Il ritorno di Sarkozy, lupo che fa la vittima
Alla riscossa dell'Eliseo L'ex presidente afferma che torna "per dovere", di fronte al disastro Hollande, che lo ha battuto nel 2012 solo grazie a "una litania di menzogne". Intanto Valls rema a Berlino: Merkel "impressionata" dalla riforme promesse in Francia, ma non cede sul rilancio degli investimenti in Europa
Alla riscossa dell'Eliseo L'ex presidente afferma che torna "per dovere", di fronte al disastro Hollande, che lo ha battuto nel 2012 solo grazie a "una litania di menzogne". Intanto Valls rema a Berlino: Merkel "impressionata" dalla riforme promesse in Francia, ma non cede sul rilancio degli investimenti in Europa
Un’intervista di 40 minuti su France2, la prima rete pubblica, domenica sera, per dire tutto il male che pensa della situazione della Francia dopo due anni e mezzo di presidenza Hollande e per spiegare che “per dovere” è obbligato a scendere di nuovo in campo. Nicolas Sarkozy ha fatto il suo grande rientro in politica, ufficialmente puntando a prendere la presidenza dell’Ump a pezzi, ma evidentemente con l’obiettivo di tornare all’Eliseo, per rimettere in ordine il paese sommerso dalle “menzogne” di Hollande (Sarkozy pensa di aver perso “di poco” nel 2012 solo perché ha “detto la verità”, a differenza dell’infido socialista).
In questo clima che si surriscalda sotto i colpi di Sarkozy, ieri, il primo ministro, Manuel Valls, è andato a Canossa da Angela Merkel per spiegare che, anche se la Francia non rientrerà nei parametri del deficit al 3% prima del 2017, il paese si impegna sulla strada di spine della “riforme”. Un programma che Merkel ha definito “impressionante”, per far recuperare “competitività” all’economia francese. Ma nessuna concessione dalla Germania, che aspetta che sia Bruxelles a giudicare: “La Germania ha dimostrato che si può contemporaneamente consolidare le finanze e creare crescita” ha ribadito, sottolineando che questo si può fare “senza soldi supplementari”. La Germania rifiuta alla Francia – e all’Italia – un programma di investimenti pubblici e si limita ad auspicare uno stimolo a quelli privati. Valls a Berlino ha parlato nel vuoto di “ri-orientamento” dell’Europa, dove “bisogna cambiare le cose”.
Per Hollande si apre un periodo più che difficile. I sondaggi confermano l’impopolarità (al 13% di gradimento). L’economia non riparte, la disoccupazione continua a crescere. A Morlaix, in Bretagna – già terra dell’esplosione della rabbia dei Bonnets rouges, i berretti rossi, la scorsa primavera – degli agricoltori hanno preso d’assalto e dato alle fiamme il centro delle imposte, nella notte di venerdì scorso, per protestare, tra l’altro, contro le conseguenze dell’embargo alla Russia sulle esportazioni. Lo sciopero dei piloti di Air France, entrato nella seconda settimana, si fa più duro e potrebbe compromettere l’avvenire della compagnia. Sarkozy scende in campo presentandosi come l’uomo provvidenziale: “Non ho mai visto una rabbia così, una disperazione del genere – ha detto – non voglio che il mio paese sia condannato tra lo spettacolo umiliante che abbiamo oggi e l’isolamento del Fronte nazionale. Non solo ne ho voglia, ma non ho scelta”.
Ma anche per Sarkozy la strada è in salita. Più di sei francesi su dieci non desiderano che sia candidato alle presidenziali del 2017. All’Ump ci sono dei rivali, Fillon Juppé e altri. Nessuno crede che l’ex presidente sia cambiato e abbia abbandonato l’arroganza che ha caratterizzato la sua condotta nei cinque anni all’Eliseo. Per il Ps, Sarkozy è solo mosso dalla “rivalsa” dopo la sconfitta. Per il Parti de Gauche ha solo messo in scena “un grande esercizio di narcisismo” in tv. Per il Fronte nazionale, “dovrebbe guardarsi allo specchio per constatare che è responsabile del suo fallimento”.
Sarkozy, come Berlusconi, gioca la carta della “vittima” di fronte alla giustizia: molte inchieste in corso lo riguardano, molte relative ai finanziamenti occulti della campagna presidenziale e del partito. E attacca: “Se avessi qualcosa da rimproverarmi, perché tornerei?” si chiede con finta ingenuità. Sarkozy sfida Hollande, ma non ha presentato nessuna idea alternativa, a parte riprendere il vecchio progetto di “riformare Schengen” per chiudere un po’ di più le frontiere all’immigrazione e promettere il ricorso ai “referendum” per governare in sintonia con il popolo.
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