Il soccorso degli «angeli» alla città in ginocchio
Com'è triste Venezia «Sono a San Trovaso. Ci sono delle signore anziane che ci hanno chiesto aiuto. I negozi vicini sono chiusi. Dove posso andare a fare la spesa per loro?»
Com'è triste Venezia «Sono a San Trovaso. Ci sono delle signore anziane che ci hanno chiesto aiuto. I negozi vicini sono chiusi. Dove posso andare a fare la spesa per loro?»
«Gli angeli della laguna», li hanno chiamati i giornali locali. Sono stati questi angeli i primi a scendere per le calli ed i campi, e a mettersi a disposizione di tutti coloro – e sono tanti in questi giorni a Venezia – che ne avessero bisogno. Sono per lo più giovani o giovanissimi. Studenti medi o universitari. Molti sono residenti. Altri vengono dalla terraferma: Mestre, Marghera o anche da città vicine come Padova e Vicenza. Sono le ragazze e i ragazzi di Fridays for Future: la migliore risposta a quel trauma collettivo che ha colpito la città lagunare che ha improvvisamente scoperto di essere fragile di fronte alla sua stessa laguna, ferita da scavi, cemento e grandi opere, abbandonata e tradita da tutti quei politici che in questi giorni drammatici la usano come palcoscenico per i loro selfie elettorali.
IN QUESTO SCONFORTANTE panorama, tra sirene che risuonano nelle calli e previsioni di marea che si accavallano una sull’altra, sotto il peso di una emergenza di cui ancora non si vede la fine, i veneziani hanno scoperto di possedere un tesoro inestimabile: una generazione di giovani che ha dimostrato sul campo una capacità straordinaria di solidarizzare e di organizzarsi. All’appello che Fridays for Future ha lanciato già nella notte della mareggiata, hanno risposto sino ad ora più di 600 giovani. Il Laboratorio Morion, storico centro sociale di Venezia, ha fatto da cuore e da punto di riferimento alla mobilitazione. Anche quando il suo pavimento è stato coperto da mezzo metro d’acqua. Le pagine Facebook, i canali Instagram e le chat sono gli strumenti con i quali i giovani si sono organizzati. In particolare, il gruppo WhatsUp «FfF Un aiuto per Venezia» è stato, ed è tutt’ora, il cardine degli interventi. «C’è qualche brava anima pia che vada a dare una mano alla galleria Ferruzzi a Dorsoduro? Ieri sono andata ad aiutare con alcuni amici ma oggi sono bloccata qui. Il proprietario è un signore gentilissimo che ha davvero bisogno di aiuto». «Chi può venga a raggiungerci alla scuola per l’infanzia Santa Dorotea, vicino al Ghetto. Bisogna tirar su tutto e recuperare i banchi».
Leggendo i tantissimi messaggi, ne esce un quadro dei danni più preciso di quanto venga comunicato dalla protezione civile. E c’è da piangere. «Oh, ragazzi. Al conservatorio Benedetto Marcello è andato sott’acqua l’archivio. C’erano spartiti originali vergati di pugno da grandi compositori. Noi tiriamo su tutto ma ci vorrà l’intervento di un restauratore in gamba!».
LA LIBRERIA «ACQUA ALTA» era segnalata nelle guide più intelligenti come uno dei luoghi magici della Venezia nascosta. Un labirinto indescrivibile di libri, molti dei quali unici o rari, di disegni, fumetti, giochi e lavori in cartapesta, che sembrava una di quelle porte fatata scritte da Hugo Pratt attraverso le quali si entra in un’altra favola. «Qui è andato tutto a remengo (in dialetto significa “alla malora”. ndr). Ci chiedono di venire con dei sacchi portare via tutti i libri che possiamo.
E il massimo aiuto che possiamo dare in queste condizioni». «Con i sacchi? Ma i libri sono bagnati?». «Di asciutto qui non c’è niente! Il proprietario fa un discorso del tipo salviamo il salvabile».
Molti supermercati in città sono chiusi. Altri hanno gli scaffali mezzi vuoti. Quasi tutti hanno i i banchi frigo chiusi. E la roba sta andando a male. «Sono a San Trovaso. Ci sono delle signore anziane che ci hanno chiesto aiuto. I negozi vicini sono chiusi. Dove posso andare a fare la spesa per loro?». «Mandami una lista di cosa vogliono che glielo porto io. Sono a Sant’Alvise e qui vicino c’è un supermercato aperto. Dì loro però che non c’è tanta roba».
«UN NEGOZIO CHE VENDE per lo più prodotti senza glutine, a tre minuti dalla Fondamente Nuove ha perso tutto e ha messo questo cartello (In allegato c’è una foto con un foglio scritto a matita “Prendi ciò che vuoi, lascia quello che vuoi”.ndr) Anche se poco, per loro è un grande aiuto. E poi non vogliono buttare la merce. Ci sono pizze, pizzette, panzarotti e piatti pronti. Tutta roba buona anche se senza frigo tra un po’ andrà a male». «Fai il pieno di panzarotti e portali al Morion che siamo affamati. Tutti i negozi della calle sono chiusi».
«OCCHIO CHE STASERA è prevista un’altra botta!». «La aspetteremo ai nostri posti e domani torniamo a pulire». «Noi andiamo a Rialto ad appendere uno striscione. Poi raggiungiamo il gruppo della Strada Nova. Va ben l’emergenza, ma sentire tutti ‘sti politici che continuano a farsi i selfie in piazza e continuano a parlare di Mose non se ne può più».
ECCOLI QUA GLI ANGELI della laguna. Domani, quando l’emergenza sarà passato e scenderanno in piazza per difendere la città la sua laguna dalle grandi navi, dallo spopolamento e dalla turistificazione, torneranno ad essere chiamati: «le zecche dei centri sociali».
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