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Il vascello batte bandiera nera

Il vascello batte bandiera nera

Game Esotico mare virtuale da navigare con calma in compagnia del pirata Edward Kenway tra mitologia e fantascienza

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 16 novembre 2013

Tra gli scenari storici, urbani e naturali eletti da Ubisoft come cornice per la sua annuale saga di assassini buoni, templari cattivi e congiure apocalittiche nessuno possiede il fascino celeste e rigoglioso di Assassin’s Creed IV Black Flag, che ci trasporta nei Caraibi durante l’inizio del ‘700, l’epoca d’oro della pirateria. Senza nulla togliere alle meraviglie metropolitane e rinascimentali di Firenze e Venezia del secondo episodio e alla selva nord americana del terzo, il Mar dei Caraibi risulta un luogo accogliente anche quando è ostile, una terra d’avventura, di orizzonti vasti da inseguire fino alla fine del mondo, di scoperte e di misteri celati negli abissi o nel folto di fitte giungle. La natura si sostituisce all’architettura e un disordine anarchico e vegetale al rigore disciplinato e funzionale dell’urbanistica, creando una geografia caotica che ci ammalia con le luci e i colori di tramonti che si eternano sulle onde azzurre e arancioni, di isole così bianche e verdi da accecare, di nuvole oscure che preludono a disastrose burrasche, di legno, acqua e roccia che costruiscono panorami come templi liquidi e vegetali dalle strutture irrazionali e cangianti.

Ci sono anche le città, L’Avana, Kingston e Nassau, ma nel loro disordine cromatico e geometrico appaiono come giocattoli insabbiati lasciati sulla spiaggia da un bambino distratto e che, all’alba del giorno dopo, assumono l’aspetto di micro-città prodigiose a causa dell’accumularsi notturno di alghe, conchiglie e rifiuti. E’ un peccato che talvolta, a causa delle legge ferrea di una giocabilità d’azione, l’orizzonte marittimo e insulare risulti troppo trafficato da barche e navi da predare o da cui fuggire; non è un difetto ludico ma solo poetico e ci ricorda che siamo in un videogioco e non in un sogno salgariano. Risulta comico e solo utile ai fine del potenziamento recuperare naufraghi dalle acque per reclutarli sulla propria nave pirata, la Jackdaw: ci sono decine e decine di naufraghi solitari nel Mar dei Caraibi a vagare in cerca di aiuto sulla loro barchetta improvvisata. Schiacciare X ogni poche decine di secondi per accogliere a bordo i dispersi renderebbe il navigare meno emozionante se i nostri occhi non fossero ipnotizzati dalla visione e le nostre orecchie incalzate dai bellissimi canti dei marinai. “Raccogliere” nuove canzoni in giro per le vastità della zona di gioco è la missione secondaria più gratificante della saga di Assassin’s Creed.

Verrebbe voglia di navigare e basta, fino a gettare l’ancora in una nuova baia perlacea o presso i muri rocciosi di scogliere sepolte dalla vegetazione che celano misteri ancestrali. Tuttavia le battaglie navali, nella loro dimensione videoludica immediatamente riconoscibile, sono divertenti anche quando diventano ripetitive, perché variate da diverse incognite legate alle condizioni atmosferiche e marittime e dalle caratteristiche nautiche e offensive delle imbarcazioni.

Assassin’s Creed IV Balck Flag, uscito per Playstation 3, Xbox 360, Wii U, PC e presto per le nuove console di Microsoft e Sony, racconta la storia di Edward Kenway e la sua carrierera piratesca tra ricostruzioni storiche e fantasia sfrenata. Incontriamo e interagiamo con personaggi come Barbanera, Benjamin Hornigold, Bartholemew Robert e Anne Bonny mentre le loro storie di arrembaggi e sbronze di rhum si alternano alle missioni legate alla mitologia da complotto fantascientifico e secolare della saga. Andiamo a caccia di animali terrestri e marittimi, ci immergiamo in cerca di relitti sommersi, perlustriamo isolotti in cerca di rovine, ci arrampichiamo per misteriosi ruderi Maya in un’avventura il cui svolgimento è appassionante soprattutto quando asseconda le derive personali di un’esplorazione libera dai vincoli della trama e il desiderio soggettivo di scoperta.

Caldo, esotico mare virtuale da navigare con calma durante i rigori dell’inverno, Black Flag ripristina l’epica scanzonata della pirateria in maniera assai più convincente di quella hollywoodiana de I Pirati dei Caraibi.

 

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