Il vescovo anti trivelle che cerca casa ai migranti
Intervista Don Ciccio Savino, successore di mons. Galantino a Cassano Ionio, ha messo a disposizione dei profughi 12 immobili della Diocesi: «Se aggiungi un posto a tavola nessuno muore di fame e nessuno protesta. Provare per credere...». E sulla minaccia petrolifera nello Jonio: «La Calabria, già troppo "sfigurata", attende di essere "trasfigurata" da un nuovo umanesimo»
Intervista Don Ciccio Savino, successore di mons. Galantino a Cassano Ionio, ha messo a disposizione dei profughi 12 immobili della Diocesi: «Se aggiungi un posto a tavola nessuno muore di fame e nessuno protesta. Provare per credere...». E sulla minaccia petrolifera nello Jonio: «La Calabria, già troppo "sfigurata", attende di essere "trasfigurata" da un nuovo umanesimo»
«Dalla parte degli scartati, dei rifiuti della società». È abituato a parlare chiaro e a camminare in basso il nuovo vescovo di Cassano Ionio, in provincia di Cosenza, una delle diocesi più antiche d’Italia. Vietato chiamarlo «Eccellenza». Lui è Don Ciccio Savino, successore e continuatore di quel Nunzio Galantino, attuale segretario della Cei, che per aver predicato l’accoglienza ai migranti sta facendo tanto arrabbiare il leghista Salvini. Don Ciccio ha impiegato pochissimo tempo per farsi amare dai fedeli della piana di Sibari.
Straordinaria l’empatia che si è creata tra lui e i non credenti, soprattutto con le associazioni ambientaliste e quelle impegnate nel sociale. Il vescovo Savino si è schierato subito contro il progetto di trivellazioni petrolifere nello Jonio. Dopo aver aperto un costruttivo dialogo con la Rete Associazioni Sibaritide e Pollino in Autotutela, ha radunato tutti i sindaci del comprensorio. Insieme hanno ribadito che il territorio è uno dei più produttivi del Mezzogiorno e può contare su ben altre risorse, come l’agricoltura e il turismo. Non c’è bisogno di consegnarlo all’azione devastante delle multinazionali petrolifere. Poi, pochi giorni fa, un’altra iniziativa forte, stavolta in tema di accoglienza ai migranti…
Don Ciccio, lei ha avviato un censimento degli immobili vuoti di proprietà della Diocesi di Cassano per assegnarli a profughi e rifugiati. Quanti sono gli immobili e in base a quale criterio intende assegnarli?
Nella Diocesi di Cassano all’Jonio, ci siamo lasciati interpellare dall’invito di Papa Francesco di accogliere una famiglia di profughi in ogni parrocchia come segno di attenzione alla tragedia epocale che coinvolge ormai popoli in fuga da regimi dittatoriali. Governare l’emergenza “rifugiati” non è semplice, né può ridursi soltanto a qualche azione straordinaria, ma richiede anche una ricognizione delle disponibilità: le parrocchie e le strutture già abilitate all’accoglienza sono state chiamate ad un censimento che finora ha rilevato un numero di 12 immobili. I criteri di assegnazione dei posti disponibili saranno condivisi con la Prefettura.
Non teme di divenire bersaglio degli attacchi di coloro i quali sostengono che bisognerebbe aiutare prima i “nostri” poveri?
Ogni azione ci espone a giudizi positivi e negativi e questo non può bloccare le nostre decisioni. I poveri del territorio non sono esclusi, e non si sentiranno esclusi, se i ricchi, coloro che posseggono una casa che non abitano, si lasciano conquistare dalla misericordia con cui Dio si china su ciascuno e che ci avvolge teneramente suscitando gesti di misericordia verso chi è bisognoso. Tutti dobbiamo impegnarci ad essere misericordiosi con chi è affamato, con chi non ha abiti, con chi non ha una casa, con chi cerca un posto per vivere lontano dai bombardamenti e dagli attacchi militari. Quando si aggiunge un posto a tavola, nessuno muore di fame e nessuno contesta: provare per credere…
Cosa pensa di giovani come gli operatori di Casa La Rocca CIDIS Onlus che a Cassano Ionio, da anni, lavorano in prima linea a sostegno dei migranti?
