Il virus accelera, preoccupa il numero dei pazienti in terapia intensiva
Seconda ondata A Roma i principali ospedali Covid sono ormai saturi. Aumentano i morti per infarto e ictus
Seconda ondata A Roma i principali ospedali Covid sono ormai saturi. Aumentano i morti per infarto e ictus
Il virus accelera ancora. I casi positivi al coronavirus registrati in 24 ore sono 10925, circa 900 più del giorno prima. I tamponi eseguiti sono arrivati a quota 165 mila.
Il rapporto tra casi positivi e test è dunque fermo a 6,5%, di poco inferiore a quello di venerdì. Anche il numero di decessi (47) è leggermente diminuito, rispetto ai 55 di venerdì e soprattutto agli 83 di giovedì.
Con 2664 nuovi casi la Lombardia è la regione più colpita, prima di Campania (1410 casi) e Lazio (994). Il Lazio è quella che riesce meglio nel compito di tracciare i nuovi casi. Nella regione ieri sono stati eseguiti quasi 28 mila tamponi e il rapporto positivi/test è al 3,5%. Significa che solo un tampone su 29 risulta positivo. L’alto numero di test negativi testimonia l’intensa attività di tracciamento dei contatti asintomatici in corso nella regione. Lombardia e Campania viaggiano invece oltre il 9%.
Preoccupa l’aumento del numero di pazienti in terapia intensiva, raddoppiato in soli nove giorni e arrivato a 705 pazienti. La regione con il numero più elevato di pazienti gravi è sempre il Lazio, con 98 ricoverati secondo i dati della protezione civile. La situazione reale potrebbe essere persino peggiore. Intervistato dal Tg3, il primario del reparto di rianimazione del policlinico Gemelli di Roma Massimo Antonelli ieri si è fatto scappare che i pazienti in terapia intensiva nella regione sono in realtà 147: cioè una volta e mezza quelli ufficialmente riferiti dalla Protezione Civile. E infatti i dati riservati della regione Lazio, che il manifesto ha potuto leggere, parlano di 190 pazienti ricoverati in terapia intensiva e sub-intensiva in tutta la regione, su un totale di 261 posti disponibili. I principali ospedali Covid romani sono ormai saturi. Al «Gemelli» ci sono 50 pazienti in terapia intensiva su 59 posti disponibili. Allo «Spallanzani» sono occupati 30 posti letto su 36, 35 su 48 all’«Istituto Clinico Casalpalocco», 33 su 38 all’«Umberto I», dove la notizia di un focolaio tra i neonati è stata smentita in serata dalla direzione dell’ospedale.
Dunque mancano pochi giorni al collasso di cui si intravedono i primi segnali. «Sta aumentando la mortalità per infarto e ictus perché con il Covid è più difficile ricoverare i pazienti in tempo», dice Antonio Giuseppe Rebuzzi, direttore dell’Unità di terapia intensiva cardiologica del «Gemelli». «Da una parte, c’è una difficoltà delle strutture sanitarie ad organizzarsi e, dall’altra, c’è anche la paura dei cittadini di recarsi in ospedale». Mentre la situazione sembra evolvere al peggio, dai dati emergono anche notizie rassicuranti. Per esempio, la seconda ondata non sta dilagando tra gli anziani, la fascia d’età falcidiata dalla prima.
Secondo uno studio pubblicato ieri dall’Istituto Superiore di Sanità, nell’ultima settimana l’età dei deceduti per Covid supera gli 80 anni, ma l’età media dei casi positivi è di 42 anni. In altre parole, i contagi riguardano soprattutto giovani con minore probabilità di sviluppare sintomi gravi. Anche nell’ultima settimana oltre il 90% dei casi positivi non ha riportato sintomi o ha sintomi lievi. Questo alleggerisce il peso sulle strutture sanitarie. Se la diga che in questo momento protegge gli anziani dovesse crollare, la crisi sarebbe assicurata. Per scongiurare l’ipotesi, il governo ragiona su nuove restrizioni. Ma intanto crescono le «zone rosse» decretate dalle regioni. Ieri è toccato alla Sicilia: vietato entrare ed uscire da Sambuca di Sicilia (Agrigento) e da Mezzojuso (Palermo). Nel primo caso si è trattato proprio di una residenza per anziani, con 3 vittime in pochi giorni. «Nella casa di riposo al momento ci sono 45 persone tutte con il Covid, occorre svuotarla al più presto e che si proceda al ricovero urgente in un centro Covid dei 31 anziani ospiti e dei 14 operatori», chiede ora il sindaco.
A Mezzojuso sono risultati positivi tutti i carabinieri in servizio nel paese: scuole chiuse, lavoratori in smart working e diritto di uscire di casa limitato a una volta al giorno, per fare la spesa o per motivi di salute. Con le forze dell’ordine fuori gioco, nel comune sciolto per infiltrazioni mafiose arriveranno rinforzi dalla centrale di Palermo per assicurare il rispetto del lockdown.
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