Il silos di Lamezia uccide il terzo operaio, era emigrato dalla Toscana
Inchiesta e lutto Nelle altre fabbriche della zona neanche un minuto di silenzio. Sit-in Cgil davanti la fabbrica
Inchiesta e lutto Nelle altre fabbriche della zona neanche un minuto di silenzio. Sit-in Cgil davanti la fabbrica
Aveva lasciato la ridente Val di Chiana, e le sue colline ricche di ulivi tra le provincie di Arezzo e Siena, per emigrare 1000 km più a sud. La crisi ha scombinato anche le direttrici dell’emigrazione. Per cercare lavoro ci si sposta anche verso il Mezzogiorno, dalla benestante Toscana alla martoriata Calabria. Ma ad Enrico Amati, da Sinalunga, questo viaggio della speranza è costato la vita. Enrico Amati, operaio, è deceduto ieri all’ospedale di Catanzaro dove era stato ricoverato con ustioni sul 90% del corpo.
Le sue condizioni erano apparse subito gravissime. Tanto che era stato ricoverato a Catanzaro per l’impossibilità di trasportarlo in un centro gradi ustionati. Nell’esplosione del silos della Iisap Biopro di San Pietro Lametino avevano perso la vita altri due operai, Daniele Gasbarrone di Latina e Alessandro Panella di Velletri, entrambi di 32 anni. Sul luogo del drammatico incidente sono intervenuti i tecnici del dipartimento provinciale di Catanzaro dell’Arpacal, che hanno effettuato due procedure tecnico-scientifiche: la prima, riguardante il monitoraggio dell’aria circostante il silos interessato dall’incidente, per verificare la presenza di sostanze chimiche che potessero essere pericolose per chi, in quei momenti, stava prestando soccorso; la seconda operazione dei tecnici Arpacal, invece, è stata quella di prelevare campioni di miscela presente nel serbatoio interessato dall’incidente per verificarne la consistenza. Le operazioni si sono prolungate sino alle 2 di questa notte e oggi sarà trasmesso un apposito report all’autorità giudiziaria inquirente.
Intanto la procura di Lamezia ha iscritto nel registro degli indagati l’ad della Ilsap Biopro. Si tratta, è stato specificato da fonti vicine all’inchiesta, di un atto dovuto per consentire l’esecuzione di alcuni accertamenti quali l’esame esterno sui cadaveri carbonizzati degli operai. Qualora l’esame esterno venga ritenuto sufficiente dai medici legali per le loro ricerche, l’autopsia non sarà disposta. Il dirigente della società è stato sentito per tutta la notte dagli investigatori.
La procura, secondo quanto si è appreso, sta vagliando anche la posizione di altri responsabili della società, che ha la sua sede legale a Latina mentre quella operativa è a Lamezia.
La Cgil di Catanzaro e Lamezia ha organizzato ieri un presidio davanti alla fabbrica con le bandiere listate a lutto: «In casi come questo, il sindacato deve stare a fianco dei lavoratori, e noi oggi lo facciamo con un sit in per un momento silenzioso e di rispetto – dice al manifesto il segretario Giuseppe Valentino – cerchiamo e tentiamo di cambiare le cose ma non è facile quando il silenzio prende il sopravvento. Questa azienda è chiusa nel silenzio assordante mentre le altre continuano a lavorare nell’indifferenza totale. Ciò significa – continua Valentino – che il sacrificio di questi lavoratori passa da subito in secondo piano. Dopo l’incidente, il fumo, e tutto il cordoglio istituzionale si torna ad una strana normalità, dimenticando tutto quello che è successo».
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