Il sindaco di Cerveteri sta con Lucano: «Pronto ad agire come lui»
Intervista Alessio Pascucci con il sindaco di Raice: «Abbiamo il dovere di tutelare persone in pericolo»
Intervista Alessio Pascucci con il sindaco di Raice: «Abbiamo il dovere di tutelare persone in pericolo»
Alessio Pascucci ha 36 anni e dal 2012 è sindaco di Cerveteri, cittadina di quasi 40 mila abitanti a una cinquantina di chilometri a nord di Roma. Guida un giunta civica e di sinistra ed è coordinatore di Italia in Comune, il partito (ci tengono a definirsi così) fondato dall’ex grillino Federico Pizzarotti. Ieri Pascucci ha preso carta e penna per autodenunciarsi e dichiararsi complice di Mimmo Lucano, il suo collega di Riace che da due giorni è agli arresti domiciliari per presunti reati connessi all’accoglienza dei migranti. «Se serve la disobbedienza civile di un sindaco per mettere in pratica la solidarietà e l’accoglienza ci dichiariamo tutti colpevoli e complici», dice Pascucci, che ha una laurea in intelligenza artificiale e ci tiene a definirsi lettore affezionato di questo giornale.
Cosa farebbe se si trovasse nella situazione di Lucano?
Vale un principio fondamentale: quando c’è la difesa della vita in ballo non si può essere cauti. Se dovessi falsificare una carta d’identità per salvare una persona lo farei sicuramente. Lo farei per rispetto ai principi della Costituzione, delle nostre radici e della nostra cultura. Se c’è una ragazza nigeriana che rischia di essere rimandata dove si trova in pericolo e io posso salvarla, devo farlo. In passato, chi ha salvato gli ebrei lo ha fatto violando le leggi che all’epoca erano in vigore. E mi faccia anche dire che non si può paragonare questo tipo di atti illeciti ai 49 milioni di euro che di fatto sono stati condonati alla Lega.
C’è una sproporzione nelle misure adattate contro Lucano?
Conosco Mimmo Lucano e l’eccellente lavoro che ha fatto a Riace. Non sono un giurista, ma posso dire che le misure cautelari nei suoi confronti sia davvero eccessiva: non sussiste né la possibilità che scappi né quella che possa inquinare le prove, tantomeno c’è il rischio che reiteri i reati che gli vengono contestati.
Si tratta di un attacco politico, dunque?
Voglio dire chiaro e tondo che come cittadino italiano mi vergogno quando Matteo Salvini esulta di fronte all’arresto di Lucano, scagliandosi contro quello che notoriamente è un suo avversario politico, visto che lo aveva definito «meno di zero». Sono cose che ricordano il ventennio fascista. Ormai da una persona come Salvini non mi aspetto nulla, ma in generale da un ministro dell’interno pretenderei rispetto per le istituzioni.
In genere i suoi colleghi quando affrontano temi del genere temono di essere impopolari.
Se i mass media e la politica parlano soltanto di immigrazione i cittadini non capiscono più nulla. Vede, a causa dei tagli del governo gli amministratori locali sono costretti a ridimensionare i servizi sociali, l’assistenza ai disabili, le attività quotidiane. E la gente pensa che la colpa è degli immigrati. Non voglio entrare nel merito delle accuse che hanno colpito il sindaco di Riace, la magistratura saprà valutarle. Però spesso noi sindaci siamo il parafulmine di tante cose. Io ad esempio devo rispondere di atti che sono stati compiuti da amministrazioni che erano in carica quando ancora non ero neanche nato.
Cosa risponderà a chi la esorterà ad occuparsi dei problemi della sua comunità invece che alle questioni politiche?
Ovviamente mi interesso dei problemi dei cittadini. Ma qui siamo di fronte ad un’emergenza democratica, non si può più tacere. Significa che siamo minoranza? La gente non ci voterà perché diciamo cose considerate scomode? Combatteremo ugualmente. Quando mi scontro con l’opposizione di destra cito sempre una frase di un intellettuale che a loro dovrebbe essere caro, Ezra Pound. Il quale diceva «Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla o non vale nulla lui».
La citazione è provocatoria, visto che ha chiesto a più riprese lo sgombero della sede di CasaPound
Sono abituato agli attacchi personali. E non ci sto a farmi relegare al ruolo di amministratore. Ho detto fin dalla campagna elettorale a chi mi avrebbe votato che se fossi diventato sindaco non mi sarei occupato soltanto di lampioni. Posso sistemare una strada e ripulirla, ma se quella strada non porta da nessuna parte non serve a niente e a nessuno.
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