Internazionale

Il Qatar mette alla porta Hamas

Il Qatar mette alla porta Hamas/var/www/ilmanifesto/data/wordpress/wp content/uploads/2015/01/06/07est1f01mashal

Medio Oriente Khaled Mashaal, leader politico del movimento islamico palestinese, costretto a cercarsi una nuova base, forse in Turchia o a Tehran. Hamas paga anche il miglioramento dei rapporti tra Doha e l'Egitto di Abdel Fattah al Sisi impegnato a reprimere i Fratelli Musulmani

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 7 gennaio 2015
Michele GiorgioGERUSALEMME

Il ricompattarsi delle petromonarchie e il recente riavvicinamento tra il Qatar, sponsor principale dei Fratelli Musulmani, e l’Egitto golpista di Abdel Fattah al Sisi, sta per fare una vittima eccellente. L’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad Al Thani, avrebbe ordinato a Khaled Mashaal, capo dell’ufficio politico di Hamas, di lasciare al più presto Doha dove si era trasferito tra il 2011 e il 2012 dopo l’opportunistica decisione del movimento islamico palestinese di lasciare Damasco e di mettere fine alla lunga alleanza con la Siria. Il condizionale è d’obbligo perchè Hamas ha smentito con forza queste notizie. «Queste voci non hanno alcun fondamento, il fratello Khaled Mashaal non sta lasciando Doha», ha protestato Izzat Rishq, braccio destro di Mashaal. A Gaza invece tendono a confermare la notizia. Mashaal, hanno detto al manifesto fonti giornalistiche locali, sta cercando una nuova base nella regione.

 

Non è detto però che il capo politico di Hamas se ne vada in Turchia come riferiva ieri qualche agenzia. Pesano le pressioni dietro le quinte di Israele. Il leader turco Erdogan non sembra avere interesse ad alimentare lo scontro con il premier israeliano Netanyahu. Mashaal alla fine potrebbe finire a Tehran, proprio tra gli sciiti dai quali aveva preso le distanze per compiacere i suoi padrini sunniti del Golfo che gli avevano promesso finanziamenti per centinaia di milioni di dollari e di trasformare Gaza in un emirato. Fallito, anche per l’ascesa dello Stato Islamico con targa salafita, il progetto dei Fratelli Musulmani di diventare la forza islamista egemone, la direzione politica di Hamas, ormai isolata a Gaza, ha incaricato l’ultimo dei fondatori del movimento ancora in vita, Mahmud Zahar, di ricucire i rapporti con l’Iran. Compito che per Zahar ha rappresentato una rivincita su Mashaal che lo aveva fatto escludere da ogni posizione ai vertici di Hamas per la sua netta opposizione all’abbandono di Damasco.

 

Hamas paga anche per il recente riavvicinamento tra il Qatar e l’Egitto. Uno sviluppo che potrebbe significare anche la fine del finanziamento del movimento islamico da parte di Doha, in nome di buoni rapporti con il presidente egiziano al Sisi impegnato in una dura repressione contro i Fratelli Musulmani, di cui Hamas è il ramo palestinese. Il mese scorso sono girate voci sul taglio dei fondi qatarioti, però smentite a Gaza. Dopo aver riallacciato le relazioni diplomatiche con i petromonarchi dell’Arabia saudita e del Bahrain, furiosi per il sostegno di Doha alla nemica Fratellanza islamica, il Qatar è stato spinto dai paesi del Golfo a cambiare atteggiamento anche verso l’Egitto, uno degli Stati sunniti di primo piano. E durante una riunione del Consiglio di cooperazione del Golfo, i petromonarchi hanno firmato un accordo per unificare la loro politica, che include il pieno sostegno (anche economico) al regime di al-Sisi. L’emiro Tamim bin Hamad Al Thani non ha potuto far altro che allinearsi ai “fratelli” del Golfo e raffreddare i rapporti con Hamas e i Fratelli Musulmani che, con donazioni per centinaia di milioni di dollari, aveva stretto suo padre Hamad nella regione.

 

Festeggia in queste ore anche Israele. Il ministero degli esteri ha pubblicato ieri una nota in cui si vanta d’aver agito dietro le quinte per convincere il Qatar ad espellere Mashaal. Doha resta in silenzio, non conferma ma l’intervento di Tel Aviv nella vicenda non pare solo propaganda. D’altronde il governo Netanyahu non manca occasione per ripetere che Israele rappresenta uno scudo protettivo per la Giordania, l’Arabia saudita e altri Paesi arabi “moderati” e sta provando ad intensificare i contatti nel Golfo. Lo provano indirettamente anche le recenti “visite personali” alla Spianata delle moschee di Gerusalemme di rappresentanti religiosi e politici del Kuwait e dell’Arabia saudita (una “agenzia di viaggi” di Kuwait city si prepara ad offrire viaggi ai luoghi santi islamici di Gerusalemme, omettendo naturalmente che sono sotto il controllo di Israele). Nelle settimane passate si era parlato inoltre di un misterioso aereo di linea parcheggiato all’aeroporto “Ben Gurion” che collegherebbe settimanalmente Tel Aviv agli Emirati.

ABBONAMENTI

Passa dalla parte del torto.

Sostieni l’informazione libera e senza padroni.
Leggi senza limiti il manifesto su sito e app in anteprima dalla mezzanotte. E tutti i servizi della membership sono inclusi.



I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento