Il riscatto delle streghe in un fantasy «trattato con realismo»
Serie tv Sul set di «Luna nera», targata Netflix, in uscita nel 2020. Regia di Francesca Comencini, Paola Randi e Susanna Nicchiarelli
Serie tv Sul set di «Luna nera», targata Netflix, in uscita nel 2020. Regia di Francesca Comencini, Paola Randi e Susanna Nicchiarelli
I Immersa in un bosco, la casa delle streghe è invisibile da fuori. Al suo interno – ricreato nello Teatro 13 di Cinecittà – continua la vegetazione della selva circostante, ma spiccano anche le più recenti invenzioni e interessi della scienza nel diciassettesimo secolo aperto dal rogo di Giordano Bruno: planetari, mappamondi, strumenti di studio e osservazione, una wunderkammer piena di conchiglie, coralli e oggetti provenienti dal fondo del mare.
NELLA CASA vivono le protagoniste di Luna nera, la nuova serie Netflix, prodotta da Fandango, che uscirà all’inizio del prossimo anno. Tratta dal romanzo di Tiziana Triana Le città perdute. Luna nera (verrà pubblicato a novembre) la serie tv è un progetto quasi esclusivamente femminile: girata da tre registe – Francesca Comencini, Susanna Nicchiarelli e Paola Randi – scritto da Francesca Manieri e Laura Paolucci insieme all’autrice del romanzo, le scenografie di Paola Comencini, i costumi di Susanna Mastroianni. E tante altre a partire proprio dalle protagoniste, streghe nell’epoca ricordata per l’inquisizione, i roghi, la persecuzione della Chiesa e della società nei confronti di chi, soprattutto donne, non si conformava alla norma, o di coloro che volgendo lo sguardo al cielo avevano «sfidato Dio» rinnegando il geocentrismo. Ade (Antonia Fotaras), Valente (Giada Gagliardi), Persepolis (Adalgisa Manfrida) e le loro compagne hanno però davvero – a differenza delle «streghe» finite sul rogo in tutta Europa – dei poteri magici.
«LUNA NERA» è infatti un fantasy, ma radicato in una accurata ricerca storica come racconta la responsabile di produzione Laura Buffoni, guida nella visita ai set di Cinecittà dove è ambientata parte della serie – le altre location sono principalmente nella Tuscia, dal borgo medievale appartenuto a Balthus, Montecalvello, alla Selva del Lamone. Lo si può osservare nel Teatro 13 dove la «selva magica» incontra i dettagli seicenteschi, o nel backlot dove sorge una piccola e libera ricostruzione del Duomo di Assisi e della stessa città ai tempi di San Francesco, anche se alcune stradine sono diventate quelle di Tunisi per le riprese del nuovo film di Checco Zalone – e la «piazza della chiesa», in parte edificata proprio per Luna nera, è una delle ambientazioni principali della serie, nella quale è la piazza del paese immaginario ai cui margini vivono le streghe. O anche nei costumi, pensati e confezionati da Susanna Mastroianni a partire dai quadri del seicento a cui ha aggiunto elementi – dai «colori particolarmente accesi» alle pettinature fantasiose – che dessero forma alla ribellione delle protagoniste.
«Ci siamo immaginate Luna nera come un maldestro, terroso, realistico fantasy – spiega Francesca Comencini – e abbiamo lavorato pensando che non c’è niente di più magico e pieno di prodigi della realtà, soprattutto le realtà poco raccontate come quelle che riguardano le donne». E, aggiunge Susanna Nicchiarelli, «i poteri delle protagoniste sono un’esaltazione dei poteri che le donne già hanno. Per me era molto importante che non si mostrasse solo la persecuzione, ma anche il riscatto».
LA SFIDA era «trattare il genere con il realismo» dice Paola Randi, alla regia ieri nell’ultimo giorno di riprese di questa terza serie tv italiana targata Netflix. Ma nata da un progetto che, come spiega Domenico Procacci, ha radici più lontane: «Da sempre vediamo nelle produzioni di altre cinematografie un immaginario che in larga parte ci appartiene. Per esempio proprio l’inquisizione, le streghe. Eppure lo ’visitiamo’ molto poco, spesso per mancanza di coraggio, perché c’è troppa concorrenza. Ma già dieci anni fa avevamo incontrato Carlo Ginzburg per un progetto sui benandanti».
E cioè i nemici giurati delle streghe di Luna nera, figure realmente esistite (e studiate proprio da Ginzburg) che nella serie diventano cacciatori di streghe assoldati dalla Chiesa. «La caccia alle streghe – dice Francesca Comencini – è poco raccontata dai libri di storia, tanto che i numeri della strage non sono conosciuti. Ma l’espressione si ripresenta nel corso della Storia ogni volta che una comunità perseguita dei singoli non per qualcosa che hanno fatto, ma per ciò che sono. Nel caso delle donne non per la loro debolezza, ma per la loro forza».
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