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Il tocco lisergico di «Mind Game» diventa cult movie

Il tocco lisergico di «Mind Game» diventa cult movieUna scena da "Mind Games" di Masa'aki Yuasa

Maboroshi Il lungometraggio esce nel 2004, ma non ottiene il successo di pubblico sperato, la critica però adora il film che conquista alcuni prestigiosi premi in patria e si fa notare per il suo stile unico anche all’estero.

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 24 novembre 2023

L’edizione della Biennale del cinema del 2021 presentò fra i lavori invitati nella sezione Orizzonti, Inu-Oh, lungometraggio animato diretto da Masa’aki Yuasa. La partecipazione al festival coronava, almeno agli occhi del pubblico cinefilo generalista, un percorso creativo iniziato per l’animatore giapponese circa trent’anni prima. Considerato, giustamente, fra le più originali menti attive nel mondo dell’animazione giapponese contemporanea, Yuasa comincia la sua carriera come animatore durante gli anni novanta del secolo scorso. Dapprima lavorando a serie televisive come Chibi Maruko-chan e soprattutto Crayon Shin-chan, e in seguito attraverso collaborazioni esterne con diversi studi d’animazione, fra cui lo Studio Ghibli.
La prima grande opportunità per far notare la sua voce autoriale, almeno a livello nazionale, arriva nei primi anni del nuovo millennio, quando lo Studio 4°C gli offre la possibilità di dirigere un manga creato da Robin Nishi, Mind Game. Il lungometraggio esce nel 2004, ma non ottiene il successo di pubblico sperato, la critica però adora il film, Mind Game conquista alcuni prestigiosi premi in patria e si fa notare per il suo stile unico anche all’estero.

«MIND GAME» in questi due decenni è finito per diventare un vero e proprio film di culto, amato sia da artisti che da appassionati di animazione. Il lungometraggio fu presentato nel 2005 o 2006 al Future Film Festival di Bologna, ma in Italia non è stato mai ufficialmente distribuito.
Lo Studio 4°C, con una mossa abbastanza rara per l’industria cinematografica del Sol Levante, ha reso il film disponibile sul suo canale YouTube (https://t.co/0a6Hg0BSpk) fino all’undici dicembre in molti paesi, compresa l’Italia. Il lavoro è sottotitolato, in modo pessimo purtroppo, anche in italiano.
Nishi è un giovane, innamorato dell’amica Myon fin dall’infanzia, periodo che viene richiamato con flashback per tutta la durata del film. I due si incontrano casualmente il giorno prima delle nozze di lei e si recano insieme in un locale. Due yakuza irrompono improvvisamente nel bar per riscuotere dei soldi, scoppia una lite e Nishi viene ucciso. Se ne va in un improbabile aldilà, dove rivede la scena della sua morte magnificata infinite volte su grandi schermi e dove incontra una serie di personaggi surreali che continuamente saltellano di qua e di là mutando forma e colore. Si tratta di dio nelle sue stroboscopiche manifestazioni.

A QUESTO PUNTO punto la storia si apre e si disintegra, arricciandosi narrativamente su sé stessa. Nishi ritorna in vita e assieme a Myon e alla sorella scappa dal locale dove è stato ucciso, in una lunghissima fuga che si conclude in mare, biblicamente inghiottito da un’enorme balena.
All’interno del cetaceo i tre incontrano un vecchio pazzo che da anni vive lì dentro, dapprima si disperano, ma poi colgono il lato positivo della situazione. Gioiscono, fanno l’amore, ma soprattutto ricordano l’infanzia e altri momenti passati della loro infanzia.
Questa offerta dallo Studio 4°C è un’occasione quasi unica per rivisitare, o scoprire per la prima volta per i più fortunati, uno dei lavori più inclassificabili usciti dall’arcipelago in questi ultimi due decenni. La storia raccontata per sommi capi sopra non rende bene l’idea dell’andamento a spirale e del tono riccamente lisergico che permea tutto il lungometraggio. Il film è una sorta di fantasmagoria visiva e mentale, eccessiva e non per tutti i gusti, molte scene sono problematiche, tanto per il mix di stili animati, quanto per l’uso di riprese dal vivo, ma anche per il tocco spiazzante di Yuasa e dei suoi collaboratori.

matteo.boscarol@gmail.com

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