Europa

Il puzzle delle nomine, con la testa alla Bce

Il puzzle delle nomine, con la testa alla BceMargrethe Vestager, in basso Manfred Weber – Afp

Consiglio europeo Se non uscirà questa sera il nome del prossimo presidente della Commissione, c’è tempo almeno fino al 16 luglio. Weber potrebbe non farcela, si fa strada la danese Vestager. Ma il piatto forte è la successione a Mario Draghi, che avverrà in autunno

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 20 giugno 2019

Oggi potrebbe essere il gran giorno delle scelte per alcuni top jobs dell’Unione europea. Ma non è la data-limite: se al Consiglio europeo di oggi e domani i 28 capi di stato e di governo non troveranno un accordo definitivo, c’è ancora tempo, almeno fino al 16 luglio, giorno della seconda convocazione del nuovo parlamento europeo. Per conservare un margine di manovra più ampio, un Consiglio straordinario potrà essere convocato forse il 30 giugno, cioè prima del 2 luglio, giorno dell’inaugurazione del nuovo Parlamento europeo, che in quella data voterà per il proprio presidente (togliendo così una pedina dal “pacchetto” dei top jobs e privando così i capi di stato e di governo di un elemento del puzzle).

Questa sera sera, dopo la cena, potrebbe venire rivelata la scelta dei 28 almeno sul nome del prossimo presidente della Commissione (poi, per Mr o Mrs Pesc e per il presidente del Consiglio i tempi saranno veloci, una volta superato il principale scoglio della successione a Jean-Claude Juncker). Il presidente del Consiglio, Donald Tusk, auspica un «summit utile». La combinazione non è facile, più difficile che nel 2014, quando è stato adottato per la prima vola il metodo dello Spitzenkandidat e la scelta di Juncker è stata per così dire automatica (anche se due paesi, Gran Bretagna e Ungheria, avevano votato contro). Bisognerà trovare un equilibrio, prima di tutto di appartenenza politica, ma anche di genere e geografica, e dovrà essere una personalità di un certo peso, per poter attuare l’Agenda strategica della Ue per i prossimi 5 anni. Il prescelto dal Consiglio dovrà poi passare l’esame del voto dell’Europarlamento, assieme a tutta la nuova Commissione (la Ue ha strutture democratiche, malgrado quello che raccontano i suoi detrattori). Nella testa di tutti c’è la Bce, ma il successore di Draghi sarà scelto in autunno.

Oggi, la prima mossa del Consiglio, secondo i desiderata di numerosi paesi – Francia in testa – sarà di bypassare il meccanismo dello Spitzenkandidat, che darebbe la vittoria al tedesco Manfred Weber, considerato non all’altezza, anche solo perché non è mai stato ministro (ha fatto tutta la sua carriera politica all’Europarlamento). Molto poco diplomaticamente, la capolista En Marche, Nathalie Loiseau, è arrivata a definirlo un «ectoplasma». I Trattati (art.17) dicono che il Consiglio deve «tener conto» dei risultati delle elezioni europee e il voto è a maggioranza qualificata. Weber è Csu, cioè è nel Ppe, gruppo arrivato in testa alle elezioni europee (ma i conservatori sono meno potenti nel nuovo Parlamento). Al Ppe appartiene anche il francese Michel Barnier, ora negoziatore Ue per il Brexit, personalità aperta che non suscita rigetto da parte S&D e Verdi e che Macron potrebbe sostenere ma deve far digerire il rospo dell’abbandono del tedesco Weber a Angela Merkel.

I risultati delle europee possono essere letti come l’espressione della volontà dei cittadini europei di voltare pagina rispetto al passato e alla divisione del potere tra Ppe e S&D. Si farebbe allora strada il nome della danese Margrethe Vestager, liberale, ora commissaria alla concorrenza, personalità ad un tempo consensuale e forte (è stata il modello della serie tv Borgen), ma che ha l’inconveniente di appartenere a un paese che non è nell’euro. Il Ppe potrebbe portare alla presidenza del Consiglio Dalia Grybauskaite, lituana (donna e dell’est), ma il gruppo di Visegrad non la ama e le preferisce Kristalina Gueorguieva, bulgara e direttrice della Banca Mondiale (però Tusk, polacco, era stato eletto con il voto contrario del suo paese).

È stato anche fatto il nome di Angela Merkel per la presidenza del Consiglio, che comunque è eletto a maggioranza qualificata (per due anni e mezzo, poi c’è – o no – la riconferma). Gira anche il nome dell’ex prima ministra danese, Hella Thorning Schmidt. L’olandese Frans Timmermans, socialdemocratico, che corre anche per la presidenza della Commissione, potrebbe venire scelto per succedere a Federica Mogherini, come Mr.Pesc, politica estera e di difesa che nei prossimi 5 anni è destinata a prendere importanza, vista la distanza crescente con gli Usa. Sul quarto top job – la presidenza dell’Europarlamento – il Consiglio non ha ufficialmente voce in capitolo (anche se le trattative sono ad ampio raggio in queste ore): la carica potrebbe andare ai Verdi (la tedesca Ska Keller) o al liberale Guy Verhofstadt oppure potrebbe atterrare qui Manfred Weber.

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