Musicalmente questo 2017 si sta trasformando in una splendida corsa del gambero, il cui viaggio a ritroso si ferma inevitabilmente a quarant’anni fa, con sporadiche eccezioni risalenti al 1967. Ma il riferimento è a quel 1977 che produsse tra le tante cose anche molta musica. Non dimenticando che essenzialmente il ‘77 fu spartiacque, di una generazione faticosamente tesa ad uscire dagli anni di piombo e votata a reinventare con altri mezzi quella fantasia che, per pochi anni, aveva acceso le intelligenze di tanti. Ed infine che, curiosamente, quarant’anni dopo si trova a dover lasciare il testimone ad un anniversario che lo soppianterà per mole di celebrazioni: il cinquantennale del ’68.

Dunque questo è il 2017 e in musica il 2018 già si preannuncia pieno di novità: il prossimo 4 marzo Lucio Dalla avrebbe compiuto 75 anni e anche qui giù altre sorprese, la prima delle quali è stata presentata all’Auditorium Sony di Milano con l’uscita della Legacy Edition di Com’è profondo il mare (doppio cd con 7 tracce di versioni live inedite e in vinile) e l’anteprima della prima delle sette puntate di 33 giri – Italian Masters dedicata per l’appunto al disco del ’77 del cantante bolognese (stasera ore 21.15 su Sky Arte). La pubblicazione celebrativa del disco e la coincidenza degli anniversari che scivoleranno via nei prossimi mesi hanno suggerito come i due poli contrassegnati dal ’68 e dal ’77 siano stati, non a caso, i due punti di svolta della carriera di Lucio Dalla.

Il primo consegnò con l’uscita del film I sovversivi dei fratelli Taviani, un artista impegnato e lontano dalle apparizioni sanremesi, mentre il ’77 lo consacrerà tra i nostri maggiori cantautori. Infatti reduce dalla trilogia progettata e realizzata con il poeta Roberto Roversi e chiusasi con Automobili e con non pochi strascichi polemici – ben presto spente dallo stesso poeta che riconobbe, così si dice, la grandezza dei testi di Com’è profondo il mare – Dalla avvertì l’esigenza di voltare pagina e si rifugiò a scrivere alle Tremiti, le isole dell’Adriatico dove costruì il suo buen retiro. Non erano stati anni facili, spesso il successo non arrivava e in concerto erano più lanci di ortaggi ad occupare la scena che a ricevere applausi. Oggi sono solo osanna, allora erano fischi. Ron ricorda con trasporto lo stato di grazia in cui Dalla scrisse quelle otto canzoni che andarono a comporre il disco e come questo incantesimo produsse i due lavori successivi.

Nessuna delle quali fu un riempitivo. Tutte erano pronte per stare lì al loro posto. Titoli come Quale allegria o Disperato erotico stomp divennero elegie per un pubblico sempre più smaliziato. Lo stesso cantante pavese prestò chitarra e pianoforte a quasi tutti i brani: «Allora ascoltavo molto Neil Young, soprattutto ero affascinato da Harvest, la chitarra di Com’è profondo il mare arriva proprio dal modo di suonare di Young». Il sound ipnotico di quella chitarra si eleverà anche al di sopra delle tastiere e sulle stratificazioni sonore e vocali che diventeranno il marchio di fabbrica di Dalla e di un album, a cui sta stretta la definizione di capolavoro.