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Il referendum sconfisse il partito unico delle privatizzazioni

Il referendum sconfisse il partito unico delle privatizzazioni

Acqua pubblica Il referendum è stato tradito dalle forze politiche di centrosinistra e centrodestra che non hanno proceduto alla ripubblicizzazione dell'acqua la cui gestione continua a essere affidata a spa e multiutilities quotate in borsa. Lo stesso M5S non ha tenuto fede alle sue promesse.

Pubblicato più di 3 anni faEdizione del 12 giugno 2021

Dieci anni fa il referendum segnò una smentita clamorosa delle scelte dei due poli che monopolizzano la politica e la rappresentanza nel nostro paese. Loro da anni portavano avanti le privatizzazioni e si ritrovarono una stragrande maggioranza a favore dell’acquabenecomune. Il movimento era stato una delle incarnazioni della critica al neoliberismo che era uscita amplificata da Genova 2001.

Il treno partito dalle giornate del G8 arrivò all’incontro con la maggioranza del paese in quelle due giornate passando per le piazze (e le parrocchie) dove avevamo raccolto le firme. Non direi che il referendum è stato tradito da una generica politica senza nomi e cognomi. Queste espressioni rischiano sempre di alimentare il qualunquismo.

Il risultato è stato attivamente boicottato dalle forze neoliberiste e in particolare dal PD e dal centrosinistra. La ragione è semplice: queste forze sono state le più convinte sostenitrici delle privatizzazioni e persino gli esponenti ultimamente visti come più a sinistra, come Bersani e D’Alema, ne hanno menato vanto. Questa realtà è stata oscurata in passato dalla necessità della battaglia contro Berlusconi che le ha costrette a far buon viso ai movimenti sociali. È accaduto per l’articolo 18, poi fatto fuori con i governi Monti e Renzi, e per l’acqua.

Già nel 2006 il centrosinistra aveva finto di far propria l’istanza della ripubblicizzazione dopo essere stato l’avanguardia della trasformazione delle municipalizzate in spa e multiutilities a partire dall’Emilia Romagna, laboratorio del neoliberismo consociativo all’italiana, tra la via Emilia e il meeting di Rimini.

Immediatamente emerse la verità. Fui indicato di essere il relatore della legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione dell’acqua su cui avevamo raccolto quasi 500.000 firme. Ero stato fin dall’inizio nel forum in Abruzzo e da neoeletto di Rifondazione ero diventato il coordinatore
dell’intergruppo dei parlamentari per l’acqua. Subito dovemmo fare i conti col fatto che il resto del centrosinistra non si sentiva vincolato a fare andare avanti una proposta che pure era nel voluminoso programma presentato agli elettori. La proposta di legge è ancora in parlamento ripresentata a ogni legislatura e mai approvata.

Il referendum è stato tradito dalle forze politiche di centrosinistra e centrodestra che non hanno proceduto alla ripubblicizzazione dell’acqua la cui gestione continua a essere affidata a spa e multiutilities quotate in borsa. Lo stesso M5S non ha tenuto fede alle sue promesse. Neanche il risultato del referendum ha spinto i partiti neoliberisti di centrodestra e centrosinistra a rivedere la loro posizione. Purtroppo al governo del paese e in parlamento continua a dominare il partito trasversale dei privatizzatori dei servizi pubblici che va dalla Meloni al Pd.

Il PNRR di Draghi invece di finanziare la ripubblicizzazione va nella direzione opposta. Neanche il no al nucleare è al sicuro perché il ministro alla
finzione ecologica Cingolani sta cercando di riproporlo. È bene ricordare ricordare una grande vittoria popolare che bloccò le privatizzazioni forzate e accelerate di tutti i servizi pubblici, soprattutto per rilanciare la lotta visto il fallimento del “riformismo” neoliberista degli anni ‘90.

Come Rifondazione Comunista partecipammo dall’inizio al movimento per l’acqua e fummo determinanti nella raccolta delle firme. Oggi siamo molto più deboli ma continuiamo a pensare che si debba creare uno schieramento politico antiliberista alternativo a tutti i poli esistenti. Invece di rassegnarsi al meno peggio (che non sempre è tale) si dovrebbe lavorare su una proposta di alternativa che possa diventare maggioritaria nel paese come lo furono i quesiti referendari. Vale per i beni comuni come per i diritti del lavoro, l’ambiente, il disarmo, il rilancio del pubblico, i diritti dei migranti. Non sta scritto da nessuna parte che vincano sempre i più ricchi e potenti.

*Segretario nazionale di Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

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