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Il vaccino Novavax è efficace al 90% anche contro le varianti

Il vaccino Novavax  è efficace al 90% anche contro le variantiVaccinazione in Gran Bretagna – Ap - LaPresse

Produzione a rischio Il vaccino anti-Covid19 prodotto dalla Novavax ha un’efficacia pari al 90%, secondo un comunicato della stessa casa farmaceutica. Si tratta del risultato preliminare di uno studio in corso negli Stati […]

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 15 giugno 2021

Il vaccino anti-Covid19 prodotto dalla Novavax ha un’efficacia pari al 90%, secondo un comunicato della stessa casa farmaceutica. Si tratta del risultato preliminare di uno studio in corso negli Stati Uniti e in Messico. Alla sperimentazione hanno partecipato circa trentamila volontari. Ventimila di loro hanno ricevuto un vaccino, mentre agli altri diecimila è stato somministrato un placebo.

Nel gruppo dei vaccinati si sono registrati 14 casi di Covid-19, tutti in forma lieve, mentre nel gruppo del placebo si sono ammalati in 63, dieci dei quali in forma moderata e quattro in forma grave.

Dunque, l’efficacia contro queste forme più serie del Covid-19 è del 100%. Il vaccino si è rivelato efficace al 93% i ceppi monitorati dai virologi, come le cosiddette varianti alfa, beta, gamma e delta diventate dominanti in varie aree del mondo e che stanno guastando i piani di riapertura del Regno Unito. Novavax ha annunciato di voler richiedere l’autorizzazione alle agenzie regolatorie (Ema e Fda) entro settembre.

A differenza dei vaccini a Rna o a vettore virale – gli unici già approvati contro il Covid-19 – quello prodotto dalla Novavax utilizza un meccanismo diverso, più collaudato e simile a quello utilizzato nel vaccino cubano Soberana 2.

Il vaccino, infatti, è costituito da una nanoparticella lipidica a cui sono legate fino a 14 proteine “spike”, le stesse che si trovano sulla superficie esterna del coronavirus e gli permettono di entrare nelle cellule. Con l’inoculazione, l’organismo sviluppa gli anticorpi contro le proteine spike e “impara” a proteggere le cellule. Il meccanismo, detto “a sub-unità”, è già utilizzato da altri vaccini tradizionali come quelli contro l’epatite B, lo streptococco e la meningite.

È considerato molto sicuro, ed è ritenuto particolarmente adatto anche per l’uso nei bambini. Il vaccino, infatti, non è in grado di replicarsi e non interferisce con i processi di trascrizione genomica che regolano il funzionamento delle cellule. Per conservarlo, inoltre, è sufficiente mantenerlo a una temperatura di 2-8 °C, alla portata di un qualunque frigorifero domestico.

Di contro, questa tipologia di vaccini può avere una bassa capacità di indurre una risposta immunitaria. Perciò, richiede la somministrazione di una sostanza adiuvante legata alla proteina. Nel caso del vaccino Novavax si usa la “saponina”, un ingrediente estratto dalla Quillaja saponaria Molina, una pianta che cresce solo nei paesi andini.

La limitata disponibilità della saponina mette a rischio la produzione di grandi quantità di vaccino e ne aumenta i costi. Un grammo di saponina in polvere può valere anche centomila dollari e ogni dose ne richiede un quantitativo del valore di cinque dollari.

La fornitura di un numero sufficiente di dosi è dunque la principale incognita per il vaccino Novavax, anche se l’azienda promette di produrne circa cento milioni di dosi al mese. Proprio l’incertezza sugli approvvigionamenti ha finora impedito che la Commissione Europea e l’azienda arrivassero a un accordo per la prenotazione del vaccino, come già avvenuto per le altre case farmaceutiche.

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