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Il Quirinale spinge Conte in parlamento

Il Quirinale spinge Conte in parlamentoAlla camera – LaPresse

Governo Giovedì informativa, senza voto, alla camera e al senato. Problemi per l'accesso in aula di tutti i parlamentari. Il centrodestra preme per una convocazione permanente delle camere, Renzi vuole allargare le audizioni sul Cura Italia

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 24 marzo 2020

Ci sono anche le critiche della stampa per l’ennesima comunicazione notturna senza contraddittorio, e la confusione delle ordinanze che si inseguono e si smentiscono, dietro la scelta di Conte di andare finalmente a riferire alle camere sulla gestione dell’emergenza. Ma c’è soprattutto la moral suasion del presidente della Repubblica che da giorni segnala di essere molto attento a che il parlamento non perda almeno il suo ruolo di controllore dell’esecutivo. Quello di legislatore è ormai tutto in mano al governo, anche comprensibilmente viste le drammatiche urgenze, ma la sequela di atti normativi secondari che sfuggono alla verifica del parlamento e del Quirinale ha preso una piega che molti costituzionalisti considerano eccessiva. Mentre già nuovi Dpcm si annunciano, oggi.

Conte interverrà alla camera giovedì mattina, nel pomeriggio sarà invece al senato. Si tratterà di due informative, per cui ci saranno discussioni ma non votazioni. Domani intanto è convocata l’aula di Montecitorio, appuntamento già in calendario dopo due settimane di stop ai lavori. Sarà dedicato interamente al question time sul coronavirus, con una formula allargata per consentire più di una domanda a ogni gruppo. Le presenze in aula saranno limitate agli interroganti e a pochi altri, maggiori problemi per tenere sotto controllo i rischi di contagio ci saranno nelle sedute plenarie di giovedì. La conferenza dei capigruppo della camera se ne occuperà oggi, dovendo decidere anche su come consentire il voto dell’aula sul decreto “Cura Italia”. Dopo un incontro in videoconferenza la settimana scorsa, i capigruppo stasera si vedranno di persona anche se a debita distanza.

Lega e Fratelli d’Italia insistono perché il parlamento sia convocato a oltranza. Come un gabinetto di crisi, spiega Meloni. Forza Italia non si distingue, salvo nel chiedere che prima però tutti i parlamentari siano sottoposti a tampone. Le preoccupazioni per la salute sono effettivamente prevalenti. Sia a Montecitorio che a palazzo Madama le commissioni quando possibile lavoreranno nell’aula, in modo da aver spazi ampi. Le assenze rischieranno di far saltare le proporzioni tra i gruppi e tra maggioranza e opposizione. Non solo per le positività e le quarantene dei parlamentari, ma anche per le difficoltà nei trasporti. Si farà ampio ricorso alle sostituzioni, ma ci sono passaggi in cui sarà più difficile firmare un accordo tra gentiluomini. Il più ravvicinato è il voto finale della camera l’ultimo giorno di marzo su una questione che non c’entra con l’emergenza, il taglio del cuneo fiscale. Quanto al decretone in cui si è trasformato il “Cura Italia” con l’aggiunta di tre decreti precedenti (sanità, giustizia, aiuti alle famiglie), in queste circostanze e avendo escluso il voto a distanza l’opposizione potrebbe tenere sulla corda la maggioranza. Che ha due sole vie d’uscita, opposte: o la fiducia da raccogliere voto per voto, soffocando in questo modo ogni possibile anelito collaborativo, o venire incontro alle richieste del centrodestra per un nuovo voto all’unanimità

Oggi l’audizione del ministro Gualtieri davanti alle commissioni bilancio di camera e senato non si terrà né alla camera né al senato ma in teleconferenza con due aule dei palazzi. Potrebbe non essere l’unica, visto che a incalzare e a chiedere modifiche non c’è solo l’opposizione. Renzi, neo paladino di un parlamento che ha maltrattato in più di una occasione, chiede di allargare il quadro ad altri ministri: Speranza sul mascherina-gate e Azzolina sui calendari scolastici. E poi vuole che il senato chiami anche il presidente della Consob e il capo dell’amministrazione penitenziaria. Sempre che si siano abbastanza parlamentari ad ascoltarli. Per Berlusconi andrebbero esentati gli ultra 65enni. Tra camera e senato sono 130.

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