Il sinodo sulla famiglia, la realtà dei padri
Quali risultati ci si può aspettare dal sinodo che si è aperto ieri? Il Papa nel suo discorso ha ricordato che il Sinodo non è un parlamento, cioè che non […]
Quali risultati ci si può aspettare dal sinodo che si è aperto ieri? Il Papa nel suo discorso ha ricordato che il Sinodo non è un parlamento, cioè che non […]
Quali risultati ci si può aspettare dal sinodo che si è aperto ieri? Il Papa nel suo discorso ha ricordato che il Sinodo non è un parlamento, cioè che non si devono cercare compromessi a tutti i costi. In effetti non sarà facile.
La Relatio che sistematizza il massiccio Instrumentum laboris, il testo che raccoglie tutto il materiale, propende verso una centralità moderata.
Non si cambia nulla, o quasi, e si punta tutto sulla conferma della dottrina, la conversione personale, e molta umanità. Non molto promettente, per le tante attese.
Il cardinale, che ha presentato la Relatio, lo ha confermato con sottile ironia, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda riguardo la dottrina sui divorziati.
Viene ribadita quella classica, nella Relatio, «ma non è un messaggio, è quasi un risultato matematico». Perché, ha argomentato, nella maggioranza del materiale pervenuto ed esaminato, quella è la posizione sostenuta.
Ancora. L’anno scorso i media hanno raccontato il sinodo come lo scontro tra due partiti, conservatori e progressisti. Non è vero, ha detto soavemente il cardinale Bruno Forte, segretario speciale del Sinodo «dall’interno non lo viviamo così». Eppure proprio lui è stato protagonista in sala stampa di precisazioni nette, quando l’arcivescovo di Parigi, il cardinale di Parigi Vingt-Trois, uno dei presidenti delegati, ha detto seccamente che «se siete venuti per assistere a un cambiamento spettacolare, avete sbagliato. La dottrina della Chiesa non cambia». A quel punto Forte ha aggiunto: «Ma il Sinodo non si riunisce per non dire nulla. Non è dottrinale, è pastorale. Il mondo cambia, anche la Chiesa deve cambiare».
Uno scontro o, si potrebbe dire con carità cristiana, una differenza che si è ripetuta poco dopo. A una domanda molto diretta posta da un giornalista irlandese, su come pensano loro, i padri sinodali, di poter parlare di qualcosa che non conoscono nell’età adulta, la vita di famiglia, il cardinale Vingt-Trois ha risposto tagliente. Non si tratta solo della comune essenza umana, ha detto, ma del fatto che loro – i vescovi, si immagina – non sono i portavoce degli individui che vivono nella Chiesa, loro sono portavoce della parola di Dio.
Il cardinale Forte ha ricordato invece l’esperienza pastorale, la prossimità, la vicinanza agli umani come vera fonte di conoscenza. Per una Chiesa accogliente.
Questo è il punto. Riuscirà il Sinodo a dare strumenti a questa Chiesa, per essere meno distante e lontana dalla vita quotidiana? O rimarrà aperto il conflitto tra queste visioni diverse, senza che si trovi una strada?
Un aspetto interessante si è sentito dal Cardinale Erdo, quando ha posto il tema centrale: la sfiducia nelle istituzioni in tutto il mondo, a cominciare dalla famiglia, come risulta dal materiale esaminato, e non si è soffermato su ragioni morali, corruzione dei costumi. Ma ha citato guerre, crisi economica, necessità di lavoro, spostamenti di popolazioni.
Il punto è qui. La realtà, la vita quotidiana. La grande forza di Francesco.
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