Cultura

Il sovrano del ring e della parola

Il sovrano del ring e della parolaMuhammad Ali nel 1972

Scaffale «Il sofista nero» di Marco Mazzeo, per Derivepprodi: Muhammad Ali e la sua suprema capacità di sovvertimento verbale della realtà

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 6 giugno 2017

Nell’Encomio di Elena, classico della sofistica greca, il filosofo Gorgia produce forti rovesciamenti di senso sostenendo che la più bella fra le donne non è causa della guerra ma vittima degli uomini, la sua bellezza non è colpa ma virtù. Il testo è un prototipo del genere epidittico, discorso retorico basato sull’elogio, che viene utilizzato ampiamente (nella variante dell’autoelogio) da Cassius Clay /Muhammad Ali, lo sportivo più famoso del XX secolo, sovrano del ring e della parola, performer atletico che ha già intuito l’esplodere della società dello spettacolo, con una suprema capacità di sovvertimento verbale della realtà. Così argomenta Marco Mazzeo, filosofo del linguaggio, nel suo libro Il sofista nero (edito da DeriveApprodi, pp.130, euro 13) dove il pugile e oratore afroamericano viene ritenuto alla stregua del sofista mercenario (che corrompe il mondo dell’antica Atene), uno showman capace di trasformare le parole in soldi, di puntare su previsioni autoconfermative e su un’opera di biasimo (dei rivali) molto aggressiva, di mettere in scena il conflitto sociale e l’urto della violenza.

CON UN’ANALISI PUNTUALE di incontri e filmati, rime musicali e reportage giornalistici, si tratteggia l’ambivalenza del pluricampione dei pesi massimi, potenzialmente sovversivo, fattivamente subalterno (secondo Mazzeo). Da un lato fenomeno globale, personaggio dello star system, presagio del rapporto tra Islam e occidente, dall’altro simbolo che rievoca forze antiche come lo schiavo, il sofista e il pancrazio (la dura forma di combattimento, a metà tra lotta e pugilato d’epoca greco-romana). «Egli rappresenta l’apogeo precoce di quel che sarà l’esperienza nel mondo del tardo capitale: un susseguirsi caleidoscopico di choc, urti tattili che, secondo la ricostruzione di Benjamin, trovano incarnazione esemplare nella catena di montaggio, nella folla, nello scatto fotografico come nelle puntate disperate del giocatore d’azzardo».

Ecco le sue liriche spiazzanti, da quella brevissima Me, We (lucidata e utilizzata spesso nella narrazione da Obama) a «Ho lottato con un alligatore, ho fatto una rissa con una balena, ho ammanettato i fulmini/ e messo in galera i tuoni. Lo sai sono davvero cattivo». Il suo assalto poetico, quasi un presagio del potere alla parola dei rapper (e non a caso the greatest sarà nume supremo delle crew afroamericane, come delle poetesse Toni Morrison e Marianne Moore, che scriverà la nota introduttiva del suo unico disco), può essere visto con le stesse caratteristiche di una boxe fulminea, efficace e potente (con tutte le inevitabili polemiche sulle combine e i colpi «non visti») col suo Ali shuffle, la danza delle gambe a forbice, il suo ballo intorno alle corde del quadrato.

TUTTAVIA LA CIFRA sovversiva della sua forma di vita è la parola, l’infiltrazione linguistica in un lavoro solo manuale e ripetitivo. Il labbro di Louisville in anticipo sperimenta autopromozione e formazione permanente, forme di sfruttamento del lavoro odierno, le forme produttive più avanzate, quella degli operai della parola, l’operatore di call center o il tecnico informatico di Mumbai. Mazzeo cita la centralità del marxiano general intellect, quel sapere sociale generale, una contraddizione del capitalismo che governa le condizioni del processo vitale, superata dall’operaismo che individua nella quantificazione del lavoro linguistico-cognitivo un rafforzamento del dominio del capitale.

COME LA FILOSOFIA operaista abbraccia ogni fenomeno del mondo contemporaneo (non per interpretarlo ma per trasformarlo), così il filosofo boxeur ha fatto entrare la sua nobile arte nel mondo della guerra e della segregazione, accettando il confronto con la realtà postmoderna, anche nella sua fase crepuscolare (fermato dal Parkinson, degenerazione probabilmente aiutata dai 29mila colpi alla testa presi in carriera). La boxe è un’attività che porta al consumo di sé, alla straordinaria dissipazione di Ali, dotato di altruismo sorprendente (che dona le proprie ricchezze e s ’impegna in attività filantropiche), eppure genio irripetibile, un brand assoluto bruciato nel consumo della nostra società dello spettacolo.

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