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Il tempio conteso

Il tempio conteso – Reuters

Succede in Asia La disputa attorno al tempio dell'XI secolo, considerato uno dei capolavori dell'arte khmer, si è combattuta anche con le armi tra cambogiani e thailandesi

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 25 novembre 2013

L’area attorno al tempio di Preah Vihear è sotto la sovranità cambogiana. Lo scorso 11 novembre la Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha chiarito quanto già stabilito nel 1962, quando il tempio dedicato a Shiva fu assegnato a Phnom Penh. Restava tuttavia incertezza sui quasi cinque chilometri quadrati di territorio circostante, contesi con Bangkok. Tutto finito e deciso quindi.

In realtà alcuni commentatori pensano il contrario. Come ricorda l’Economist, trascorsi cento anni da quando un cartografo francese tracciò il confine tra l’allora regno del Siam e il protettorato francese della Cambogia, i giudici dell’Aja hanno deciso a chi spetta il promontorio conteso, ma non si sono espressi su altre aree circostanti. Allargando un po’ il raggio la disputa è lasciata ai negoziati tra i due governi. Per il settimanale britannico, Bangkok potrebbe comunque sottolineare come la corte non abbia in realtà accolto tutte le richieste cambogiane. Così spiega anche il sorriso sul volto di un generale thailandese che stringe la mano a un militare di Phnom Penh durante una cerimonia nelle zone contese

La disputa attorno al tempio dell’XI secolo, considerato uno dei capolavori dell’arte khmer, si è combattuta anche con le armi. Nel 2011 gli scontri tra i militari dei due Paesi hanno fatto almeno 18 morti e migliaia di sfollati. Violenze che hanno spinto Phnom Penh a chiedere un chiarimento alle Nazioni Unite. A fomentare la disputa era stata già nel 2008 l’iscrizione del tempio nella lista dei patrimoni dell’Unesco (http://whc.unesco.org/en/list/1224). Una decisione che ha risvegliato le mire thailandesi.

Nella contesa si sono inserite anche le difficoltà politiche interne ai due contendenti. Tra il novembre 2009 e l’agosto 2010, il primo ministro cambogiano Hun Sen si avvalse dei servizi come consulente economico del deposto premier thailandese, Thaksin Shinawatra, in esilio auto-imposto con una condanna in contumacia per corruzione. Una scelta accolta come un insulto a Bangkok dove al governo allora c’erano gli avversari politici di Thaksin. Premier era Abhisit Vejjajiva, del Partito democratico. A maggio del 2010 si sarebbe compiuta la repressione della protesta delle camicie rosse sostenitrici di Thaksin, che per settimane occuparono il centro della capitale chiedendo le dimissioni di un governo che giudicavano illegittimo. Il bilancio dell’intervento delle forze di sicurezza fu di 91 e quasi duemila feriti.

Oggi l’esecutivo thailandese è guidato da Yingluck, sorella di Thaksin e bersaglio dell’opposizione, da ultimo nelle scorse settimane scesa in piazza per contestare la proposta d’amnistia per le violenze politiche degli ultimi dieci anni. Un provvedimento che l’opposizione ha tuttavia ritenuto essere uno stratagemma per permettere il ritorno in patria dell’ex premier in esilio. Anche in Cambogia Hun Sen, al potere da oltre 25 anni, è alle prese con la protesta dell’opposizione che contesta il risultato delle elezioni dello scorso luglio e denuncia brogli. Come scrive l’Asia Times Online: l’orgoglio nazionale è troppo forte in entrambi i Paesi perché la decisione del Tribunale dell’Aja spazzi via le dispute. I politici tanto cambogiani quanto thailandesi possono usare la contesa a loro vantaggio contro i rispettivi governi.

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