Tanti giovani e meno giovani, come gli operatori di Casa La Rocca Onlus di Cassano, operano a sostegno dei migranti in maniera ammirabile. Li ho conosciuti e ne ho apprezzato la passione e soprattutto la creatività che consente loro di progettare, oltre l’accoglienza della prima ora, anche la progettualità che è finalizzata all’integrazione. Non è sufficiente che ogni parrocchia accolga una famiglia ma occorre che l’intera comunità parrocchiale, e qui nella Diocesi di Cassano ogni parrocchia comprende spesso l’intero paese, apra il suo cuore offrendo l’opportunità di imparare la lingua italiana, accogliere i bambini nella scuola, inserirsi nel contesto socio-culturale nella dinamica del mutuo-soccorso.
In diversi suoi pubblici interventi ha denunciato il rischio che la crescente ventata xenofoba possa impadronirsi anche delle intelligenze più tolleranti e aperte. Quali sono le cause di questa ondata di paura nei confronti del “diverso”?
L’intolleranza xenofoba nasce dal timore di perdere il potere sulle nostre cose, sui nostri diritti, sulla salute e la sua difesa. Quando il diverso è lontano da me e posso guardarlo a distanza, posso tollerarlo ma se si avvicina e corrompe il mio spazio vitale, allora non mi va più bene. Quello che è mio non si tocca. Ma la chiusura di difesa, di me stesso e della mia vita, delle mie prerogative, ci chiude in un egoismo asfissiante in cui ciascuno rischia di soffocare e di rimanere vittima di violenza. Se l’acqua scarseggia, la riduzione delle pretese di ciascuno è più opportuna della pretesa di proprietà di qualcuno perché si tratta di un’appropriazione indebita, ottenuta con la sopraffazione e con la violenza cui seguiranno altre violenze, cioè la guerra. Ciò vale per tutte le risorse naturali e non solo. Per questo ci può essere salutare riflettere sul nesso povertà-giustizia-ecologia su cui insiste l’enciclica papale Laudato si’. Il disastro ecologico, il disastro antropologico e il disastro sociale sono strutturalmente interconnessi.
Il vescovo Nunzio Galantino, suo predecessore alla guida della diocesi di Cassano, ha lasciato un segno indelebile nelle coscienze degli abitanti della Sibaritide, per la sua forte volontà di avvicinare la chiesa alle famiglie indigenti e ai non credenti, per la scarsa disponibilità a sottostare ai formalismi del notabilato locale, infine per aver ottenuto la visita di papa Francesco. Come intende farsi continuatore dell’apostolato di Galantino?
Con don Nunzio Galantino condivido la prossimità radicale a Gesù Cristo e alla sua Chiesa, la prossimità al popolo di Cassano, i tratti salienti di una linea pastorale che si può racchiudere nelle parole «pati humana» e «pati divina» e, soprattutto, il Vangelo su cui si fonda la continuità del mio ministero episcopale con chi mi ha preceduto.
È d’accordo col segretario della Cei quando strapazza la classe politica italiana?
Mettersi alla sequela di Gesù, essere suoi discepoli in missione, comporta anche il parlare “chiaro” con gli uomini di potere scegliere sempre e dovunque di comunicare con “parresìa” ciò che lo Spirito suggerisce. Con il Segretario della Cei non si può dissentire quando richiama i cattolici ad una presenza caratterizzante, alla testimonianza martiriale nelle istituzioni civili e nelle politica. Anche il cardinale Bagnasco, ha condiviso e sostenuto le dichiarazioni di monsignor Galantino. E poi stiamo attenti a non strumentalizzare parole ed espressioni, come spesso accade da parte dei giornalisti che utilizzano “parole” estrapolandole dal contesto per attribuire un significato non certo originario. Un esempio per tutti: al Meeting di Comunione e Liberazione tenutosi a Rimini nel mese di agosto, don Nunzio Galantino svolge la sua relazione trattando di antropologia, in particolare sul senso del limite e il fascino delle frontiere, e i titoli di molti quotidiani riportano a caratteri cubitali che ha parlato di politica!
Cosa pensa di opere come le trivellazioni petrolifere che stanno per essere effettuate nel territorio della sua diocesi, lungo la costa jonica?
Speriamo che vengano bloccati i progetti di trivellazioni petrolifere sulle coste dello Jonio e dell’Adriatico. La Calabria, il nostro territorio, che è già stato troppo “sfigurato” delle sue bellezze naturali per scopi di speculazione di varia natura, attende di essere “trasfigurato” da un nuovo umanesimo che permetta di ricentrare la convivenza umana sull’economia di comunione e non più sull’egemonia del dio-denaro e del profitto massimizzato.
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