Il serpente «francese» di Kiyoshi Kurosawa
Maboroshi Nella seconda metà degli anni novanta, in concomitanza allo sbocciare del fenomeno del cosiddetto J-horror, il regista giapponese cominciava ad affacciarsi e a farsi conoscere anche al pubblico internazionale
Maboroshi Nella seconda metà degli anni novanta, in concomitanza allo sbocciare del fenomeno del cosiddetto J-horror, il regista giapponese cominciava ad affacciarsi e a farsi conoscere anche al pubblico internazionale
Nella seconda metà degli anni novanta, in concomitanza allo sbocciare del fenomeno del cosiddetto J-horror, Kiyoshi Kurosawa cominciava ad affacciarsi e a farsi conoscere anche al pubblico internazionale, specialmente attraverso lavori quali Cure e Charisma. La carriera dell’autore giapponese era iniziata il decennio precedente, dapprima con alcuni cortometraggi, poi nella realizzazione di pink eiga (il cinema softcore), per continuare successivamente anche nel mercato del cosiddetto V-Cinema. Il cinema prodotto direttamente per il mercato home video che molto contribuì a dare spazio e a sviluppare le carriere di altri registi giapponesi quali ad esempio Shinji Aoyama o Takashi Miike.
Proprio per il mercato dell’home-video nel 1998, un anno dopo l’uscita del piú famoso Cure, Kurosawa progetta e realizza assieme allo sceneggiatore Hiroshi Takahashi, famoso per la sua collaborazione ai primi due lungometraggi del franchise Ring, due lavori basati su un’idea di partenza comune, quella di un uomo con legami nella malavita che cerca di vendicarsi per l’omicidio della propria figlia.
I DUE FILM, Serpent’s Path e Eyes of the Spider, vengono realizzati con un budget molto limitato, in pieno stile V-Cinema, e con un solo mese a disposizione per filmare entrambi. Il primo film viene scritto da Takahashi, mentre il secondo da Kurosawa stesso e benché la premessa, come scritto, sia comune, i due lavori si sviluppano in modo divergente e si differenziano anche per la diversa tonalità, più astratto, distaccato e violento Serpent’s Path, più innervato di venature di umorismo nero Eyes of the Spider.
I due lavori hanno in comune anche la presenza di uno dei protagonisti, Sho Aikawa, attore che molto ha lavorato con Kurosawa e il cui volto in Giappone, dagli anni novanta in poi, è sinonimo di certo film di yakuza, oltre con Kurosawa, Aikawa ha spesso collaborato anche con Miike.
Per “Le Chemin du Serpent” Kurosawa torna a girare in Francia, paese che lo aveva già ospitato nel 2016 per la coproduzione “The Woman in the Silver Plate”
Secondo quanto riportato di recente da lui stesso, l’attore francese Damien Bonnard (The French Dispatch, Dunkirk, Les Misérables) sarà uno dei protagonisti del remake di Serpent’s Path, titolo francese Le Chemin du Serpent, una coproduzione franco-nipponica diretta dallo stesso Kurosawa, probabilmente in uscita per il prossimo anno e di cui attualmente sono in corso le riprese alle periferie di Parigi. Il lungometraggio arriva dopo tre anni dal suo ultimo lavoro, Wife of a Spy, con cui l’autore giapponese con la collaborazione di Ryusuke Hamaguchi alla sceneggiatura, si aggiudicò il Leone d’argento per la miglior regia al Festival di Venezia del 2020.
PER Le Chemin du Serpent Kurosawa torna a girare in Francia, paese che lo aveva già ospitato nel 2016 per la coproduzione The Woman in the Silver Plate, film dell’orrore che sanciva il debutto del regista giapponese dietro la macchina da presa per un film girato fuori dal Giappone. In parte per il senso di sfida e in parte per le condizioni non eccellenti del cinema giapponese, specialmente per autori interessati a qualcosa di diverso dal già fatto e visto, vedi le scelte fatte recentemente da Hirokazu Kore’eda, nel 2019 Kurosawa aveva deciso di continuare a lavorare in coproduzioni girate fuori dall’arcipelago con To the Ends of the Earth, ambientato in Uzbekistan.
Secondo il produttore di quest’ultimo film, il canadese Jason Gray, il remake a cui Kurosawa sta lavorando sarebbe qualcosa di diverso da un semplice rifacimento in lingua francese del suo film del 1998, ma includerebbe anche dei nuovi elementi che il regista non poté inserire nel lavoro uscito venticinque anni fa per mancanza di tempo e di disponibilità economica.
matteo.boscarol@gmail.com
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