Horizon è il libro testamento di Barry Lopez, capolavoro che chiude il cerchio avviato con Uomini e Lupi e Sogni artici (con cui l’autore si è aggiudicato il National Book Award).

Considerato il più grande viaggiatore, cantore e narratore di luoghi, incontri straordinari e culture che l’America abbia mai avuto, con questo libro Lopez dà vita a un’epopea contemporanea insieme dolorosa e urgente, un racconto personale e carico di veggenza che è anche autobiografia, narrata attraverso la lente di sei paesaggi straordinari.

Barry Lopez
«Quale griglia di latitudini e longitudini si dimostrerà essere la carta nautica sicura per la navigazione umana, in grado di farci ricucire lo squarcio tra il sapere e il sentire, il baratro creato dall’Illuminismo quando si decise di privilegiare la capacità di conoscere su quella di sentire?»

E una preghiera, affinché il disastro ecologico che abbiamo contribuito a creare possa essere fermato. Una preghiera che attraversa tutta la sua opera e che è stata accolta, fra le altre, da queste brucianti parole di Margaret Atwood: «Auguriamoci che Barry Lopez non si riveli il cantore delle cose amate e perdute. L’amato “marmo blu”, l’amata natura selvaggia – se sono perduti irreparabilmente lo saremo anche noi».

DAVID QUAMMEN, che ha atteso trent’anni l’uscita di Horizon, ha definito la voce del suo autore impareggiabile, perché in grado di restituire tutta la vastità e la meraviglia del mondo.

Trent’anni: questo è il tempo che Lopez ha impiegato a sognare, appuntare e costruire Horizon, esplorando oltre settanta Paesi prima della sua prematura scomparsa, nel dicembre 2020.

Quando Barry lasciò questa vita il dolore fu sopraffatto dalla sensazione che fosse riuscito a vedere dove pochi prima di lui avevano veduto.

Un William Blake della prosa moderna, visionario, ma sempre attento alla realtà del mondo.

In Horizon – culmine di quella sintesi tra osservazione e scrittura che lo ha distinto fin dai suoi esordi letterari – accosta dettagli e storie che, presi singolarmente, parrebbero appartenere a mondi lontanissimi. Nel farlo, ne svela il comune denominatore e rivela le trame dell’universo che dal passato giungono, immutate, sino a noi.

QUESTO È L’ORIZZONTE percepito, e al contempo ben visibile, della sua vicenda umana e professionale: una tela infinita sulla quale accostare con pazienza colori, linee, trame, forme, evocazioni, immagini, per creare geografie, intese come regioni della narrazione da esplorare con lui, ma mentre si procede, in realtà noi, da soli.

Più volte nei suoi racconti saggistici Barry ha affrontato proprio il tema dell’orizzonte, cercando non di guidare il lettore ma di aprirgli un panorama, di offrirgli immaginario, di offrirgli sogno, dubbio, di donargli tutto ciò che ogni essere umano può condividere.

In questo modo ci aiuta a capire la stagione buia della vita respirando la luce e ci invita a seguire la traccia inequivocabile della luce respirando l’oscurità del mondo, della natura umana, dell’epoca incredibilmente complessa che viviamo, del dramma ecologico globale che abbiamo contribuito a creare e che dovremmo provare a disinnescare cambiando direzione.

Dopo essere partito e tornato decine di volte – dall’isola Skraeling nell’Artico a Port Arthur in Australia, da Cape Foulweather in Oregon alle isole Galápagos, dai deserti africani alle calotte di ghiaccio in Antartide – Barry scopre che le vicende narrate nelle sue pagine sono tutte elementi di un’unica Storia: quella della presenza umana sulla Terra, del suo senso e al contempo del senso che noi decideremo di dargli.

Di qui Horizon pone una domanda chiave, alla quale è impossibile sottrarsi: «Come stiamo, noi uomini? Dove siamo – e che intenzioni abbiamo?».

Domande del genere nascono ovunque, magari una notte in tenda nei pressi di Graves Nunataks in Antartide, durante una spedizione scientifica, quando Barry, dialogando con l’amico, guida e geologo John sul senso odierno della Scienza e sul valore della nostra percezione, si sente dire: «Noi acquisiamo una conoscenza più profonda, il che non garantisce di essere più vicini alla saggezza».

GIÀ IN «SOGNI ARTICI», libro nato dopo estese esplorazioni nei ghiacci polari, il viaggio si tramuta in una grande domanda sulla condizione umana, su dove davvero l’uomo abbia intenzione di andare: procederà accecato da se stesso e dal progresso fine al progresso, oppure cercherà modi per includere tutti dentro questa trasformazione?

