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Il senato raccoglie l’allarme editoria, Palazzo Chigi rassicura

Il senato raccoglie l’allarme editoria, Palazzo Chigi rassicura

Editoria Pluralismo addio: dalle edicole alle radio, settore in crisi. E il governo taglia i rimborsi 2013 e 2014

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 10 dicembre 2014

L’allarme del «manifesto» e delle altre decine di testate non profit e in cooperativa sui fondi editoria è arrivato fino in senato, dove in queste ore è iniziata la discussione sulla legge di stabilità 2015.

Il tempo fugge. E dopo le 32 testate che hanno chiuso (solo negli ultimi due anni), altre 82 testate potrebbero essere costrette a farlo nelle prossime settimane se il governo non assicurerà i rimborsi già previsti per il 2013 e non stanzierà i fondi per questo e gli anni a venire. Un gruppo di parlamentari ha raccolto l’appello di sindacati e associazioni: Luciano Uras (Sel), Francesco Verducci (Pd), Silvana Comaroli (Lega Nord), Mario Dalla Tor (Ncd), Anna Maria Bernini (vicecapogruppo Fi, assente ma favorevole all’iniziativa).

È chiaro però che a Roma tutte le strade portano a Palazzo Chigi. Il governo ufficialmente non si pronuncia ma a quanto si apprende il sottosegretario all’Editoria Luca Lotti sarebbe al lavoro per reperire le risorse e rispettare almeno gli impegni 2013.

Per quanto riguarda il futuro, gli stanziamenti dovrebbero arrivare con emendamenti alla legge di stabilità al Senato dopo che lo stesso governo ha chiesto, alla Camera, di ritirarli rinviando la questione nel passaggio a Palazzo Madama. La situazione è critica in un settore che di un governo ha bisogno: dalle edicole agli editori di carta e radio-tv. Manca da anni una riforma seria e organica del settore.

All’iniziativa nella sala Nassirya del senato hanno partecipato oltre cento persone venute da tutta Italia, insieme ai massimi di rappresentanti di Fnsi, Slc-Cgil, Sinagi-Cgil, Mediacoop, Acic, File, Fisc e Uspi.

«Se non vi è intervento immediato – ha spiegato Vincenzo Vita di Articolo 21, che ha moderato l’incontro-, decine di testate chiuderanno. È una questione tutta politica, non si può contrabbandare per una scelta finanziaria».

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