Il sindaco del Prc: «Niente panico, ora l’acqua non è più inquinata»
«Ma che s’accontano… L’acqua era inquinata, era…». È su tutte le furie il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta, rifondarolo, ex sindacalista ed ex operaio Montedison. «Sta passando un’informazione sbagliata: sembra […]
«Ma che s’accontano… L’acqua era inquinata, era…». È su tutte le furie il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta, rifondarolo, ex sindacalista ed ex operaio Montedison. «Sta passando un’informazione sbagliata: sembra […]
«Ma che s’accontano… L’acqua era inquinata, era…». È su tutte le furie il sindaco di Bussi, Salvatore Lagatta, rifondarolo, ex sindacalista ed ex operaio Montedison. «Sta passando un’informazione sbagliata: sembra che i cittadini ancora oggi stiano bevendo acqua contaminata. Spieghiamolo bene, non è così. Certa stampa sembra impazzita».
La relazione dell’Istituto superiore di sanità, quella che ha creato il panico e scatenato i media, in effetti riferisce quel che è accaduto fino al 2007. E cioè di scorie tossiche a iosa seppelliti, per decenni, a Bussi sul Tirino, dalle industrie chimiche che si erano insediate sul posto: interrate anche col tacito consenso degli enti pubblici locali, e che hanno «impestato» le falde e sarebbero finite, in minima parte ma sistematicamente, nelle case di centinaia di migliaia di cittadini. Sostanze pericolose e cancerogene che, dai terreni, s’infilavano nei pozzi Sant’Angelo, chiusi, per questo, il 17 settembre di 6 anni e mezzo fa e dai quali veniva prelevata l’acqua immessa nelle condotte idriche.
«Da quel momento – puntualizza Lagatta – la situazione è radicalmente cambiata. Sono stati costruiti i pozzi di Castiglione che prendono acqua a monte del sito industriale. È purissima e buonissima. E’ potabilissima…». E spiega che tutto questo clamore ha fatto inferocire i residenti di Bussi, pronti a querele e denunce. «Noi non siamo quelli che stanno avvelenando o continuando ad avvelenare il territorio – sottolinea Lagatta -. Se è successo, in passato, non si può addebitare a Bussi. Le responsabilità vanno cercate altrove».
Furono Rifondazione comunista, ambientalisti – tra cui il Wwf – e Forum Acqua a denunciare che i pozzi non potevano più essere utilizzati perché «a rischio per la salute». Ci fu – afferma in una nota il Prc Abruzzo – una nostra interrogazione parlamentare, presentata da Maurizio Acerbo, e da lì scaturirono battaglie e campagne di informazione e quindi interventi risolutivi». «Altrimenti – aggiungono Marco Fars, segretario regionale del Prc e Corrado Di Sante, segretario provinciale – staremmo ancora utilizzando quell’acqua. Per anni, di sicuro dal 2004, i vertici di Aca e Ato – enti di gestione del servizio idrico -, hanno negligentemente operato. Sia sul versante della tutela della salute nella prevenzione dei rischi, sia attraverso l’assoluta mancanza di informazione agli utenti. Oggi – proseguono i rappresentanti di Rifondazione – si mettono a tacere i tanti politicanti, coloro che abbiamo battezzato Partito dell’acqua, che hanno dal principio minimizzato la gravità della contaminazione che era in atto».
«Ora l’acqua che va nelle tubature – riprende il sindaco – è di qualità eccellente. E ne approfitto che abbiamo anche una riserva naturale amata dai pescatori e dai canoisti».
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