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Il “Sistema” si allarga

Il “Sistema” si allargaErcole Incalza – La Presse

Inchieste La procura di Roma in azione sugli appalti della metro C. Indagati l'assessore capitolino alla mobilità Guido Improta ed Ercola Incalza, che resta a Regina Coeli. Intanto l'Anac di Raffaele Cantone avvia "procedure straordinarie di monitoraggio" sul Padiglione Italia dell'Expo: per i magistrati fiorentini è frutto di un appalto pilotato.

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 25 marzo 2015

Gli effetti deflagranti dell’inchiesta “Sistema” della magistratura fiorentina sono ben lontani dall’esaurimento. Inviati per competenza territoriale a Roma nella tranche che riguarda i lavori, dal costo esorbitante, della metro C, gli accertamenti degli investigatori hanno portato ad indagare per abuso d’ufficio l’assessore capitolino alla mobilità Guido Improta, di Alleanza per l’Italia. Insieme all’ex sottosegretario alle infrastrutture del governo Monti, ed ex capo ufficio legislativo della vicepresidenza del consiglio – su chiamata di Francesco Rutelli – durante il secondo governo Prodi, è finito nel registro degli indagati anche Ercola Incalza. Per il quale non si aprono le porte di Regina Coeli: “Nessuna circostanza nuova – certifica il gip Angelo Pezzuti – è intervenuta a modificare o attenuare il quadro indiziario esistente al momento dell’ordinanza di applicazione della misura (cautelare, ndr). Al contrario, il quadro indiziario si è ulteriormente aggravato”.

La notizia del coinvolgimento di Improta arriva mentre Angelino Alfano, a Porta a Porta, sta dettando le condizioni di un Ncd sempre più in difficoltà al governo Renzi. Il ministro dell’interno prima difende l’ex collega Maurizio Lupi, poi bussa a cassa: “Ncd chiede che il provvedimento sulle intercettazioni in commissione alla Camera arrivi in pole position”. Provocando l’immediata reazione di Raffaele Cantone, che guida l’Autorità nazionale anticorruzione.

Nelle indagini del Ros dei carabinieri però non sono soltanto le intercettazioni a disegnare il quadro corruttivo di enorme gravità segnalato dal gip. Durante la perquisizione della Green Field System di Stefano Perotti, la società utilizzata per i pagamenti delle “consulenze” a Incalza, dietro una fila di libri è stata trovata una busta con circa duemila euro, e soprattutto un appunto dal quale emergono versamenti di decine di migliaia di euro a Incalza e al suo braccio destro Sandro Pacella.

Per la procura è l’ennesima riprova dei rapporti corruttivi fra gli arrestati. E del resto lo stesso Perotti ha ammesso al gip Pezzuti di aver dato incarichi di consulenza a Incalza, che dalla Green Field System ha ricevuto ufficialmente compensi per oltre 600mila euro (da aggiungere al mezzo milione ricevuto dalla Cmc di Ravenna, e ai 250mila euro avuti da Brescia Mobilità). L’ingegner Perotti, che negli anni ha ottenuto le direzioni dei lavori per appalti pubblici del valore di almeno 25 miliardi, ha però negato di essere stato favorito da Incalza nei rapporti con le grandi stazioni appaltanti. Secondo lui era tutto trasparente.

Da parte sua Incalza, interrogato dal gip, è arrivato a negare di aver ricevuto soldi da Perotti o dalle sue società. Una incongruenza rilevante, sottolineata dal giudice. Una delle tante per il potentissimo boiardo di Stato, visto che ad esempio il 6 febbraio scorso l’allora ministro Lupi si rivolgeva a Incalza, che all’epoca non era più il capo della struttura di missione del ministero, perché avvertisse il suo successore Paolo Signorini dell’assenza nella lista delle opere trasmesse al Cipe del progetto superstradale della 106 ionica.

Nel mentre l’Anac di Cantone ha attivato “procedure straordinarie di monitoraggio” sui lavori del Padiglione Italia dell’Expo. Una decisione obbligata, visto che Italiana Costruzioni che ha vinto l’appalto è accusata di turbativa d’asta – indagati fra gli altri i referenti della società Attilio e Luca Navarra e Alessandro Paglia – in quello che per i magistrati fiorentini è stato un appalto pilotato. L’ennesimo.

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