Il racconto collettivo di una generazione
Narrativa italiana «Animali notturni» di Carlotta Vagnoli, per Einaudi
Narrativa italiana «Animali notturni» di Carlotta Vagnoli, per Einaudi
Sorella minore di una generazione, quella che fu al G8 di Genova 2001, Carlotta Vagnoli racconta con inesauribile forza (e non poca rabbia) il tempo di chi fu definito millennial e che visse l’inizio del nuovo secolo, soprattutto in Italia, all’interno di una bolla in cui l’ottimismo berlusconiano assumeva il profilo obbligato di una dose inesauribile di rassegnazione. Animali notturni (Einaudi, pp. 168, euro 16,50) nasce da una chiacchiera e dall’ansia di un ricordo che ha l’urgenza di divenire racconto e denuncia e, come spesso accade con l’autrice, in una forma di meravigliato rumore. Quello che doveva essere probabilmente un saggio ha assunto così la fisionomia di un esordio romanzesco, frutto proprio di quel rumore che Vagnoli sa diffondere, quasi naturalmente, trasformando la paura e la solitudine in qualcosa di non più individuale.
IL LIBRO HA LA DENSITÀ di una denuncia politica, ma anche la grazia del racconto collettivo di un’amicizia, di un gruppo di «animali notturni» nel pieno dei loro vent’anni. Ad aprire le prime pagine è una tragedia. I conti si fanno subito, ma soprattutto restano aperti come ferite che accompagnano i protagonisti in un’infinita analisi di sé stessi e del mondo in cui vorrebbero vivere. Il cuore di tutto è Milano quando ancora il capoluogo lombardo era in grado di attrarre e non solo «usare» i giovani provinciali provenienti da tutto il paese. La rabbia allora si mischiava a una forma di curiosità ossessiva.
LA NOTTE COSÌ diventa il cuore degli eventi e dei discorsi tirati all’alba. L’alcol circola abbondantemente, è forse la prima generazione a farne un uso massiccio. Animali notturni è la cronaca emotiva di un dolore mai del tutto risolto. La scrittrice va oltre la denuncia e descrive cosa ha significato essere giovani in anni che appaiono oggi rimossi, anche con la santificazione trasversale di Berlusconi e, soprattutto, della sua impronta culturale.
VAGNOLI NARRA del proprio corpo e di quello di una generazione, di uno sdegno che fu talmente compresso da esplodere in maniera quasi esclusivamente autolesionista e che, dopo Genova, scontò la delusione e il tradimento di una primavera che fu poi di sangue e non di liberazione. Quello che resta è però una consapevolezza, anche romantica, dell’esistere e della necessità di un fare che sia finalmente compreso e comune. Animali notturni è il romanzo di un tempo, il nostro, alla disperata ricerca di un mondo nuovo i cui confini non siano più dettati da categorie logore e prive di ogni reale significato.
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