Lo scrittore che era riuscito a viaggiare così a lungo in una geografia fisica restituiva infine la geografia intima dell’individuo, la mappa del mondo che ognuno porta dentro di sé.

Horizon fa altrettanto, e ancora di più: con gli ingredienti del mondo e della vita Lopez, che era riuscito a rendere vividi i sogni artici, ci mostra ora quali siano i sogni dell’orizzonte.

Il viaggio e la conoscenza scientifica, antropologica, storica, botanica, geologica sono l’impalcatura razionale che sostiene un’opera che sembra impossibile realizzare in una sola vita.

L’autore ci invita a collaborare alla nuova mappa: «Quale griglia di latitudini e longitudini si dimostrerà essere la carta nautica sicura per la navigazione umana, in grado di farci ricucire lo squarcio tra il sapere e il sentire, il baratro creato dall’Illuminismo quando si decise di privilegiare la capacità di conoscere su quella di sentire?».

QUELLO CHE CI OFFRE LOPEZ è il dono di una guida amorevole che dice di non procedere per tesi, ma dare invece fiducia alla percezione, al momento in cui sentiamo di dialogare intimamente con la Terra. E poi, certo: studiare, analizzare, raggiungere la sintesi e, infine, offrirla al mondo. Perché tornare al tempo del sogno significa tornare ad avere un orizzonte, invece che confini e limiti imposti dalle serie di dati, dalle analisi, dagli algoritmi. Tutte cose utili, ma che non possono precedere la scintilla che ha portato l’umanità fin qui, ovvero la visione creativa delle geografie. Ché di questo abbiamo bisogno noi Sapiens: sogno, immaginazione, viaggio interiore, realizzazione di un cammino comune. Perché vivere il mondo con uno schema preordinato, invece che provare a riscoprirlo, viaggiando lungo lo «squarcio tra il sapere e il sentire»?

La mattina di Natale del 2020, quando Barry ha chiuso gli occhi per l’ultima volta circondato dai suoi familiari, si è congedato con una frase che è l’emblema della sua attenzione per il prossimo: «How is everyone today?». E Horizon sembra proprio domandarci a sua volta, «Come state oggi?».

IN QUESTE PAGINE Barry, l’uomo, e Lopez, lo scrittore, si incontrano e si riconciliano. Ecco perché questo è il libro che si apre e svela l’orizzonte, l’horizon dei latini, il luogo che si trova tra quello che vediamo (o che vogliamo vedere) e quello che percepiamo. Sappiamo di non poterlo raggiungere ma senza di esso che viaggio sarebbe?

E se l’orizzonte appare cupo, nell’avvicinarlo potremmo scoprire che cupo non è: la grande questione di Horizon è questa. Che Lopez si ponga l’interrogativo a Cape Foulweather o in Australia, lavorando a degli scavi archeologici nella regione dei Turkana in Africa o in quell’Antartide il cui interno è praticamente privo di biologia, o alle isole Galápagos, dove duecento anni fa nasceva la rivoluzione evoluzionista di Darwin, il lettore è coinvolto in una geografia narrativa estratta da quella fisica e i cui elaborati diventano geografia umana, opzioni tra le quali scegliere per proseguire il viaggio.

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SCHEDA. Una ricerca interiore della mappa del mondo

L’intera opera di Barry Lopez (1945-2020), considerato il più grande narratore americano contemporaneo di natura e paesaggi, si è compiuta viaggiando lungo lo «squarcio tra il sapere e il sentire», finendo così per coinvolgere il lettore in una geografia narrativa estratta da quella fisica e i cui elaborati diventano geografia umana: un’idea del viaggio e del racconto che interroga chi scrive e chi legge come parte di ciò che osserva.

Lopez, che ha vissuto gran parte della propria vita in Oregon, ha immaginato, appuntato e rivisto i testi di «Horizon» (da venerdì 25 novembre in libreria per i tipi di Black Coffee, traduzione e prefazione di Davide Sapienza, pp. 640, euro 25) per 30 anni esplorando oltre 70 paesi e ne ha impiegati 7 per giungere alla stesura definitiva di quello che non a caso è considerato il suo capolavoro. Per Black Coffee è in corso di pubblicazione una nuova edizione anche di altre due opere fondamentali di Lopez, «Sogni artici» e «Lupi e uomini».