Procedure per il riconoscimento dello status di di rifugiato più veloci grazie all’aumento delle commissioni territoriali. E’ quanto previsto nel decreto sulla violenza negli stadi varato ieri dal consiglio dei ministri e al cui interno sono contenute anche misure riguardanti l’immigrazione, Dopo che gli arrivi di profughi sulle nostre coste sono ormai prossimi a quota centomila, per il Viminale si è reso necessario velocizzare le procedure che consentano a quanti ne hanno diritto di poter ottenere asilo nel nostro paese. Fino a oggi sono 10 le commissioni territoriali addette a tale compito, un numero decisamente insuffciente, tanto da rendere infiniti i tempi per l’esame delle domande. Con la conseguenza che i richiedenti asilo sono costretti ad attendere mesi prima di avere una risposta. Da adesso, ha spiegato ieri Alfano, le commissioni raddoppiano passando da 10 a 20, con la possibilità di allargarne il numero fino a 30 in caso di necessità. «Abbiamo rilevato che con l’afflusso dei richiedenti asilo la permanenza nei centri si è fatta troppo lunga, perché lo Stato non era in grado di dire un sì o un no – ha spiegato il ministro – Dunque abbiamo semplificato il giudizio in modo tale che non ci sia una procedura lenta». Delle commissioni farà parte anche un componente designato dall’Alto commissariato delle nazioni unite per i rifugiati. Alfano ha poi annunciato un nuovo «patto con comuni e regioni» per aumentare i posti a disposizione nel sistema Sprar «in modo da non far gravare sui singoli territori un peso eccessivo». Infine, ha concluso Alfano, «per 13 comuni siciliani colpiti dagli sbarchi si è deciso di alleggerire il patto di stabilità».
Intanto, dopo le polemiche de giorni scorsi sui presunti rischi di contagio da parte degli immigrarti salvati nel corso dell’operazione mare nostrum, ieri è arrivata la smentita ufficiale di qualsiasi tipo di rischio. «Nessun poliziotto è malato, nessuno è contagioso: tutti i poliziotti sottoposti al test per la tbc sono in servizio», ha tenuto a precisare Roberto Santorsa, neo direttore della direzione centrale di sanità del Dipartimento della pubblica sicurezza. «Sui 754 poliziotti che ad oggi hanno effettuato il test di Mantoux, 40 sono cutipositivi (circa il 5%): tale risultato non è assolutamente indice di malattia ma attesta solo un pregresso contatto con il microrganismo che può essere avvenuto anche molti anni fa. Il test all’intera popolazione italiana – ha proseguito Santorsa – farebbe registrare valori analoghi se non addirittura superiori».
In una intervista sul sito www.poliziadistato.it Santorsa ha illustrato i risultati degli esami sanitari e un vademecum corredato di foto per spiegare agli operatori in quali circostanze indossare i dispositivi di protezione individuale come guanti, mascherine, occhiali, camici, nonché il loro corretto utilizzo.