Il sipario del signor Bonaventura
Palcoscenico Nella pigrizia del teatro italiano, questa settimana ha portato qualche bella notizia - la nomina di Binasco allo Stabile di Torino, e un paio di note decisamente stonate
Palcoscenico Nella pigrizia del teatro italiano, questa settimana ha portato qualche bella notizia - la nomina di Binasco allo Stabile di Torino, e un paio di note decisamente stonate
Nella pigrizia ormai quasi «arresa» del teatro italiano, questa settimana ha portato qualche bella notizia con cui consolarsi. Come il fatto che allo Stabile di Torino arrivi la consulenza artistica di Valerio Binasco, che succede in quel ruolo a Mario Martone che ha scelto di terminare l’incarico. Molti temevano che ancora una volta vincesse la burocrazia partitica, e invece la scelta di un nome nuovo, fuori dai soliti giochi e noto solo per la sua bravura di attore e regista, oltre che per le sempre interessanti e non scontate scelte culturali, fa onore al’ente torinese. Come è da registrare positivamente il programma dell’imminente Napoli Teatro Festival, con il quale Ruggero Cappuccio inaugura la sua direzione della manifestazione partenopea, che ormai da troppi anni soffriva dell’assenza di una qualche identità, culturale o festivaliera che fosse.
Ma tra le buone notizie, la più immediata e commovente è la festa che la città dell’Aquila ha tributato a Franca Valeri, grande signora di ogni linguaggio spettacolare e culturale. La laurea honoris causa che quella università le ha attribuito (anche se non è la prima per l’artista), riconosce l’apporto fondamentale da lei dato non solo al teatro, ma al cinema, alla televisione, alla scrittura (ha pubblicato 11 libri, l’ultimo quest’anno), e perfino al linguaggio degli italiani: basti pensare all’idioma della Signorina Snob, o a quello della Signora Cecioni, o di tante altre sue creature, che costituiscono una sorta di summa delle parole troppo leggere, e dei sentimenti troppo pesanti, in cui gli italiani si dibattono da sempre. Senza dimenticare la sua passione per la lirica, e perfino l’espressione del volto in cui l’intero paese potrebbe riconoscersi: la faccia annichilita della capufficio in un film bellissimo di Monicelli, Un eroe dei nostri tempi.
Dove la donna che aveva riposto più che una speranza amorosa in Alberto Sordi, ne scopre il lato cinico e lazzarone. Brava l’università dell’Aquila (e Massimo Fusillo, il docente che ha promosso l’iniziativa), e brava Franca Valeri, che alla vigilia dei 97 anni mantiene lucidità e spirito invidiabili. Poi certo, di fronte alle buone notizie, ci sono quelle «meno buone» di sempre, che col tempo divengono inspiegabili. Come ad esempio la presenza nel decreto governativo di politica economica, del contributo straordinario di due milioni di euro all’Eliseo di Luca Barbareschi, una «elargizione» fuori di ogni canone che era stata censurata e ritirata dal decreto «mille proroghe».
Dove invece, vero e insondabile pozzo di san Patrizio, pare sia passato, nel silenzio generale, il milione a Romaeuropa Festival. La vocina del signor Bonaventura potrebbe gridare dalle quinte: «Presto, sipario!».
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