Il vice-sindaco di Roma, Luca Bergamo: «Difendo le esperienze che generano relazioni sociali»
Cinema Palazzo «Caro Ascanio, agisco per aprire spiragli»
Cinema Palazzo «Caro Ascanio, agisco per aprire spiragli»
Caro Ascanio,
ho letto le tue parole su il manifesto e desidero parlarne. Ti stimo profondamente e ci tengo all’opinione di chi come te dedica se stesso a nutrire il pensiero critico e difendere i diritti civili e sociali.
Rispetto allo sgombero del Cinema Palazzo e in generale, sul «piatto della mia bilancia» non pesa più il diritto alla proprietà privata, benché sia sancito anche nella nostra Costituzione.
Anzi per quanto mi riguarda penso che il principio che ne limita il godimento di cui parla l’articolo 42 sia largamente ignorato. Sulla bilancia dei miei valori pesa di più il diritto di partecipare liberamente alla vita culturale della comunità di cui parla la dichiarazione universale dei diritti umani e cui ho provato ad ispirare le scelte politiche e amministrative di questi anni.
Ieri l’altro ho preso la parola in una situazione inattesa e lo ho fatto nella funzione che svolgo, che è politica e istituzionale insieme in questi anni. Nella dichiarazione che riprendi parlo di fallimento, perché lo sgombero è la dimostrazione della difficoltà e talvolta limiti soggettivi a trovare soluzioni che siano nell’interesse pubblico e insieme nel rispetto del confuso e contraddittorio sistema di norme che regola l’attività delle istituzioni e la vita civile. Parlo di limiti delle persone, riferito a me come a chiunque abbia l’onestà di riconoscere le proprie.
Anche se non ne ho elementi certi per sostenerlo, ritengo che tra le ragioni della decisione di mettere lo sgombero del cinema Palazzo in cima alle priorità della prefettura, ci sia il ripetuto pronunciamento di tribunali civili in favore di proprietari immobiliari che chiedono risarcimenti allo Stato per il mancato godimento delle loro proprietà causate da occupazioni non interrotte dalla pubblica sicurezza e di conseguenza espone i responsabili all’intervento della Corte dei Conti.
Se così fosse si tratta di un’ennesima spirale pericolosa, che deve essere affrontata o ottenendo pronunciamenti di segno opposto nelle opportune sedi giudiziarie o con un intervento legislativo urgente. Le istituzioni devono rispettare le leggi in vigore, ma le istituzioni che fanno le leggi (e non sono i Comuni) possono e dovrebbero cambiarle quando non producono giustizia.
Per ora non è accaduto, almeno non abbastanza. Non vedo una corsa a legiferare per consentire alle istituzioni di agire in linea con l’articolo 42 della Costituzione, a partire dal riconoscimento che uno spazio culturale aperto alla comunità costituisce un interesse pubblico superiore della tutela della proprietà privata in determinate condizioni, come, secondo me nel caso del Cinema Palazzo.
Cercando costantemente di influenzarne il cambiamento delle norme che ritengo ingiuste ma cui devo rispetto, ho difeso e cerco di difendere le esperienze che generano relazioni umane e sociali ispirate ai valori della Costituzione, ce ne sono diverse testimonianze.
Agisco per tentare soluzioni, aprire spiragli anche dove non sembrano esserci e uso le parole con questa intenzione. Questo anche in quelle che hai commentato, come nei giorni che verranno dando il mio contributo al tavolo di lavoro istituito ieri dal Comune di Roma perché abbia un esito positivo.
Con un abbraccio,
Luca Bergamo, vice-sindaco di Roma
Risposta di Ascanio Celestini
Caro Luca,
anche io, come te, ho preso la parola in una situazione inattesa. Anche io l’ho fatto nella funzione che svolgo. La tua è, come scrivi, politica e istituzionale. La mia no. Io sono arrivato a San Lorenzo e ho visto i blindati che occupano piazza dei Sanniti. Davanti al Pastificio Cerere ho parlato coi manifestanti.
Mi ha fermato Franca la figlia di un partigiano e ho parlato anche con lei. Gli abitanti del quartiere non si sono appropriati di un’abitazione privata strappandola a una famiglia. Non si sono impossessati di un’attività commerciale florida rubandola a un imprenditore che stava sudando per offrire un’opportunità di crescita alla comunità.
Hanno preso un cadavere e l’hanno rianimato tenendolo in vita per anni. Quello spazio è di un privato, ma in una città che appartiene a tutti, affaccia su una piazza di tutti e può colmare un bisogno di tutti. Un «respiro» che a tutti è stato tolto, anche dai privati: i palazzinari che occupano Roma da 150 anni. Un privato ha delle responsabilità che sono tanto più grandi quanto più è padrone di uno spazio importante per la comunità.
Quello spazio è di un privato, ma il pubblico se ne può appropriare come fa per migliaia di chilometri di campi coltivati quando decide di far passare autostrade e ferrovie. Tu, come scrivi, agisci per aprire spiragli anche dove non sembrano esserci. Il mio compito è un altro, non in conflitto col tuo, ma un altro. Domattina sarò di nuovo in piazza.
Ricambio l’abbraccio
Ascanio Celestini
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