Il segretario tratti D’Alema almeno come Berlusconi
Richetti, dirigente giovane ed intelligente del Pd, in una intervista sulla Stampa di ieri, dice cose condivisibili e altre, sembra a me, molto meno. Non porre più la questione del […]
Richetti, dirigente giovane ed intelligente del Pd, in una intervista sulla Stampa di ieri, dice cose condivisibili e altre, sembra a me, molto meno. Non porre più la questione del […]
Richetti, dirigente giovane ed intelligente del Pd, in una intervista sulla Stampa di ieri, dice cose condivisibili e altre, sembra a me, molto meno. Non porre più la questione del voto anticipato e tentare di coinvolgere maggiormente i cittadini nel processo di cambiamento sono, infatti, ottimi intenti.
Meno chiaro, invece, è il proposito di superare la dialettica tra maggioranza e minoranza. In che senso? Certamente, la minoranza deve rispettare la netta affermazione di Renzi: ciò significa non indebolire, ostacolare, o peggio sabotare l’azione del segretario. Penso non sia utile a nessuno un controcanto (tutto interno) rispetto alle scelte della maggioranza.
Tuttavia, quanto più si procederà con questo spirito, tanto più è necessario far funzionare gli organismi dirigenti come sede di un confronto vero. Vale a dire: non propagandistico, statico, apodittico. Ognuno dovrebbe avere la fiducia di poter convincere l’altro, che è il “sale” della democrazia, al contrario dei comizi.
In questo senso tornare indietro rispetto al precedente congresso indicando, al di là del valore della persona, un fedelissimo come presidente del partito non mi pare un buon inizio.
Credo che il vero compito della minoranza dovrà essere quello di rivolgersi ai cittadini, alle energie della società, alla cultura, a quella parte di opinione pubblica democratica che è ancora sfiduciata. È urgente creare degli spazi aperti di discussione e decisione dal basso, in grado di attivare l’insieme dei nostri militanti ed elettori e di intrecciarsi con il lavoro di tante importanti forze esterne, come le “officine” del movimento di Pisapia. Così si potrà intrecciare la velocità del comando politico, con qualcosa di più lento, ma per questo più profondo, più partecipato, più duraturo, più pensato e meno virtuale. Troppa velocità, talvolta, nasconde un vuoto di pensiero.
Richetti lancia il cuore oltre l’ostacolo e pensa che il Pd possa superare da solo il 40% dei consensi. Va bene, dunque, il premio di maggioranza alla lista, e non alla coalizione, per chi raggiunge quella soglia. Sarei felicissimo per una simile performance del Pd. Ma, ricordo, che se essa non si dovesse verificare, il cuore non andrebbe oltre l’ostacolo ma dentro un burrone. Infatti, sotto il 40%, isolati e senza rapporti a sinistra, saremmo costretti a governare con Berlusconi: snaturando, di nuovo, qualsiasi processo di cambiamento vero della Repubblica.
Infine; Richetti dice: mai con D’Alema. Questa discussione si protrae in modo stucchevole. Andrebbe archiviata. Inoltre, ho provato sempre un fastidio per gli accanimenti personali, anche quando erano rivolti a Renzi. Sul piano politico, mi accontenteri che D’Alema fosse trattato dalla maggioranza del partito alla stessa stregua di Berlusconi. Infatti, alla domanda secca di Orlando rivolta a Renzi se il Pd sia in grado oggi di escludere nel futuro e in ogni caso un’alleanza con il Cavaliere, il segretario ha risposto che allo stato attuale non si può escludere nulla.
Appunto: ciò dovrebbe valere anche per il movimento dell’articolo 1 e per tutti i suoi dirigenti.
*eurodeputato Pd
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