Il ristoro alle menti deliranti
In una parola La paura del virus e degli effetti che rischia di produrre chissà per quanto tempo ancora si somma allo scontento per quello che non funziona come dovrebbe, per quanto non è stato fatto bene, per la caotica comunicazione di pareri politici, nazionali e locali, e tecno-scientifici spesso clamorosamente opposti.
In una parola La paura del virus e degli effetti che rischia di produrre chissà per quanto tempo ancora si somma allo scontento per quello che non funziona come dovrebbe, per quanto non è stato fatto bene, per la caotica comunicazione di pareri politici, nazionali e locali, e tecno-scientifici spesso clamorosamente opposti.
Sui dizionari si ritrovano i seduttivi versi di Ugo Foscolo: L’aurea beltade ond’ebbero / ristoro unico ai mali / le nate a delirar menti mortali. La bellezza è quella femminile, incarnata nel volto e nel corpo – sull’avvenenza del quale l’ode volentieri indugia – dell’”amica risanata” Antonietta Fagnani Arese. Simbolo di ogni bellezza e specialmente degli incanti della poesia.
Per dire che la parola ristoro può evocare sentimenti alti e piaceri spirituali così come squisitamente carnali. La nostra geniale burocrazia, o i comunicatori accanto al premier Conte, chissà, avevano forse questo retropensiero più o meno inconscio lanciando il “decreto ristori”, dove si enumerano i contributi destinati alle categorie colpite dalle chiusure, limitazioni di orario ecc. nel tentativo di abbassare il contagio.
La polisemia attraente del termine però non ha trattenuto molti dal manifestare vistosamente il dissenso. Sit in nelle piazze, ma anche vetrine spaccate, oggetti trafugati, cassonetti incendiati. Episodi minoritari di rabbia fuori controllo, provocazioni orchestrate da malintenzionati di professione, o invece sintomi di qualcosa di più profondo che allontana cittadini e cittadine dalla “narrazione” di chi governa?
Non trascurerei quest’ultima ipotesi. Perché il clima è cambiato. La paura del virus e degli effetti che rischia di produrre chissà per quanto tempo ancora si somma allo scontento per quello che non funziona come dovrebbe, per quanto non è stato fatto bene, per la caotica comunicazione di pareri politici, nazionali e locali, e tecno-scientifici spesso clamorosamente opposti. Sì, avremmo bisogno di qualche “ristoro” non solo materiale, ma soprattutto mentale, politico e culturale. Invece ora chiuderanno anche i musei.
E c’è chi, come il presidente della Regione Liguria, ci viene in mente rileggendo il verso del poeta che evoca le nate a delirar menti mortali. Non pago di aver twittato che gli “anziani in gran parte pensionati non sono indispensabili allo sforzo produttivo del paese”, torna in una intervista sul Corriere della sera sul malfatto dando la colpa a un collaboratore che “imparerà, migliorerà”, ma insistendo sulla “sostanza che è chiarissima”.
Toti prima oppone il confinamento a casa degli ultrasettantenni al fatto che “persone giovani e sane” vadano a scuola (non vedo il rapporto tra le due cose), poi si difende dicendo che “non ha senso che in guerra vadano allo stesso modo gli ottantenni come i ventenni”. Scendere a far passeggiare il cane o per comprare il giornale, o il latte, sarebbe come lanciarsi all’attacco balzando dalla trincea tra le granate che esplodono?
Quindi confonde le idee parlando di “bonus taxi” per gli over 75: così non prendono mezzi pubblici. Benissimo! Magari anche un servizio di ristoro a domicilio (immagino gratuito, almeno per le migliaia e migliaia di vecchi con assegni ai minimi sociali) per chi come me, non potrà più andare quasi ogni giorno a fare la spesa per consorte coetanea e spesso nonna 96enne? Ma Toti, che governerebbe la Liguria, lo sa quante anziane e anziani vivono da soli o in coppia?
Altra posizione singolare, stando alle cronache, quella del presidente lombardo Fontana, che si sarebbe opposto a lockdown mirati a Milano e nella sua regione invocando la chiusura in tutto il paese. C’è forse un po’ di senno in queste follie? Ma non vorrei apparire fazioso tralasciando le ultime video-esternazioni del campano De Luca (una agitando la radiografia di un malato, l’altra insultando figlia e mamma scontente della chiusura delle scuole). Ha risposto la signora maltrattata, che lo aveva votato: “Mi rimangerei la scheda”.
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