Il sapere del cuore
Finestre di Orosia Ely abita lontano e oggi, come ogni anno, nel giorno dei morti, porta fiori nel cimitero del paese e passa qui al cohousing a salutarci...
Finestre di Orosia Ely abita lontano e oggi, come ogni anno, nel giorno dei morti, porta fiori nel cimitero del paese e passa qui al cohousing a salutarci...
Ely abita lontano e oggi, come ogni anno, nel giorno dei morti, porta fiori nel cimitero del paese e passa qui al cohousing a salutarci. Si pranza insieme. La tavola, il cibo, il cielo uggioso, la stufa, hanno il gusto caldo dell’autunno. Come va? Subito si alternano commenti sul G20 del 30 e 31 ottobre a Roma: il summit dei grandi della Terra sulle questioni cruciali: pandemia, crisi ambientale, economica e sociale, disuguaglianze. Ernesto è critico sugli effetti positivi dell’incontro. Carlo è fiducioso: «È un passo, uno sforzo comune».
Nervoso il Pier «Fatti e non parole». Luigi lo appoggia «Perché poi i fatti sono che il governo boccia il Ddl Zan: una proposta contro la violenza per motivi di genere, orientamento sessuale, disabilità». Anche Lola scuote la testa: «Solo parole fino a quando le donne non saranno rispettate». Per Ely non si possono affrontare queste questioni senza l’intelligenza del cuore, un cuore vivo. Un cuore vivo? Ci dona un libro di Chandra Candiani, poetessa e traduttrice italiana «Questo immenso non sapere. Conversazioni con alberi, animali e il cuore umano» (Einaudi 2021). Per Candiani il cuore vivo è un sapere del cuore che va coltivato, come l’orto. La scrittrice, ispirandosi alle quattro dimore divine del buddismo, riflette su dimensioni che fondano il sapere del cuore. Sono riflessioni sulla gioia che crea luci impensabili, è contagiosa, abita luoghi teneri e delicati e aiuta a non perdere la propria voce. Sull’abbandono, che può fare molto male, ma può essere anche liberazione, aprire spazi liberi. Sul perdono.
Calandri al perdonare preferisce il riparare: un gesto magnifico, in via di estinzione. Perdonare richiama il dono, riparare richiede il lavoro, con la possibilità di nascere di nuovo, di portare con dignità il passato e guardare al futuro forti delle proprie risorse. Sulla fiducia senza condizioni, per cui quando si sente il vuoto nel cuore non lo si riempie, ma si aspetta che il respiro lo spazzi via, a testimonianza solo di un passaggio transitorio.
Sull’equilibrio, come la capacità di stare come funamboli, con gentilezza amorevole e conoscenza dei propri limiti. «Il sapere del cuore è diventare consapevoli di cosa sentiamo, un modo di guardare e conoscere il mondo. È trasformazione che prepara una rivoluzione irreversibile.» Ely sembra abitare un mondo suo lontano, fatto di sé stessa. Ma lei aggiunge che nel sapere del cuore l’altro, gli altri, sono fondanti: siamo fatti degli altri. E ci legge dal libro: «Qui alla frontiera cadono le foglie, e, benché i vicini siano tutti barbari e tu, tu sia a mille miglia di distanza, sul tavolo ci sono sempre due tazze» ( anonimo della dinastia Tang). E per Ely sulla tavola, a novembre, c’è sempre un piatto per lei, perché l’aspettiamo.
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