Il trionfo del parametro zero. Spiccioli di football
Manolo Gabbiadini con la maglia del Napoli
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Il trionfo del parametro zero. Spiccioli di football

Sport Sempre più povero di stelle e di euro si è chiusa la finestra invernale del calcio mercato. Tra prestiti e plusvalenze dimostra lungimiranza solo Napoli - l'acquisto di Manolo Gabbiadini - e la Juventus
Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 4 febbraio 2015

Il mercato della rivoluzione. E dei ritorni. Inattesi, forse inutili, che però fotografano perfettamente la pessima condizione di salute del calcio italiano. Sempre più povero, di stelle, di euro. E che cade nei soliti vizi, con club che ora si ritrovano rose con oltre 30 calciatori, tra doppioni, nuovi arrivi, scommesse, oppure ritorni sul luogo del delitto dopo aver fallito in passato. La squadra non va? Ecco la rosa rivoltata come un calzino, senza investire un euro nei nuovi calciatori. Tra affari – o presunti tali – a parametro zero, prestiti, un flusso ininterrotto di prestiti, la password ufficiale del mercato. E accade solo in Italia. Ci sono club che si sono completamente rifatti il trucco.

Come il Parma dei nuovi padroni che non paga gli stipendi agli atleti e che ha smantellato l’intero giocattolo (per motivi diversi, via Cassano, Lodi, Paletta), per risparmiare centinaia di migliaia di euro sul monte ingaggi, accettando di fatto la retrocessione in Serie B con 17 turni di anticipo rispetto all’epilogo del campionato. Una svendita a prezzi modici. Per intenderci, Nicola Pozzi, attaccante parmense, è finito al Chievo in prestito con diritto di riscatto a mille euro. E hanno deciso di cambiare quasi tutto anche Sampdoria e Genoa, forse nella loro stagione migliore dell’ultimo decennio. Sulla sponda doriana Sinisa Mihajlovic è furioso: il presidente Ferrero, tra una gag poco riuscita e l’altra, gli ha venduto Manolo Gabbiadini, acquistato Muriel dall’Udinese– voluto dal tecnico – ma fuori per un mese per infortunio e soprattutto con uno spiccato senso verso le sceneggiature complicate gli ha messo nello spogliatoio Samuel Eto’o. Con il camerunense, 34 anni, un finale di carriera tutto da scrivere dopo l’esilio prima in Daghestan, all’Anzhi, poi al Chelsea e all’Everton e una tendenza radicata all’anarchia, nello sport e nella vita, che l’ha lasciato a piedi già al secondo allenamento.

Al Genoa che il patron Preziosi smantella in ogni sessione di mercato invece è tornato Marco Borriello, terzo atto della saga in sette anni, manco fosse Il Padrino, rispedendo al Milan Alessandro Matri. Che come un assegno circolare è poi andato a Torino – in prestito -, alla Juventus, che l’aveva venduto due anni fa perché aveva fatto fiasco. Misteri. Come al Milan, che ha portato a casa – sempre a titolo provvisorio, senza staccare un assegno – Destro, Cerci, Bocchetti, Paletta. Dimenticando che magari un colpo andava fatto a centrocampo, che i difensori acquistati non sono affatto meglio di quelli a disposizione. C’è poi l’Inter e le sue teorie applicate di finanza creativa per rinforzarsi secondo i desideri di Roberto Mancini e l’esigenza di non sforare i dettami del Fair Play Finanziario, che potrebbe portare a multe salate e provvedimenti anche sulla partecipazione alle Coppe europee. Ecco quindi gli acquisti – il croato Brozovic, lo svizzero Shaqiri – che saranno pagati in futuro, per Brozovic addirittura da giugno 2016. Mentre per Podolski, tedesco che all’Arsenal ammirava dalla panca il cielo grigio del nord di Londra, i nerazzurri non hanno dovuto pagare nulla. E nulla hanno finora ricevuto in cambio sul campo.

Perché gli affari esistono, così come le occasioni a costo zero. Ma la qualità in genere si paga. E come spesso avviene in Italia negli ultimi anni, si registra un evidente spread tra chi è sbarcato in Serie A e chi ha preferito andare altrove. Come Juan Cuadrado, dalla Fiorentina al Chelsea per oltre 30 milioni di euro, forse uno dei migliori dieci calciatori del torneo, assieme a un gruppetto di juventini e a Gonzalo Higuain del Napoli. Anche il colombiano in Premier League, alle dipendenze di Josè Mourinho, in cambio di tanti soldi. Perché le società vanno alla ricerca delle plusvalenze, poi della qualità. E la famosa parola “progetto” che viene spesa quasi sempre senza cognizione di causa, è messa in pausa durante la finestra del mercato. Dalla fiera dei prestiti e degli atleti girati come assegni si sono salvate Juventus (escluso il caso Matri) e il Napoli, che ha investito 13 milioni di euro su Manolo Gabbiadini. L’unico acquisto di spessore a titolo definitivo mentre restano senza dimora Cassano e Osvaldo. Qualche anno fa, per ingaggiarli serviva un assegno con tanti zeri.

 

 

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