Il Tar del Lazio boccia l’«iniquo compenso» per giornalisti precari e freelance
Giornalismo Una vittoria (parziale) dei giornalisti freelance, dell'ordine dei giornalisti e di Stampa Romana che si sono opposti all'accordo capestro siglato dall'Fnsi con editori e governo nel 2014
Giornalismo Una vittoria (parziale) dei giornalisti freelance, dell'ordine dei giornalisti e di Stampa Romana che si sono opposti all'accordo capestro siglato dall'Fnsi con editori e governo nel 2014
La Commissione per la valutazione dell’equo compenso dei giornalisti dovrà riesaminare e riapprovare la delibera con la quale ha promosso l’equità retributiva dei professionisti e pubblicisti titolari di un rapporto di lavoro non subordinato in quotidiani, periodici, agenzie di stampa ed emittenti televisive. L’ha stabilito ieri il Tar del Lazio accogliendo in maniera parziale un ricorso proposto dall’ordine dei giornalisti.
Per il Tar «la delibera introduce parametri di “equo compenso” non proporzionati alla quantità e qualità del lavoro svolto, e del tutto insufficienti a garantire un’esistenza libera e dignitosa al giornalista autonomo, in quanto le tabelle riconoscono e legittimano un sistema di lavoro “a pezzo” o “a chiamata” che vede aumentare la forza contrattuale degli editori, essendosi in realtà la Commissione limitata a fissare una sorta di “minimo garantito”, che peraltro non corrisponde all’equo compenso».
I giudici amministrativi hanno escluso che l’equo compenso corrisponda alle tariffe dell’ordine dei giornalisti, che eliminerebbero ogni margine di contrattazione atto a valorizzare il rapporto di proporzionalità fra quantità e qualità del lavoro specificamente svolto, in contrasto con le indicate finalità della legge». In ogni caso, la commissione dovrà ridiscutere e riapprovare la contestatissima delibera seguendo le linee indicate dalla sentenza.
È una vittoria dei giornalisti freelance, dell’ordine dei giornalisti e di Stampa Romana che dal giugno 2014 avevano dato vita ad un duro e inedito conflitto contro il sindacato dei giornalisti Fnsi, allora guidato da Franco Siddi. L’accusa: avere firmato un accordo definito «vergognoso» per i precari e i freelance, cioè il 60% dei giornalisti italiani. Le cifre sono queste: 250 euro lordi al mese per collaboratore. Tanto più produci, meno vieni pagato. «Dopo questa sentenza, va riaperto il confronto con governo ed editori, a partire da domani – sostengono i freelance iscritti a Stampa Romana – Chiediamo ai nuovi vertici della Federazione nazionale della stampa di disdettare l’accordo sul lavoro autonomo che ha ispirato quella delibera». «Il combinato disposto tra le tariffe fissate lo scorso 19 giugno sull’equo compenso e l’accordo contrattuale di qualche giorno dopo – spiega Lazzaro Pappagallo, segretario di Stampa Romana – aveva creato un »mostro giuridico« unico nella storia del sindacato italiano. Ora tocca al nuovo vertice Fnsi riprendere in mano l’iniziativa sindacale e contrattuale, riascoltando i colleghi non dipendenti, facendo tesoro della sentenza del Tar».
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