Fra il 1967 e il 1971 Armando Testa (Torino, 1917-1992) aveva realizzato un ciclo di omaggi a Piet Mondrian. Le griglie ortogonali e le compatte campiture dei quadri neoplastici erano diventate rilievi aggettanti di piani in formica smaltata, enfatizzando in maniera ludica l’incastro di elementi architettonici: ciò che nelle tele del maestro olandese era frutto di una disciplina ascetica fino a spersonalizzare la pittura, qui era un gioco «pop», reso spiazzante dal contrasto kitsch con le volute dorate delle cornici barocche. È un’operazione che riassume molti aspetti del mondo di Testa: un acuto senso d’osservazione, senza filtri e preconcetti, capace...