapia intensiva occupati dai malati di Covid: Umbria (56%), Molise (49%), provincia di Trento (47%), Abruzzo (40%), Friuli Venezia Giulia (35%), Marche (32%), Emilia Romagna (31%), Lombardia (31%), provincia di Bolzano (31%) e Toscana (30%). Per quanto riguarda i reparti di area non critica, superano o raggiungono la soglia critica del 40%: Abruzzo (43%), Marche (49%), Molise (44%), Bolzano (40%), Umbria (52%).

La variante inglese è ormai prevalente in Italia (il 18 febbraio già pesava per il 54% dei casi) con una capacità di trasmissione dal 43 al 90% maggiore, così i dati del contagio peggiorano rapidamente. Ieri l’Asl Toscana centro spiegava: «Sono 14 i pazienti in terapia intensiva positivi al Covi19 trasferiti dalla regione Molise e dall’Umbria negli ospedali di Grosseto, Roma, Foggia, Bisceglie e Cesena». Ieri il premier Mario Draghi ha chiamato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen per ribadire l’obiettivo prioritario di accelerare nella risposta al Covid-19, soprattutto sul fronte vaccini.

MODENA E BOLOGNA da oggi sono zona rossa, Reggio Emilia in arancione scuro: misure decise dal governatore Stefano Bonaccini in accordo con i sindaci. «Il contagio è partito molto più veloce a causa delle varianti – ha spiegato -. Senza un’accelerazione nella risposta rischiamo di essere travolti». Domani la Cabina di regia nazionale potrebbe decidere di portare tutta l’Emilia Romagna in zona rossa da lunedì prossimo. «A Bologna e Modena – ha aggiunto Bonaccini – l’Rt è già sopra l’1,25, dobbiamo assolutamente preservare le strutture ospedaliere circoscrivendo il contagio».

A rischio fascia rossa ci sono anche Abruzzo (che ha già le province di Pescara e Chieti in lockdown), Lombardia e Campania. In Campania, in particolare, l’Rt è intorno all’1,4 ma preoccupa anche il numero dei sintomatici con gli ospedali che si stanno riempiendo di nuovo, come a novembre: ieri erano 137 i posti letto in terapia intensiva occupati in tutta la regione.

VICINA AL ROSSO anche la Toscana: i nuovi casi scoperti ieri sono stati 1.163, a preoccupare sono i nosocomi. Record di ricoverati a Siena: 101, di cui 17 in terapia intensiva e 14 con assistenza respiratoria tramite casco. L’ultima volta che l’ospedale senese aveva toccato quota 100 era stato il 23 novembre. Anche a Empoli e Prato in aumento i ricoveri. «Domani sapremo se la Toscana rimarrà in arancione, l’Rt ci fa ritenere questo – il commento del presidente Eugenio Giani -. In quel caso, però, dovremo capire dove limitare sia territorialmente sia nelle scuole».

IL VENETO rischia invece l’arancione: «C’è un aumento della diffusione del virus e siamo circondati da regioni in situazioni peggiori della nostra – ha spiegato il governatore Luca Zaia -. Il nostro Rt è 0,95-0,97 e non calerà». Potrebbero finire in arancione anche Calabria e Friuli Venezia Giulia con Lazio e Puglia sul limite. In Piemonte, ieri sera, è scattato il lockdown per 12 comuni della Valle Po e dell’Infernotto, nella provincia di Cuneo. Zona rossa per 14 paesi del torinese.